Capitolo 3

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" Greta...E' pronta la colazione...! " << Mmmh...>>, si lamentò Greta rigirandosi sotto le coperte. Fu improvvisamente inebriata da un forte odore, che la fece svegliare. Sbagliava o aveva sentito qualcuno chiamarla?? Improvvisamente udì il rumore della porta d'ingresso al piano di sotto, e vide che la camera da letto dove dormiva era aperta. << Malcolm...? >>, disse piano. Scese lentamente dal letto, e ripetè a voce alta: << Malcolm??! >>, ma non ricevette risposta. Allora scese le scale e arrivò in cucina. Era sola. Il suo ragazzo era andato a lavorare. Sull'uscio, si accorse che la maniglia della porta d'ingresso era rotta. << Ahh maledizione! Qui è tutto distrutto! >>, brontolò tra sè e sè. Si voltò, e vide sul tavolo  un piatto con due sandwich e una tazza di latte caldo. Sorrise gioiosa: Malcolm le aveva preparato la colazione prima che se ne andasse! Si sedette e mangiò con gusto. La gravidanza la rendeva affamata! 

Dopo essersi occupata di qualche faccenda domestica, si avvicinò alla finestra e guardò fuori. Il cielo era un po' nuvoloso, ma le previsioni non portavano pioggia. Riflettè. Quante volte ancora Malcolm l'avrebbe lasciata sola in quella casa?? Doveva trovare anche lei qualcosa da fare! Anche se era incinta doveva avere la sua indipendenza! Così sentì il bisogno di uscire da quella prigione dove avevano deciso di abitare, e si avventurò per la strada alla ricerca di qualche fermata per l'autobus. Purtroppo fu tutto inutile: qualsiasi stradina imboccasse, le sembrava di ritornare sempre al punto di partenza! Quella Lincoln Way era terrificante: c'erano solo strade deserte e case distrutte e abbandonate. Sembrava un labirinto! Improvvisamente sentì un fruscìo. Si girò spaventata: si trattava di un cespuglio mosso dal vento...o almeno, così pareva. Avvilita, decise di chiamare un taxi. Aspettò un bel quarto d'ora al freddo, finchè non vide arrivare un'auto verso di lei. << Signorina Evans? E' lei?? >>, chiese il vecchio tassista non appena fermò la macchina davanti alla ragazza. << Sì, grazie, salve! >>, sospirò lei mentre si accomodava sui sedili posteriori. << Dove la porto? >>, domandò lui. << Nel Centro di Pittsburgh! >>, rispose lei. Il tassista strabuzzò gli occhi. << Ma signorina, ci vorrà più di mezz'ora! E' molto distante! >>, esclamò. << Non importa, basta che lei mi porti via da qui! >>, rispose secca Greta. Quello mise in moto senza fiatare. Durante il viaggio, l'uomo chiese sbigottito alla ragazza: << Cosa ci fa una signorina come lei in un posto come Lincoln Way?? E' un'amante della solitudine?? >>. Ci mancava anche il vecchio impiccione! Greta tagliò corto: << Io e il mio ragazzo abbiamo deciso di abitare lì! >>. A quel punto il tassista commentò ironico: << Ahh...proprio un rifugio d'amore !! >>. La ragazza fece una smorfia di fastidio, e non replicò. Caddero in un silenzio imbarazzante, che durò per tutto il viaggio. Nonostante ciò Greta si rilassò guardando fuori dal finestrino.

Non appena arrivò a Pittsburgh, la donna si sentì subito a suo agio. Scese dal taxi e salutò il tassista. Si guardò intorno. Finalmente era nel centro cittadino! Data la forte innovazione che caratterizzava Pittsburgh, Greta pensò che avrebbe trovato i negozi giusti dove poter acquistare qualcosa per la nuova casa, così cominciò lo shopping.

