Obiettivo X

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*(Nella storia alterno il punto di vista di Soraya e quello di Obiettivo X)*

Sin da quando ero bambino mi fu da subito insegnato che dovevo essere il più bravo, il più diligente, il più educato.

 Su di me sentivo molta pressione e questo peso l'ho trascinato da sempre, per tutta la mia infanzia e adolescenza.

 Capisco che per tenere alto il nome della mia famiglia, di mio padre, dovevo anch'io esserne all'altezza, dopotutto se lo meritava per tutto quello che faceva per me. 

I migliori abiti, libri nuovi, vacanze al mare tutti gli anni, in cambio mi chiedeva di dargli il meglio di me in tutti gli ambiti che potevo. 

Non mi sono mai mancate le attenzioni... da parte di nessuno. Ma ad un certo punto iniziai a sentirmi provato da questa monotonia silenziosa e assordante allo stesso tempo. 

Mi arruolai nella migliore accademia militare degli US, non fu difficile passare tutte le prove, tutto sommato rimanevo sempre il 'Figlio Di' e tanto valeva prendermene tutti i meriti.

Non fu facile la vita lì. 

Furono quattro anni terribili rispetto alla favola che ho sempre vissuto a Villa Taylor. La mia routine:

° Sveglia alle 06.00

° Alle 06.20 tutti implotonati sotto ai propri dormitori

Nel frattempo i cadetti anziani controllavano se eravamo tutti in perfetto ordine, se le camicie erano perfettamente tese alla propria figura, se i capelli fossero completamente raccolti alle ragazze e a noi ragazzi controllavano se la barba fosse stata rasata pelo e contropelo. 

Per chi sgarrava ovviamente PUNIZIONE.

° Alle 07.00 orario della colazione

° 07.30 schierati per l'alzabandiera

° 08.00 in aula a seguire le lezioni

° 13.00 pranzo e pausa

° 14.00 ripresa lezioni

° 17.00 fine lezioni

° 18.00 doccia e affari vari

° 19.00 cena

° Dalle 20.00 alle 21.00 studio

° 21.00 tutti implotanati in atrio per parlare deli eventuali ordini del giorno successivo

° 22.00 se siamo stati bravi, SILENZIO ASSOLUTO per dormire

E' chiaro che se anche solo uno del gruppo avesse sgarrato in qualcosa, tutti avremmo pagato allo stesso modo, ora ditemi qual è, secondo voi, il modo migliore d'insegnare lo spirito di corpo in un fredda serata invernale?

I Tenenti che gestivano il mio corso pensarono così di farla pagare ad un ragazzo che aveva osato mangiare la mela con le mani

<< Ma cosa sta facendo ?! Così le hanno insegnato ?! Tutti fuori implotonati e a marciare! Muovetevi! - era la solita frase che utilizzavano per farci marciare tutta la notte sul piazzale bandiera fino a quando non ci vedevano stremati dal freddo e dalla stanchezza, c'era anche qualcuno che sveniva di tanto in tanto.


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Dopo quasi 5 anni eccomi qui nella mia prima missione all'estero, in Siria. Mi hanno affidato l'intero plotone della difesa interna ed esterna all'installazione. Il Comandante di compagnia è il Col. A. Mason, ed io sono il Comandante di Gruppo, il Ten. Ace E. Taylor.

<< E' giusto che ti dica due paroline prima che entri a farti conoscere dai tuoi sottoposti. Ace, gli ufficiali rimangono comandanti, tutti quelli che stanno alle tue dipendenze sono i tuoi subordinati >> mi guardò dritto negli occhi il Colonnello, per assicurarsi che lo stessi capendo

<< No compagni, no amici, no fidanzate, non devono sapere neanche il tuo nome, devono chiamarti solo Tenente o Comandante  >> tra di noi c'era della confidenza, o almeno era lui che ha voluto darmela a tutti i costi, probabilmente conosceva mio padre

<< Ora entra, inizia il discorso e guarda negli occhi di ognuno di loro, devi incutere timore, ognuno di loro ogni giorno uscirà lì fuori e non saprà se ritornerà , non creare in loro false speranze, rendigli questo posto un inferno in modo che quando saranno lì fuori, domani, saranno pronti... >>  rabbrividii a quelle parole, erano severe, quelle di qualcuno che già conosceva la guerra, era stato piu' volte in Afghanistan che alle Maldive.

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Il discorso ai commilitoni fu freddo e sprezzante, evitai di enunciarmi dato che avrebbero dovuto rivolgersi a me con il mio grado, mi mostrai per la persona che tutti vedevano... borioso, diligente e perfezionista, ci tenevo alla cura estetica, barba tutte le mattine e una volta a settimana sistemavo il taglio a doppia sfumatura, anfibi puliti e lucidi e mimetica ordinata.

A mensa tutti avrebbero dovuto aspettare il più alto in grado per iniziare a cenare, dato che questa usanza si iniziava a dimenticarla una volta entrati nei reparti, ho voluto ricordarglielo.

<< Stasera ceno con voi  >> dico al primo tavolo, aggiungendo una sedia, in modo tale che i loro pasti si sarebbero raffreddati nel momento in cui mi sarei seduto. Si sarebbero lamentati di me, alle mie spalle, ma nessuno avrà modo di rivolgermi la parola per nessun motivo.

Nessuno fiatò, tutti con le teste basse nei vassoi, qualcuno nelle vicinanze iniziava a borbottare per il cibo, feci finta di non sentire. Ma infondo al tavolo iniziavo a sentire due voci femminili che parlavano e allora

<< Voi due, in piedi!!  >> mi guardarono incredule, si scambiarono degli sguardi veloci per capire cosa fare, dopo pochi secondi si alzarono, si misero sull'attenti una di fronte all'altra, tutti gli altri avevano smesso di mangiare e guardavano impietriti la scena

<< Quando il comandante vi da un ordine, dovete scattare, non guardarvi in faccia  >> una delle due, aveva i capelli biondi e particolarmente barbie, fece modo di rispondermi

<< Tenente ma no.. >> si girò verso di me, togliendosi dall'attenti

<< Al comandante si risponde solo Comandi! e basta... chi ti ha dato il permesso di girarti?  >> cercava di assumere una posizione sensuale, gli occhietti a cerbiatta impaurita, e questo mi faceva capire di aver fatto centro al mio intento...

ma l'altra, la ragazza dai capelli bruni, non se ne fece proprio, m'ignorò, stava sull'attenti in modo perfetto, sembrava che non respirasse, sguardo vuoto, dritto, pareva fatta di pietra.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Mar 01, 2022 ⏰

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