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Asciugò l'ultima padella e subito si affrettò a posarla nel cassetto senza prestare particolare attenzione a non provocare l'assordante rumore metalloco che in un secondo invase la cucina.
In realtà non era il suo turno delle pulizie ma stare seduto a fissare quella montagna di stoviglie in bilico nel lavello stava solo aumentando il senso d'inquietudine che da quella mattina gli divorava lo stomaco.
Ancorò le mani al bordo del lavello e facce un respiro profondo come se cosi facendo potesse finalmente liberarsi dal peso di quella giornata.
A peggiorare la situazione fu il disastroso pomeriggio di prove per la registrazione della puntata del pomeriggio seguente.

"Sento il rumore dei tuoi pensieri dalla mia stanza." Sussurrò Luigi sedendosi appena su uno degli sgabelli della cucina.
Tra tutti i ragazzi lui era quello con cui aveva legato particolarmente complice la quarantena che avevano dovuto fare per poter partecipare al programma, i due avevano le camere vicine e passavano intere notte sui rispettivi balconi a condividere pensieri.

"Che succedere?"

E che Alex proprio non lo sapeva cosa gli stava succedendo. Il giorno successivo non erano previste sfide e tantomeno si aspettava provvedimenti disciplinari, eppure le gambe non smettevano di tremare e la gola prendeva sempre di più le sembianze del deserto.
Si girò verso il suo amico e scosse la testa, proprio non ci riusciva a trovare le parole giuste per spiegare ciò che provava in quel momento. Che poi molto in fondo lui sapeva che gli stava succedendo, quelle sensazioni in passato le aveva già provate e ogni volta che si trovava in quella situazione poi succedeva qualcosa di brutto: una brutta notizia; una giornata piena di sfortuna, persone che ti deludono, la morte...

"Non lo so" non fu neanche tanto sicuro che il minore avesse sentito quel tentativo di risposta per questo si affrettò a muovere la testa in segno di negazione per la seconda volta nel giro di pochi minuti.
Luigi sospirò e afferrò di fretta due coperte dal divano, si girò verso l'amico e poi gli afferrò il braccio per trascinarlo fuori. Quella sera faceva freddo e il contrasto con il tepore della casa si fece più evidente quando le guance dei due si colorano di rosso appena varcata la soglia.
Era la fine di un novembre particolarmente freddo nonostante durante il giorno il sole si sforzasse per procurare calore.
Una volta fuori il braccio di Alex fu libero e l'attenzione di Luigi si concentrò sulla panchina che fu posizionata sul bordo della pedana.
Le intenzioni del minore non erano di certo quelle di aprire una conversazione, sapeva che il maggiore lo avrebbe lasciato in balia di un monologo. Così si avvolse la coperta intorno alla spalle e si sedette invitando l'amico a fare lo stesso.

"Non c'è neanche una stella"

"Ma se sei seduto vicino alla Stella più luminosa dell'universo?! Guarda che mi sento offeso" una risata silenziosa vibrò nel petto di Alex.

I due ragazzi condividevano un carattere che molti definivano particolare ma loro di particolare non ci trovavano proprio niente, semmai era complicato. Così lo avevano definito in una delle prime notti passate sul balcone e mentre Luigi esternava il lato bello del suo carattere, il maggiore, a detta sua, esternava il lato più difficile: il primo era più socievole, faceva meno fatica a interagire con nuove persone, prendeva tutto con più leggerezza rispetto al secondo che rimaneva sempre serio, preferiva i silenzi e difficilmente riusciva a trovare nelle persone dei veri amici.
Ma in Luigi sentiva di aver trovato un vero amico. Alex, allora, si stese e appoggiò la testa sulle gambe dell'altro che dal canto suo gli infilò una mano nei capelli e prese a muovere le dita in modo lento e circolare.

"Sai cosa ti farebbe bene ora?" Chiese dopo un po' l'allievo di Rudy. Ad Alex che era rilassato sotto il lieve tocco dell'amico e aveva gli occhi chiusi carichi di sonno gli ci volle un po' per capire se effettivamente le aveva sentite quelle parole o le aveva immaginate.

"Cosa?" Chiese quando finalmente arrivò alla conclusione che Luigi aveva veramente parlato.

"Urlare. Urlare fino a perdere la voce. Fino a non avere più area nei polmoni"

"Già. Ma se lo facessi i ragazzi mi ucciderebbero" constatò alla fine.

Erano ormai le 4 del mattino quando il respiro di Alex si regolarizzò segno che il sonno si era impossessato completamente di lui, così Luigi un poco più tranquillo si sistemò meglio sul bracciolo e chiuse anche lui gli occhi senza smettere, però, quella spece di massaggio nei capelli del più grande.

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