La ragazza si chiedeva ancora come mai Malcolm avesse scelto Lincoln Way, la zona più solitaria e vecchia di tutta la Pennsylvania, visto che il Centro di Pittsburgh era senza dubbio più vivibile! Forse, abituato a lavorare in un piccolo villaggio inglese, in una casa come quella degli Heelshire, non avrebbe mai potuto sopportare il rumore di una metropoli americana! Mentre la ragazza passeggiava, le sembrò di sentire una voce che la chiamava, e si voltò. Non c'era nessuno. Forse si era sbagliata! Poi uno strano negozio attirò la sua attenzione. In vetrina erano esposti dei bambolotti con indosso dei deliziosi vestitini per neonati! Greta sorrise, ed entrò incuriosita: le era venuta la voglia di comprare già qualcosa per il suo bambino, nonostante la sua gravidanza fosse ancora all'inizio! Quando fu dentro, un odore di mobili antichi la avvolse. L'arredamento di quel posto era davvero antiquato! Percepì un certo disagio. Qualcuno la distolse dai suoi pensieri: << Desidera...? >>, era la proprietaria. Si trattava di una donna di una certa età; aveva dei lunghi capelli grigi ricci e un po' scompigliati, dei bizzarri orecchini pendenti, e una camiciola nera larga. << Ehm...cercavo vestiti per bambini...ma forse mi sono sbagliata! >>, balbettò Greta. << Nono venga, forse qui troverà quello che cerca. Mi segua! >>, disse la signora. La ragazza annuì, e la seguì. "Che tipa strana!", pensava. << Questo è un negozio di antiquariato...Collezioniamo, ripariamo e vendiamo bambole antiche. Cuciamo anche vestitini per bambini, volendo! Ecco, le faccio vedere...>>, e così dicendo la donna la portò in una piccola camera illuminata da una luce fioca. Improvvisamente Greta si vide circondata da bambole di svariate epoche e manifatture, ma una in particolare le saltò all'occhio. Un brivido le percorse la schiena. Il suo cuore si fermò per un istante. Cambiò espressione. << Q-Quella...? Da dove l'ha presa...?? >>, chiesa Greta quasi tremando. << Oh! Quella me l'hanno lasciata qui! Doveva essere riparata! Bella, vero? >>, rispose la signora. La giovane notò i segni dei pezzi che erano stati rimessi insieme. Non poteva essere...Quella maledetta bambola...! Ma com'era possibile??! Poi vide qualcosa che colava dall'occhio sinistro del bambolotto...Allora ebbe un flash del suo ultimo sogno: Brahms la guardava, e gli scendeva una lacrima dall'occhio sinistro...! Greta sussultò. << Il bambolotto...piange...?! >>, sussurrò sgomenta. La proprietaria del negozio lo osservò, poi rispose: << Oh nono! E' una goccia di colla! Niente di che...>>. Quella cosa le era già capitata una volta! La ragazza sentì una fitta alla pancia, seguita da un'improvvisa nausea. << Qualcosa non va? >>, chiese la signora. << N-Niente...Mi scusi, mi gira un po' la testa. Devo andare. >>, e così dicendo, Greta uscì dal negozio.

Si era fatto buio. Quando rientrò in casa, cercò di sigillare la porta alle sue spalle. Ansimava. Era spaventata. Telefonò il suo ragazzo. << Malcolm? Ci sei?? Torna subito! >>, gli disse allarmata. Poi raggiunse il salotto e si lasciò andare sulla poltrona.  Non poteva credere ai suoi occhi! Le sembrava un incubo! Corse in bagno, e aprì la fontana della vasca: aveva bisogno di rilassarsi con un bagno caldo, per lavare via i ricordi.




"Greta! Perché?? Perché l'hai fatto, Greta?? Perché hai scelto lui?? Perché, Greta?? Poteva essere nostro figlio...Perché, Greta?

Greta..."

Era sempre quella voce infantile...! La ragazza abbassò la testa, e vide che l'acqua nella quale era immersa si era colorata di rosso. Era sangue. "Mi hai deluso, Greta!", tuonò un'altra voce, maschile. Greta si rese conto che aveva perso il bambino. << NO! >>, urlò. Con le mani cercava di fermare il sangue, ma non c'era più nulla da fare. Pianse disperata.


<< Hey, sono qui, è tutto a posto! Che è successo?? >>, le chiese Malcolm preoccupato mentre la sollevava dalla vasca. La ragazza aprì gli occhi e guardò l'acqua. Non c'era sangue. Non aveva perso il bambino. Era solo un sogno! Si era addormentata nella vasca! << Stavi urlando...>>, le spiegò l'uomo. Allora Greta lo abbracciò: si era spaventata a morte!

La donna raccontò a Malcolm della sua esperienza in quel negozio. << Naa esistono tante bambole simili...Ti sarai confusa! Sei ancora scioccata...Non riesci neanche a dormire! >>, cercò di rassicurarla lui. Ella stette zitta per qualche minuto, poi gli disse: << Comunque, grazie di avermi lasciato la colazione pronta sul tavolo, stamattina! >>, ma lui aggrottò la fronte, e le rispose: << Quale colazione?? >>.









Eccomi qui!! Allora, piaciuto il capitolo?? Cosa ne pensate?? Vi sta piacendo questa storia? Alla prossima!! ;)









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