TOTEM

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All'inizio dell'arco di vita di una cellula, essa assume una capacità chiamata "pluripotenza", da cui il nome cellule pluripotenti. La cellula nello stadio di pluripotenza ha la capacità di potersi differenziare in uno specifico tipo di cellula, e quindi prendere più forme diverse.

Assomiglia a qualcosa, vero?

Assomiglia proprio a un bambino. Il futuro uomo, la futura donna o il futuro qualsiasi cosa voglia essere. Siamo tutti stati cellule pluripotenti.
Siamo tutti stati bambini.

È proprio da bambini che veniamo esposti per la prima volta al principale problema esistenziale: "Sei vivo, bene, diventa qualcosa."

Diventa qualcosa... È un bell'ordine del cazzo per un bambino! Ha preso coscienza di sé da quindici secondi e già deve pensare alla vita, lasciatelo respirare!

Però ha senso, dopotutto. Ci sono animali che nascono sapendo camminare, quando noi se ci stanno tre gradi di troppo quando veniamo al mondo, torniamo dritti al Creatore senza passare dal via.
È giusto doversi proiettare nel futuro e decidere cosa fare nel presente.
È un nostro dovere.

A un certo punto, però, ci troviamo davanti a una domanda. Ogni volta. La stessa cazzo di domanda: "E ora, che si fa?"

Eh... Che si fa...? Che cazzo ne so?!

È così che mi viene da rispondere nell'immediato, perché ammettiamolo, tutti tentenniamo nei primi attimi di sta domanda.
Ed è una domanda legittima perché qualcosa lo si deve fare; quindi, manco ti puoi incazzare per sta domanda. Così sono nate le bestemmie.

E allora tu ci pensi, a che cosa farai.

Ci pensi e ti imponi di trovare una risposta, valuti quello che hai, quello che puoi avere.

Ed eccoti al secondo anno delle medie, fresco del tuo primo voto negativo in matematica, un cinque poi, nemmeno tanto grave.

Cazzo, ho preso cinque. Questa materia solitamente mi piace, ma forse non mi piace poi così come pensavo...

Un pensiero, abbastanza impulsivo e senza alcun ragionamento alla base. Sì, dai, solo un pensiero.
Che lì rimane però.

Passa un attimo e sei al liceo, già al terzo anno, "Quello più difficile...", dicono.
Stronzate. Il quarto è peggio.

Della lezione di inglese non te ne frega un cazzo, tanto quella manco lo sa parlare. Sei concentrato sul disegno che stai facendo, uno dei tanti che hai fatto quel giorno, delle centinaia che ne hai fatti prima e delle migliaia che farai.

O forse no?

Sei lì a fissare il braccio del tuo personaggio e quello dell'immagine da cui stai prendendo ispirazione. Li guardi bene e noti che il tuo è sbagliato.

Sti cazzi, l'ho fatto troppo a destra, lo spazio sul foglio era poco.

Passa la giornata e ti ritrovi a casa a guardare i tuoi disegni fatti fino a quel momento. Oggi hai disegnato troppo a destra e lo spazio che avevi sul foglio era poco... ma in quei due disegni il braccio è sbagliato, e il disegno l'hai fatto al centro.

Puntuale come la mezzanotte arriva lui: Cazzo, ho sempre sbagliato. Forse non sono poi così bravo come pensavo...

Un altro pensiero, anche lui impulsivo e privo di ragionamento, è il cugino di quell'altro. E proprio vicino a quello si va a parcheggiare: smetto di disegnare.

(Che poi in terza liceo è proprio quando ho confermato la mia teoria che la matematica non fa per me.)

In quarta la pressione della scuola diventa più intensa.

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