Capitolo II

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Il secondo incontro tra Ciro e Melissa era stato caratterizzato dal sangue.
In una sera di novembre Don Salvatore aveva chiesto a lei di affiancare Ciro nella risoluzione di un affare. Melissa aveva come la sensazione che Ciro avrebbe introdotto ulteriori guai nella sua vita, ma gli affari erano affari e lei non avrebbe mai rifiutato un incarico di Don Salvatore.
Qualche ora dopo che l'ordine le era stato impartito, lei era arrivata sotto casa Ricci, dove Ciro la attendeva.
«Maro comm sta frisc cu sta tuta niura» aveva esordito lui, salutandola.
«'E vist?» aveva risposto lei, seria e sbrigativa, «pijiam o miezz mij, guido ij.»
Ma Ciro era già sul suo motorino, pronto a partire.
«Saglie ca ngopp e nun scassà o cazz»
«Vabbuò ja, basta che ci muoviamo» aveva detto lei annoiata, salendo sul motorino.
«T può tené a me» le aveva detto lui, ma lei aveva replicato: «Non c'è bisogno, grazie.»

«Bene guagliù, le valigette con la merce sono in macchina; i soldi ce li abbiamo?» aveva detto uno dei tre uomini che si trovavano difronte a Ciro e Melissa.
«Prima vulimm vrè a merce» aveva replicato stizzito Ciro.
Ma Melissa, superandolo con un passo aveva aggiunto: «I soldi arrivano quando noi chiamiamo e diciamo di portarli qua, ma comm ha già ritt iss: prima a merce, pue i sord.»
Ciro l'aveva guardata, consapevole del fatto che Melissa stava bluffando.

L'affare aveva preso una brutta piega nel momento in cui lei si era resa conto del fatto che i loro interlocutori intendevano ricevere i soldi del pagamento e tenersi il carico di droga.
«Cirù, chest vonn i sord senza darci la droga, ne vonn fa fessi» gli aveva sussurrato all'orecchio lei.
«Apriamo il fuoco e soldi e droga ce li prendiamo noi» consigliò Melissa a Ciro. E così fecero.

«Coprimi le spalle!» aveva urlato lei nel tentativo di sovrastare gli spari, mentre avanzava verso i nemici continuando a far fuoco.
«Che cazz faje!?» aveva urlato lui di rimando, preoccupandosi nel vederla avanzare verso il pericolo. Tuttavia le aveva coperto le spalle, mentre lei si trovava tra i nemici. Intuendo le sue intenzioni uno dei tre uomini le si era lanciato contro e aveva iniziato una colluttazione in cui Melissa era riuscita prevalere; aveva sparato in testa a quell'uomo, poi aveva recuperato le valigette con la droga ed era avanzata verso Ciro, sorridendogli in segno di vittoria, ma senza abbassare la guardia. Essendosi impossessata della valigetta, infatti, l'attenzione di uno dei due uomini rimasti si era spostata su di lei, che era stata costretta a ripararsi dai colpi dietro un cassonetto, mentre Ciro la copriva facendo fuoco sull'altro.

Quando lei aveva sentito Ciro gridare, era uscita dal lato opposto del cassonetto e si era resa conto che il compagno era stato ferito a una spalla, aveva visto il sangue che sgorgava dal foro di proiettile, e così, tempestivamente, aveva sparato contro uno dei due uomini, che era così caduto a terra. Ciro intanto, lasciando scoperta la ferita, era riuscito a ferire l'altro uomo.

Melissa aveva aiutato Ciro a salire sul motorino urlandogli: «Saglie ngopp a stu cazz e cos Cirù, jamm fa ambress»; intanto aveva continuato a sparare contro l'ultimo uomo rimasto, coprendo Ciro e permettendogli di salire sul motorino, e ferendo così il nemico a una gamba. Era poi salita anche lei sul motorino con le valigette, aveva messo in moto ed era partita, urlando: «Accirl!!»
E Ciro, con un colpo di pistola, così aveva fatto.

Ora Ciro si teneva a lei, poteva sentire il suo sangue sulla propria schiena e le sue labbra che quasi si poggiavano sul suo collo, mentre sfrecciavano nella fredda notte.
«Staje t magnat picceré» le aveva detto Ciro, quasi sul punto di svenire a causa del sangue che stava perdendo.
Melissa andava il più veloce possibile, non voleva che perdesse i sensi prima di arrivare a casa Ricci, dove un medico avrebbe estratto il proiettile e chiuso il foro da esso provocato.
«Resisti Ciro» aveva detto, quasi pensando ad alta voce. Poi aveva respirato a fondo l'aria gelida della notte ed era stata pervasa dall'adrenalina derivante dagli avvenimenti di poco prima, e aveva così tirato un urlo pieno di gioia, pieno di vita, che aveva lacerato la notte.
«Cirù, ce l'abbiamo fatta, avimm fatt fess nuje a iss!» aveva detto ridendo.
«Sij forte picceré» aveva detto lui stringendola più forte. Poi aveva perso i sensi.

Lei se lo era caricato in spalle e lo aveva riportato a casa. Il medico chiamato da Don Salvatore era arrivato tempestivamente, aveva estratto il proiettile e richiuso il foro. Ciro aveva perso molto sangue, ma era fuori pericolo.

Melissa, dopo aver parlato nel suo studio con  Don Salvatore, il quale si era complimentato con lei, era passata nella camera di Ciro per vedere come stesse.

Ciro non era sveglio, ma lei si era avvicinata al suo letto e, quasi come fosse stata mossa da un istinto involontario, aveva passato il pollice sulle labbra di lui, che in quel momento si era svegliato e, con una smorfia di dolore mista a un sorriso, aveva detto: «Quant si bell picceré.»
Lei, che aveva rapidamente ritratto la mano, aveva replicato dicendo: «Sono anestesia e morfina a parlare. Mo riposati e cerca di riprenderti.»
Ma lui, come ignorando quelle parole, aveva ripreso imperterrito: «Sij bell comm a na pistola.»
A quel punto lei, sorridendo in modo malizioso, aveva risposto: «Allora statt accort, pcché prima o poi t'accir.»

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ecco qui il secondo capitolo! questo capitolo è molto più lungo del primo, ma soprattutto rispetto a quest'ultimo, che era più che altro introduttivo, è molto più spicy e ricco d'azione. spero possa piacervi! in caso fosse così lasciate una stellina. sono curiosa di sapere cosa ne pensate, aspetto i vostri commenti!

Comm a na pistola - Ciro RicciDove le storie prendono vita. Scoprilo ora