II

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Trovava ormai insopportabile tutta quella oscurità. Non c'era il minimo spiraglio (?) di luce in quel posto (?). Sottoposto in continuazione allo sforzo della frenata, il già sottile e consunto cordone che lo manteneva attaccato alla realtà si andava assottigliandosi sempre di più.
Cominciò a passare tempo a guardare in alto per tentare di cogliere anche solo il minimo puntino che facesse somigliare quell'oscurità agli occhi di Sogno. Purtroppo però doveva necessariamente stare a quattro zampe poiché c'era una specie di tetto, di  limite altissimo ma che lo bloccava a terra. Dopo tempo scoprì che avvicinandosi fino a quasi toccare il tetto, appena scostando le mani dal pavimento e alzando la schiena di qualche centimetro, si poteva vedere una specie di copia del mondo esterno, però in bianco e nero.  Eppure questa copia era accuratissima. Si vedevano i pedoni andare verso direzioni specifiche, gente chiamare taxi, tornare a casa, andare a lavoro, costruire palazzi, costruire menti, costruire civiltà.
Cominciò a seguire le persone che più gli interessavano e a passare le loro giornate insieme, in una compagnia silenziosa, seguendola ovunque, vedendoli senza essere visto. Li vedeva svegliarsi la mattina, andare a lavoro, pranzare ("Ah, oggi avrei anche fatto a meno di mangiare un'altra volta un panino, ma mi accontento. Tu che ne dici, Rose?"), tornare a casa. E come i fiordalisi con gli occhi delle stelle, li vedeva nella loro vita privata quotidiana: fare le faccende, pagare le bollette, andare agli appuntamenti, in discoteca, a letto con quelli che sarebbero stati l'amore della loro vita o semplici tizi sufficientemente ubriachi o sufficientemente stronzi da andare a letto con il primo o la prima che passava ("Aspetta, dove vai... Resta un altro po', dai..."). Apprese poi che quello effettivamente è il mondo. Il Crivello era sotto tutti loro e non lo sapevano. Gli faceva da zerbino, da tappetino da yoga, s'insinuava nelle loro case e la notte li copriva come lenzuola. Senza nemmeno accorgersene passava il suo tempo (?) ad immaginare le vite degli altri al loro posto o se avesse un qualche modo potuto interagire con loro.
Diviene un'ombra vigile che scivolava attraverso i loro vestiti di cellophane e gliene creava di nuovi al loro interno splendidi, così che qualcuno che avesse dovuto aprirli a metà si sarebbe trovato davanti non uno schifoso e poco dignitoso spettacolo splatter, ma al contrario alla bellezza in persona.

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