Medie

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Ah, le medie. Quel periodo in cui tutti iniziano a sentirsi grandi. Io invece mi sentivo minuscola, odiata dal mondo e insignificante. Iniziare ad avere pensieri depressivi ancora prima della pubertà è qualcosa che non dovrebbe verificarsi in un normale ciclo di vita. Ma la mia quotidianità era essere presa per il culo da chi avevo attorno, e diversi avvenimenti mi hanno spinta a pensare alla tenera età di 11 anni "tu sei una sfigata e quindi non vali un cazzo"

Vi ricordo tutti. Dal primo all'ultimo.
E nonostante quello che mi avete detto e fatto, io vi consideravo quasi amici. Brave persone. Perchè non mi rendevo conto della gravità delle cose.

Partiamo da te, M.M.
Sei uno stronzo. Era la primissima lezione di arte, avevo disegnato un albero bellissimo di cui ero molto fiera. La prof mi aveva dato 8 ed ero contenta. L'ho notato il tuo sguardo invidioso, sai, quando hai preso 6. Non ci hai pensato due volte a prendere il mio disegno e buttarlo per terra mentre spazzavi. "Sai cosa va nel cestino? La merda. Dovresti farti buttare insieme al tuo disegno". Stavi ridendo, tutti ridevano. Da quel momento hai capito che ero un bersaglio facile. Pochi giorni dopo, iniziarono gli sgambetti davanti alla porta dell'altra classe, la 1F. Io usavo lo zaino con le rotelle perchè avevo problemi alla schiena. Ma per te era divertente, perchè così potevo cadere più facilmente degli altri. Mi guardavano tutti, ma nessuno mi ha mai aiutata a rialzarmi.

Passiamo a F.D.
Prima settimana di scuola. Non parlavo quasi con nessuno. Ero una bambina tranquilla, con gli occhiali, vestita sempre e solo di nero con tanto di eyeliner marcato. Non so per quale motivo tu abbia deciso di passare dal mio banco e spaccarmi l'astuccio. Era nuovo, me l'aveva comprato la mamma. Mi hai staccato tutte le spille, rotto la cerniera e buttato per terra tutto quello che avevo dentro. Ovviamente era solo la prima di tante scene sempre uguali. È così divertente vedere qualcuno raccogliere le cose da terra? Fatto sta che piansi, in silenzio. Non volevo attirare l'attenzione di nessuno, erano i primi giorni dopotutto. Ma la prof se ne accorse e mi chiese cos'era successo. Non risposi, mi fissavano tutti. Dopo un po' di insistenza raccontai. Quella nota che ti ha messo ti è pesata così tanto che hai deciso di vendicarti per i 3 anni successivi.

Non mi sto dimenticando di te, I.
Pensavate che mi tormentassero solo a scuola? Anche l'oratorio riusciva a diventare un incubo, quando c'eri tu. Ero riuscita a farmi delle amiche, ma non essendo parte delle "popolari", ci prendevi per il culo in qualsiasi occasione. Chi è naturalmente bello ha dei privilegi di cui non si rende conto, sin dall'infanzia. Ed io, naturalmente, non li avevo.

Ma questo lo avevo già capito da tempo. In fondo, D.N. già alle elementari mi diceva che ero un cesso. Più volte ho trovato il mio zaino nel cestino della spazzatura. Io sapevo che eri tu, ma non ho detto mai nulla. Nemmeno quando a religione mi hai sbattuta contro il muro, mi hai messo le mani attorno al collo e hai cercato di soffocarmi.

Però in tutto questo, c'è una nota positiva: ho sempre reagito. Non parlando con gli insegnanti, perchè mi vergognavo: ero e rimango una bambina timida. Però ho sempre risposto alle vostre battute come potevo, cercando di equipararvi. È questo che vi intratteneva tanto: provocare qualcuno che prova a controbattere è una scena molto più patetica e divertente del prendere di mira qualcuno che non reagisce.

Io vi perdono, e vi ringrazio. È grazie a voi se ho imparato che alla vita bisogna aggrapparcisi con le unghie e con i denti. Bisogna lottare, sempre, anche quando si è consapevoli di aver già perso.

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