Genesi - Soraya

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Giorno 1.

L' Interpool non aveva lasciato nulla al caso. Ero stata inserita nel plotone sotto la direzione di 𝘖𝘣𝘪𝘦𝘵𝘵𝘪𝘷𝘰 𝘟. Non mi entusiasmava l'idea di stare alle costole di un cadetto, nemmeno quella che sarebbe stato lui a decidere i compiti per me qui, in questo deserto arido e decrepito. 

Ho assecondato l'idea di venire qui con la speranza di riuscire a carpire nuove informazioni per i miei lavori, ma tutte queste macerie, il calore asfissiante, i raggi del sole bollenti che colpiscono la mia pallida pelle nordica non mi vanno proprio a genio. 

Ci accingiamo ad entrare e prendiamo posto in una delle sale studio della base US posta poco fuori la città di Aleppo, seconda fila ultima sedia sulla sinistra. Siamo più o meno sulla trentina, intravedo qualche donna, ma la maggioranza sono uomini. 

Il lavoro di gruppo non è mai stato il mio forte, ho sempre lavorato in compagnia della mia testa e basta, ma questa volta sarà nauseante entrare a contatto con delle menti differenti dalla mia, nessuno di loro è stato mai sottoposto a delle lobotomie psicologiche.

<< 𝐼n 𝑝𝑖𝑒𝑑𝑖!! >> mentre entrarono due soldati anziani che accompagnavano uno più giovane

<< Comodi, grazie  >> il più giovane posizionandosi al centro, con le braccia conserte e guardandosi un po' intorno 

<< Sappiamo perché ognuno di noi è qui  >> iniziò ad assumere una postura più autoritaria e decisa 

<< Mi aspetto disciplina, senso del dovere, ordine da tutti voi  >>   il suo sguardo cercava approvazione in ognuno dei nostri volti

 <<  Vi sarà assegnato un compito oggi e sarà il vostro primo pensiero appena vi sveglierete e l'ultimo di quando andrete a dormire  >>  sentivo qualcuno dietro di me ridacchiare, il discorso del ragazzo non aveva convinto nessuno, in effetti non si era presentato dando per scontato che sapessimo chi fosse solamente dal grado ricoperto. 

<< Vi passeremo dei questionari da compilare e in base alle vostre risposte vedremo dove inserirvi  >> in cui ci veniva chiesto se preferissimo svolgere un ruolo operativo o logistico, decisi qui di mettere un po' di mio e divertimento, senza dubbio operativo.

Alle 18.30 circa entrammo nella mensa e qui a servirci del 'cibo' c'erano delle giovani ragazze siriane, con le quali subito iniziarono ad approcciarsi come dei polpi <<  Ma che belle ragazze abbiamo qui!  >> 

<< Ora si che iniziamo a divertirci  >> alcune cercarono di ignorare, o nemmeno riuscivano a sentire dopo tutto quello che succedeva ogni giorno lì, a pochi km, pensando ai loro cari. 

Altre invece adocchiavano qualche pezzo grosso, magari anche giovane, forte.

Il tavolo era abbastanza capiente, eravamo circa 10 per ogni tavolo, ma quel giorno fu aggiunta una sedia all'estremità destra dove mi ero appena seduta.

  << Stasera ceno con voi  >> all'apparenza poteva sembrare un gesto di solidarietà, ma non era così, era lì pronto a vedere se qualcuno di noi fosse già pronto a mangiare senza aspettare il più alto in grado.

 Aspettammo che si sedette con il vassoio anche lui << Grazie  >> e qui che il nostro tiepido vassoio, si raffreddò e diventò tutto insapore. 

Cercava di mantenersi scostante un po' da tutti, ascoltando i discorsi con la coda dell'occhio, fingendosi disinteressato, la ragazza di fianco mi schiarì i pensieri <<  Magari avessi avuto tutti i suoi oneri, a quest'ora non sarei qui  >> mangiava i bocconi con riluttanza

<< Soraya. Vedo che siamo in due  >> le dissi con una leggera ironia, ma interpretai male

 << Che c'è da ridere?! Lì fuori c'è il massacro, macerie, cibo scaduto, ci comanda uno che ha ancora la bocca sporca di latte materno e lo trovi divertente?! Ei senti non so tu chi sia, ma se io fossi al posto di quello lì, figlio del Capo di Stato delle FFAA sicuramente non sarei qui!  >>

non capii se mi si era chiuso lo stomaco per lo schifo che deglutivo o per la drammatizzazione eccessiva espostami << Carla, piacere, so essere anche socievole quando posso  >> per carità.

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