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«qua ce stanno i pannolini se serve stanotte, il ciuccio e la copertina sua e poi-»
«Simò t'ho cresciuto io e mi sembra che sei ancora intero, andatevene da qua»
«si ma-»
«andatevene»

Dante incrociò le braccia al petto guardando i due ragazzi davanti a se. Era la prima volta che lasciavano Beatrice per andare a cena fuori e non per lavorare ed i sensi di colpa di entrambi erano alle stelle. Manuel sospirò e si avvicinò alla figlia per lasciarle un bacio sui capelli, lei non sembrava così interessata al fatto che i genitori l'avrebbero lasciata con i nonni, semplicemente non vedeva l'ora di giocare insieme a loro e basta.

«ciao papi papà» agitò la manina con un pezzo di lego giallo in mano.
«ciao amore ci vediamo domani, si?»

La bambina annuì vigorosamente e tornò a prestare attenzione alle costruzioni che aveva davanti. Appena lasciarono casa e salirono in macchina, entrambi diedero un'occhiata al seggiolino vuoto dietro di loro.

«smettila Simò»
«ma hai guardato pure te!»
«e allora smettiamola tutti e due, sta con i tuoi mica con degli sconosciuti» disse poco convinto Manuel.
«si ma già me manca»
«e non te manca passá un po' de tempo da solo co me?»
«me manca pure quello»

Manuel allungò una mano poggiandola dietro al suo collo e lasciò scorrere il pollice sull'orecchio, concedendosi qualche secondo per osservare quel viso così bello di cui amava ogni centimetro.

«sta bene, dobbiamo solo goderci questa serata, poi domani ce la veniamo a riprendere» Simone annuì e tirò a se Manuel per baciarlo, aveva bisogno di calmarsi in quel momento e il ragazzo davanti a lui era l'unico in grado di aiutarlo in quello.
«andiamo?»
«andiamo»

Partirono diretti verso il mare perché era lì che avevano progettato di andare a cena, tutti gli avevano detto che si sarebbero dovuti prendere un po' di tempo da soli perché era da troppo che non lo facevano, ma entrambi erano combattuti tra la voglia di farlo e l'ansia di lasciare Beatrice per una cosa così futile. Quella sera però si erano convinti ma avevano deciso di non fare niente di troppo elaborato, avrebbero preso qualcosa da mangiare in spiaggia e sarebbero rimasti lì per un po'.

«li chiamiamo?»
«Simo» Manuel cantilenò girando la testa verso di lui che continuava a tamburellare le dita sul volante. «non chiamiamo nessuno, se serve ce chiamano loro» in minore annuì e lui rimase lì a fissarlo mentre guidava, aveva la mascella serrata e gli occhi concentrati sulla strada.

Mentre sul suo viso si dipingeva un sorriso, il minore prese un respiro profondo e allungò una mano posando il palmo sugli occhi e costringendolo a girarsi verso la strada per interrompere quella tortura che stava mettendo in atto. Manuel rise scansandogliela e tornò con la schiena dritta rispettando quella richiesta tacita di Simone, nonostante avrebbe volentieri continuato a guardarlo fino alla loro destinazione.

«che c'è?»

Manuel si staccò da quel ricordo con un sorrisino sul volto e notò le guance arrossate di Simone esattamente come quel giorno, ancora gli faceva lo stesso effetto e a lui ancora faceva lo stesso effetto vederlo arrossire quando lo guardava così.

«stavo ripensando a quando ti sei imbarazzato perché ti guardavo in macchina»
«per andare a Narni?» Manuel annuì e lui sorrise.
«sei bello come quel giorno» le sue guance, se possibile, diventarono ancora più rosse e Manuel gongolò sul suo sedile portandogli una mano tra i capelli. «e sei in imbarazzo come quel giorno»
«è colpa tua, sei un infame»
«è questo che racconterai a nostra figlia di me?»
«no, lo capirebbe da sola»
«che sono un infame?»
«che sei perfetto e che ho detto una stronzata»

Focus on my heart. | Simuel Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora