10 Agosto

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Novembre ormai è lontano, ma a me sembra ancora ieri.
Era passato tanto dall'ultima volta, dall'ultima cicatrice e pensavo che sarei stato pronto ad affrontare la prossima.

Mi sbagliavo.

Te ne sei andata di sera, chiudendo gli occhi su questo mondo infelice.
Te ne sei andata lasciando un vuoto in me, un vuoto che non potrò mai colmare.
È successo in fretta, troppo in fretta. Un giorno ero lì a tirarti su dal letto, una settimana dopo ero a tenerti la mano in ospedale, rassicurandoti che sarebbe andato tutto bene.
La settimana dopo ancora la dottoressa ha chiamato il babbo e sei diventata un ricordo.

Te ne sei andata per colpa del cancro, chiamato da quel vizio, quel tuo maledetto vizio.
Ma tu ti incazzavi quando lo dicevamo, perché per te non era solo un vizio, era una parte di te.
Non esisteva la Zia senza la cicca in bocca, senza il posacenere sul tavolo, senza quel forte odore di tabacco che alla fine non mi dispiaceva quasi più.
Ogni volta che il babbo si lamentava per il fumo, tu ti lamentavi più di lui, e ci strappavi una risata.

Sei stata parte della mia vita dai primi respiri.
Mi hai visto crescere, mi hai visto fare la scelta giusta, mi hai visto commettere errori, mi hai visto ridere e piangere, e sei sempre stata lì a incoraggiarmi e sostenermi.
Anche quando non eri d'accordo con me, anche quando erano tutti contro di me, mi hai sempre detto di seguire la mia strada, di fare quello che sentivo fosse giusto.
Sei stata parte della mia vita, e il mio mondo senza di te non è più lo stesso.

Dico a tutti che ti ho lasciato andare, che ho accettato il fatto che tu non ci sia più, ma so benissimo che così non è.
Mi mancano i tuoi rimproveri quando bisticcio con mio fratello; mi mancano i sabati in terrazza da te, col pollo e le patatine prese al mercato; mi manca quando mi chiamavi per chiedermi di aiutarti con la spesa e poi mi davi da portare a casa mille contenitori con gli avanzi del pranzo, ogni volta esageravi a cucinare; mi manca quando mi raccontavi di come era Bolzano una volta, della vita con la nonna e gli zii; mi manca quando mi guardavi sorridendo e mi dicevi come assomigliavo un po' alla mamma e un po' al babbo.
Mi manca il poter parlare liberamente della mia depressione con te, che la depressione la conoscevi molto bene e mi hai sempre preso sul serio, regalandomi un briciolo di equilibrio nei momenti in cui non potevo far altro che barcollare.

Nei tuoi ultimi mesi mi hai mostrato come accettare la vita, e di conseguenza la morte e se solo credessi nell'aldilà ti direi di aspettarmi in terrazza, che il pollo lo prendo io. 
Anche se non sono credente, ti voglio pensare a guardarmi dall'alto, e la notte di San Lorenzo ti cercherò fra le stelle.

TOTEMDove le storie prendono vita. Scoprilo ora