Capitolo XV

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«Perquisizione fra mezz'ora» aveva urlato Melissa irrompendo in casa Ricci.
Pietro, sentite quelle parole, era balzato in piedi dal divano su cui se ne stava comodamente seduto.
«Che cazz staje ricenn Melì?» le aveva chiesto una volta in piedi, lasciando trasparire la sua agitazione nel suo tono di voce.
«E tu comm o saje?» aveva detto Ciro chiudendo la porta alle spalle di lei, dopo che Melissa era entrata.
«Una soffiata. Ho verificato, stanno già preparando le macchine. C'amma movr, amma ripulì sta casa. Chiamate Don Salvatore!» aveva replicato Melissa con fermezza, impartendo così ordini e disposizioni nella speranza che si concretizzassero il più in fretta possibile.

«Pronto Eduà, passa a casa di Ciro, t'aggia fa vrè na cosa» aveva detto Melissa al telefono dopo aver tempestivamente composto il numero dell'amico, con un tono che lasciava trasparire l'urgenza di quella richiesta.
«Arrivo subito» aveva risposto Edoardo dall'altro lato, comprendendo l'urgenza intrinseca nella richiesta di lei, per poi aggiungere: «È succiess coccosa e grave?»
Ciro a quel punto aveva strappato il telefono dalle mani di Melissa e, parlando attraverso esso, aveva detto: «Eduà vir e t movr, ne parlamm aropp.»
Poi aveva attaccato.

«Allora?» aveva chiesto Ciro guardando Melissa con aria interrogativa.
«Allora mo facimm sparire tutto quello che c'è da fare sparire. Faccim ambress, forza!» aveva risposto lei, continuando così a impartire direttive.
Avere pieno potere su situazioni e persone, avere il comando, impartire ordini, era tutto ciò che la appagava. Il potere era il suo elemento naturale.

«Il giorno in cui sono venuti qui, quando ci hanno sentito litigare, li abbiamo provocati, perciò aspettiamoci queste situazioni con più frequenza» aveva detto Melissa con un sospiro lasciandosi cadere sul divano, quando, qualche minuto dopo, si erano ritrovati in salone, dove avevano portato tutto ciò che nel giro di poco tempo avrebbe dovuto scomparire da lì.
«E non avremo soffiate come quella di oggi ogni volta che si verificherà una situazione del genere» aveva poi aggiunto poggiando la testa all'indietro sul divano, in modo da rivolgere lo sguardo al soffitto.

«Tu m staje ricenn ca song arrivati i sbirri a cas pcché vuje duje ve stivev appiccican e ij nun ne sapev nent?» aveva chiesto Pietro visibilmente alterato, spostando lo sguardo sui due.
«E c sfacimm, pcché ij nun sacc maje chell ca cazz succier ca?» aveva continuato urlando.
«Pietro, nun scassà o cazz. Nun song cos ca t riguardan, papà o sapev e chest è l'importante» aveva replicato Ciro, avvicinandosi al fratello quasi con aria di sfida.
«Nun he a scassà o cazz» aveva infine ribadito, accompagnando le parole con dei colpetti a mano aperta sulla guancia del fratello più grande.

Stava per scoppiare la lite fra i due e Melissa ne era consapevole; si era voltata a guardarli e, quando si era resa conto che Pietro era in procinto di replicare in modo tutt'altro che pacato, era intervenuta rivolgendosi proprio a lui: «Piè assettate ca, vicin a me.»
Aveva dato dei colpetti sul divano vuoto accanto a lei, che avevano accompagnato le sue parole.
Pietro, dopo aver rivolto un ultimo sguardo torvo al fratello, lasciando intendere che la loro discussione non sarebbe terminata in quel modo, aveva assecondato Melissa e le si era seduto accanto, voltandosi a osservarla.
«Tien ragiun, Piè, tien ragiun. Non era qualcosa di rilevante, per questo non si è pensato a dirtelo. A prossima vot ca succier coccosa, qualsiasi cosa, t'o veng a ricr ij personalmente» lo aveva rassicurato lei, guardandolo negli occhi a sua volta.

Era psicologicamente stanca, lo si intuiva dal suo modo di parlare, dalle sue movenze, dallo sguardo vacuo.
Pietro le aveva sollevato una mano e gliel'aveva stretta, facendo in modo che i loro pollici si sovrapponessero, e l'aveva guardata negli occhi con fermezza, nel tentativo di trasmetterle un po' di forza.
In risposta Melissa gli aveva rivolto un sorriso, un sorriso che era stanco e spento proprio come lei.

Ciro era rimasto a osservare la scena con astio, a pugni stretti, senza proferire parola. Quella vicinanza lo infastidiva, le attenzioni che lei aveva per lui e, analogamente, il modo in cui si sentiva ignorato da lei lo infastidivano, non sentirla vicina lo infastidiva.
Non sentirla vicina era la sensazione peggiore che avesse mai percepito, era come non sentire più niente, una sensazione che annullava tutte le altre sensazioni.
Sapeva bene che tra lei e suo fratello non c'era niente di sentimentale e che non ci sarebbe mai potuto essere, che a legarli ormai era un bene fraterno, ma questo non aveva impedito a quella sensazione di fastidio di prendere il sopravvento su di lui, non aveva represso il rancore verso quella vicinanza, la gelosia causata dal vederla prendere le parti di lui e non le proprie.
Gelosia.
Era geloso di lei, avrebbe voluto che lei lo difendesse sempre, l'avrebbe voluta sempre accanto, unica costante che desiderava, ma lei gli appariva distante.

Comm a na pistola - Ciro RicciDove le storie prendono vita. Scoprilo ora