6. Occhi colpevoli

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Steve camminava piano dietro Bucky, con le mani nelle tasche del suo cappotto nero

Si sentiva teso, il pensiero che stesse accompagnando Bucky nella sua stanza lo faceva agitare, contava molto sul suo autocontrollo, altrimenti bastava davvero poco e si sarebbe potuto ritrovare con l'altro oltre la porta della sua camera e Dio solo sa a fare chissà cosa.

Steve scrutò silenziosamente Bucky, poteva avvertire la tensione che emanava il suo corpo, mentre muoveva le gambe in modo automatico

Si trovavano nel dormitorio degli studenti, percorrevano un lungo corridoio, era deserto, Bucky si fermò davanti all'ultima porta, in fondo

Steve lanciò un'occhiata veloce al numero della stanza (73) e lo memorizzò istantaneamente, poi rivolse tutta la sua attenzione verso Bucky, il quale si era voltato verso di lui, dando le spalle alla porta

«Siamo arrivati»

Bucky aveva le guance molto arrossate, questo fece sorridere Steve ed annuì «D'accordo. Adesso vuoi dirmi cosa c'è che non va?»

Bucky si morse per l'ennesima volta l'interno della sua guancia, cercando di non pensare a quanto il profumo dell'altro lo stesse facendo agitare e sospirò «Niente, davvero»

«Farò finta di crederci, se non vuoi davvero dirmelo» Steve si grattò la punta del naso, in un gesto di stizza e fece un piccolo passo in avanti, accorciando la distanza che lo separava dall'altro «ma voglio che tu sappia, che io ci sono. Se hai bisogno di qualsiasi cosa, voglio aiutarti»

Bucky avvampò, desiderando solo di gettarsi fra le braccia del suo professore e affondare il viso nel suo collo e stringere così forte la sua schiena, la sua pelle

Si morse il labbro, cercando di reprimere quei pensieri e quel movimento non sfuggì agli occhi di Steve, che si abbassarono proprio sulla sua bocca

Steve inspirò rumorosamente con le narici, per poi poggiare una mano al lato della testa di Bucky, sulla superficie della porta

Il più piccolo arretrò, fino a poggiare la schiena alla porta, era estasiato dalla visione che aveva davanti, si sentiva formicolare dappertutto

«Ah Bucky.. » Steve si leccò le labbra automaticamente e Bucky gliele fissò

«Steve..»

«Il tuo odore sta cambiando ancora»

Bucky ingoiò il groppo che gli si era formato e rispose «D-davvero?»

Steve annuì, inspirando ancora una volta «non so quanto ancora riuscirò a resistere» la luce nei suoi occhi cambiò, l'istinto Alpha stava lentamente avendo la meglio sul raziocinio «È così buono»

Il respiro di Bucky gli si bloccò in gola, nella sua testa era in atto un conflitto, voleva con tutto se stesso abbandonarsi completamente a Steve, ma una piccola parte di sé stava urlando di allontanarsi e chiudersi immediatamente nella sua stanza

Ma la seconda opzione era così inappetibile, e gli sembrava così sbagliata in quel momento..

Steve poggiò anche l'altra mano sulla superficie della porta, circondando così Bucky

Ormai solo una misera manciata di centimetri li separava, Steve quasi avvertiva il respiro agitato dell'altro sulla sua bocca

Sentiva che la ragione lo stava abbandonando pian piano, quasi vedeva sfocato, l'istinto Alpha lo stava sopraffacendo e non era sicuro di volerlo combattere

Aveva Bucky così vicino, così docile e arrendevole, i suoi occhi luccicavano di aspettativa

Una mano di Steve fu su Bucky. Le dita tracciarono leggermente la gola, poteva avvertire sui polpastrelli il battito accelerato, poi salì lungo la mascella, le guance scottanti, per poi sfiorare col pollice le labbra, così invitanti

«Dimmi di smettere» Steve quasi lo sussurrò

Bucky si schiacciò ancora di più contro la porta, di lì a poco le sue gambe avrebbero ceduto, era abbindolato dagli occhi di Steve, un po' più scuri, un po' più famelici

«Steve io non-»
Non voglio che tu smetta. Ma non riuscì a dirlo, perché udì in lontananza delle voci, che pian piano si avvicinavano

Questo mise in allerta Bucky, che si raddrizzò immediatamente, guardò negli occhi Steve, che sembrò non essersi accorto di nulla, aveva la sguardo pieno di qualcosa che non sapeva descrivere

«Steve. Sta arrivando qualcuno» Bucky gli toccò leggermente la guancia e Steve come risvegliatosi da uno stato di ipnosi, si schiarì la voce e staccò la mano dalla porta, "liberando" l'altro

Ma non arretrò, non ancora

Puntò gli occhi in quelli del più piccolo, erano disorientati «Perdonami. Ho perso il controllo»

Fece per alzare di nuovo la mano e sfiorargli il viso, ma la riportò in basso ed arretrò di un passo «Mi dispiace»

Bucky scosse vigorosamente il capo, «N-non devi scusarti» voleva solo che si riavvicinasse, voleva di nuovo avvertire il suo calore, non voleva altro, davvero

Steve lo scrutò in silenzio, sentiva come se una forza lo attirasse a lui, quella poca distanza riacquistata lo stava uccidendo

«Adesso devo.. devo andare» si costrinse a dire

Bucky annuì leggermente, strinse i pugni, conficcandosi le unghie nella pelle per evitare di fare qualcosa e lo guardò solamente, l'altro aveva lo sguardo colpevole

«Vorrei che restassi» Bucky sussurrò, dopodiché si morse la lingua. Non doveva dirlo.

Steve alzò lo sguardo, quasi sorpreso «Lo vorrei anch'io, non immagini quanto»

Infilando le mani in tasca, lo guardò dritto negli occhi per un'ultima volta, poi si voltò

Bucky, poggiato nuovamente alla porta, lo guardava dileguarsi velocemente verso l'uscita

Quando Steve lasciò l'edificio, sentì lo stomaco stringersi in un senso di vuoto, che quasi gli fece mancare l'aria

Be my omega  » stuckyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora