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"Ciao" la voce dolce di Leila attirò l'attenzione dei ragazzi che occupavano il giardino commentando la puntata da poco terminata

"Ciao, piacere Luca. Vuoi una mano con la valigia?"

"Se non ti dispiace, grazie"

"Ragazzi ormai Luca è diventato il portaborse ufficiale della casetta" scherzò Serena provocando la risata dei presenti.

"Vieni ti mostriamo la casetta" s'intromise Sissi.
Nel giro di pochi secondi si ritrovò in un vortice di presentazioni scordinate che la bloccarono all'ingresso della casetta. All'appello mancava solo il suo, ormai, ex ragazzo, che non mancava davvero perché si trovava dietro il bancone della cucina a girare il sugo, semplicemente non si era presentato. Cosa avrebbe dovuto dirle? Solo "ciao" andava bene? Come si sarebbe dovuto comportare? Abbracciarla era troppo e si sarebbe dovuto limitare ai due baci sulle guance o non avrebbe dovuto fare proprio niente?

"Tu invece sei Alex vero?" A fare il primo passo fu lei

"Come?" Domandò spaesato dopo che si vide muovere una mano davanti agli occhi

"Sei Alex, no? Piacere, Leila"

"Si, Alessandro. Piacere" disse guadagnandosi un'occhiata truce da Carola che non capiva perché di comportasse così freddamente.

Dopo quella breve interazione tra i due per tutta la serata non ne seguirono altre ma c'erano solo lunghe occhiate seguite da grossi sospiri ad aumentare la tensione.
Il giorno seguente il ragazzo si rifugiò in saletta per tutta la giornata mentre la ragazza fu impegnata a incontrare i professori per decidere con chi andare in squadra. Alla fine la sua scelta ricadde sulla Peparini. E così per tutta la settimana la mattina scappavano dalla casetta per rifugiarsi nelle salette della scuola fino a sera. Non che scappare servisse a granché visto che comunque a fine giornata si ritrovavano di nuovo intorno alla stessa tavola ma per lo meno durante la giornata tenevano la mente impegnata.
Nei pochi momenti in cui si trovavano a condividere una stanza era però inevitabile osservarsi, entrambi erano combinati e ogni azione era come scoprire una persona nuova: adesso lui non parlava più così tanto, aveva smesso di fumare e la rabbia era diventata davvero difficile da controllare; mente lei aveva imparato a cucinare qualcosa di più della pasta al sugo, adesso chiedeva scusa per tutto e non sorrideva per qualsiasi cosa.

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La grandine cadeva insistente sul tetto provocando un fastidioso frastuono in perfetto contrasto con il tintinnio del cucchiaino sui bordi della tazza. Il fumo del tè caldo a contatto con il vetro freddo della portafinestra aveva creato su di essa una nuvola bianca, a sottolineare quanto il freddo esterno cozzasse con il tepore interno.
Attimi di paradiso.
Cosi Leila definiva quei piccoli momenti di pace.
Le onde che si infrangono sugli scogli al tramonto.
Una tempesta invernale.
Le risate dei bambini che giocano dietro casa.
L'odore del caffè appena svegli.
Cose normali, quotidiane, ma che fatte in un momento particolare o con una persona speciale diventavano attimi da custodire.

"Ehi, cosa fai?" Dario comparve alle sue spalle di soppiatto. Quasi gli dispiaceva disturbare la ragazza ma era una persona curiosa e proprio non poteva resistere a sapere perché se ne stesse appiccicata alla porta a quell'ora della notte.

"non riescivo a dormire così mi sono detta 'perché non fare compagnia alla pioggia?' Ed eccomi qui"

"Posso unirmi a voi?"

"Si, certo."

In quei pochi giorni passati all'interno della scuola aveva intrapreso una conversazione con la maggior parte dei ragazzi ma Dario non rientrava tra quelli, salvo le poche parole scambiate in delle conversazioni di gruppo. Forse era per questo motivo se nessuno dei due sapeva come mandare avanti quel breve dialogo.

"Ho notato che quando ci sono troppe persone in una stanza tendi ad isolarti" alla fine la curiosità del ragazzo prese di nuovo il sopravvento

"Si. È che mi sento a disagio quando ci sono troppe persone"

"Abbiamo fatto qualcosa che ti ha infastidito?"

"Assolutamente no. Siete stati tutti gentilissimi e mi avete fatto sentire subito accolta, è un limite mio quello delle troppe persone. Fuori stavo lavorando per superare questa cosa e direi di essere arrivata a un buon punto se consideri che fino a pochi mesi fa a stento parlavo con mia madre."

"Beh la prossima volta che ti senti a disagio potresti venire da me, mi piacerebbe aiutarti a superare questa cosa."

"Lo farò, grazie" un timido sorriso comparve sulle labbra della ragazza che coprì portandosi la tazza alla bocca per sorseggiare il liquido colorato ormai non più così caldo

"Credi nel destino?" Questa volta su il turno della riccia a iniziare una nuova conversazione

"Molto poco. Perché?"

"Prima pensavo al fatto che il destino abbia deciso di giocarmi un brutto scherzo"

"Ah sì?" Leila si limitò a rispondere annuendo e quando vide l'espressione interrogativa sul volto di Dario quasi ebbe l'istinto di mordersi la lingua; di certo non poteva raccontare la sua storia con Alex lì, l'ultima cosa che voleva era finire in un daytime e per questo decise di modificare un po' i fatti

"Tempo fa stavo con questa persona e più o meno un anno fa sono successe delle cose che hanno fatto soffrire entrambi, solo che io al dolore ho reagito andando via. Sono andata in Argentina da mia nonna e quando ho deciso di partecipare ad amici, prima di venire a Roma sono andata in un posto: era il nostro sogno andare lì e le possibilità di incontrarci in quel posto, in quel momento era infinita. Eppure lui era lì."

"Vi siete parlati?"

"No. Decisamente non ero pronta a rivederlo e non ho avuto il coraggio di affrontare la cosa. Credo di aver avuto paura, in realtà: è cambiato tanto, non è più la stessa persona che conoscevo"

"Credo tu debba parlargli una volta uscita da qui. Il dolore cambia le persone, sono sicuro che anche tu non sei più la stessa persona di un'anno fa ma non puoi continuare a scappare. È una parentesi rimasta in sospeso che potrebbe diventare un rimpianto tra qualche anno e il rimorso di non aver chiarito potrebbe essere maggiore della paura di riavvicinarsi a lui" fece una breve pausa prima di riprendere a parlare "non sono la persona adatta per dirti quello che è giusto fare però, da quello che mi hai detto, è una cosa che ha coinvolto entrambi e magari parlare con lui ti fa vedere la situazione in modo diverso. Magari parlare con lui ti fa superare le tue paure"

La ragazza poggiò la sua tazza ormai vuota sul tavolo dietro di lei e abbracciò Dario "grazie" sussurrò al suo orecchio "era da tempo che non riuscivo a confidarmi con qualcuno"

"Beh sono felice che ti sia fidata di me, quando hai bisogno io ci sono"

"Vale lo stesso per te"

Il ragazzo sorrise e diede una veloce occhiata all'orologio sulla parete difronte a loro "ormai sono le 5, che ne dici se andiamo a farci una doccia bollente e poi prepariamo la colazione per tutti?"

"dico che è un'ottima idea"

Così si alzarono, misero nel lavello le proprie tazze e si diressero ognuno nelle proprie camere pronti a una doccia rigenerante.

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