il culto angelico

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Il culto degli angeli nella chiesa delle origini

Il cristianesimo del periodo apostolico "ereditò un fiorente e in un certo senso problematico culto degli angeli...influenzato da certe pratiche ebraiche eterodosse, così come dalla fede pagana nei messaggeri divini". Vi si oppose San Paolo: "Nessuno v'impedisca di conseguire il premio, compiacendosi in pratiche di poco conto e nella venerazione di angeli, seguendo le proprie pretese, gonfio di vano orgoglio nella sua mente carnale" (Lettera ai Colossesi 2,18). Ancora tre secoli dopo, al sinodo di Laodicea il canone 35 recita: "Non è bene che i cristiani lascino la chiesa di Dio e si abbandonino ad invocare gli angeli e si ritrovino in segrete conventicole, poiché queste cose sono vietate. Se dunque chiunque fosse sorpreso a dedicarsi a questa segreta idolatria, sia anatema, perché egli ha abbandonato Nostro Signore Gesù Cristo e ha abbracciato l'idolatria". Il pericolo di un culto idolatrico e di una sovrapposizione fra le figure dell'arcangelo Michele e di Gesù Cristo, forse particolarmente vivo solo in Frigia e Pisidia, si attenuò col tempo e la Chiesa ortodossa trovò il modo di venerare i sette arcangeli senza ulteriori problemi.

Il culto in occidente nel medioevo e nell'età moderna

In Occidente, invece, nel corso del secolo VIII il culto dovette essere abbandonato per evitare abusi. Nel sinodo di Roma del 745, infatti, papa Zaccaria dovette intervenire contro Adalberto, vescovo di Magdeburgo, che aveva unito in un'unica preghiera il nome dell'arcangelo Michele con quelli di Uriel, Raguel, Simihel e con i completamente sconosciuti Tubuel, Adimis, Tubuas e Sabaoth, da alcuni considerati nomi di demoni. Egli, quindi, proibì ogni culto di angeli diverso dalla venerazione e invocazione dei soli arcangeli "biblici" Michele, Gabriele e Raffaele. Successivamente, essendosi diffusa l'invocazione di Uriele ("Fuoco di Dio") come quarto arcangelo, essa fu esplicitamente proibita nel Concilio di Aquisgrana del 798[8].

I nomi e il culto dei sette arcangeli ricomparvero in Occidente nel 1516, quando il sacerdote Antonio Lo Duca riscoprì le loro immagini nella volta della Cappella Palatina di Palermo, con i loro nomi, i loro motti e i loro attributi, come sopra riportati. Ciò determinò un ampio, ma temporaneo, interesse devozionale, che determinò nel 1523 la fondazione della confraternita dei Sette Arcangeli, a cui aderì anche l'imperatore Carlo V d'Asburgo.

Trasferitosi a Roma nel 1527 il Lo Duca continuò a proporre il culto dei sette arcangeli, per i quali sviluppò anche i testi liturgici. Nel 1561 riuscì a convincere il papa Paolo IV ad avviare la costruzione della Basilica di Santa Maria degli Angeli e dei Martiri, realizzata sulle Terme di Diocleziano seguendo un progetto predisposto da Michelangelo Buonarroti. Pochi anni dopo anche ad Assisi e a Napoli fu avviata la realizzazione di due basiliche analoghe.

Il culto, destinato perlopiù a essere soppiantato dal culto per l'Angelo Custode, si diffuse anche in altre città e nazioni. Ad esempio nella Cappella Metropolita del Duomo di Siracusa, l'attuale Cappella del Crocefisso, ma che sino al XVII secolo era l'abside meridionale, i fedeli avevano l'usanza di offrire ai sette Arcangeli sette monete e collocare sette ceri mentre facevano le loro richieste; curiosamente San Geudiele era invocato affinché non mancasse mai il benessere. La preghiera ai "Sette Arcangeli" è incisa anche su una lapide presso l'altare della Cattedrale di Città del Messico). Il suo testo tradotto in italiano è:

"Oh Signore che creasti gli Angeli e Arcangeli affinché ti servissero e adorassero, e hai dato loro la missione di proteggerci e aiutarci a compiere la Tua volontà, fai che non ci manchi mai la loro protezione, consolazione e il loro aiuto. Allontana con la loro presenza le insidie del nemico e la presenza del maligno. Santi Arcangeli Michele, Gabriele, Raffaele, Uriel, Sealtiel, Jehudiel e Barachiel pregate per me. Amen".

Il culto attuale secondo la chiesa cattolica

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Il culto attuale secondo la chiesa cattolica

Nonostante la parziale diffusione del culto dei sette arcangeli, la chiesa cattolica ha mantenuto la prudenza, che aveva determinato le sue norme medioevali. Esse, infatti, sono state ribadite anche in tempi recenti e sono da ritenersi tuttora in vigore. Nel decreto Litteris Diei del 6 giugno 1992, il magistero pontificio ha chiarito che "è illecito insegnare e utilizzare nozioni sugli angeli e sugli arcangeli, sui loro nomi personali e sulle loro funzioni particolari, al di fuori di ciò che trova diretto riscontro nella Sacra Scrittura; conseguentemente è proibita ogni forma di consacrazione agli angeli ed ogni altra pratica diversa dalle consuetudini del culto ufficiale."

Il Direttorio su Pietà popolare e Liturgia del 2002 al n. 217 dice:

È da riprovare anche l'uso di dare agli Angeli nomi particolari, eccetto Michele, Gabriele e Raffaele che sono contenuti nella Scrittura.

In base a queste disposizioni emanate dalla Santa Sede, è illecito per i fedeli utilizzare nelle preghiere pubbliche e private, nomi di angeli se non solo quelle canonicamente approvate.

Corrispondenza con i giorni della settimana

La corrispondenza, infine, fra arcangeli e giorni della settimana/pianeti è stata stabilita in modo contrastante dagli studiosi delle dottrine cabalistiche ed esoteriche; una soluzione possibile è: Michael= Sole; Gabriel=Luna; Samael=Marte; Raphael=Mercurio; Takiel=Giove; Haniel o Uriel= Venere; Cassiel=Saturno

Corrispondenza con i punti cardinali

Nel "Libro dei Vigilanti", una sezione del Libro di Enoch, IX, quattro angeli, Michele, Gabriele, Suriele (=Raffaele) e Uriele, "guardarono dal cielo e videro il molto sangue che scorreva sulla terra e tutta l'iniquità che si faceva sulla terra" per opera degli angeli ribelli. Dato che il primo punto cardinale per gli ebrei è l'Est, i quattro arcangeli possono essere messi in corrispondenza con i punti cardinali. L'incertezza del verso (orario o antiorario) rende però incerta la corrispondenza di Uriele col Nord o col Sud e di Gabriele col Sud o col Nord.

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