Ricordare per andare avanti

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Ho visto una tua foto di recente. Non vedevo il tuo volto da quasi due anni. Sei cambiato tantissimo, negli occhi hai qualcosa di diverso...sei felice.

Non con me, ma questo era scontato. Sai, sei un po' come un fantasma nella mia vita. Ogni volta che incontro vecchie conoscenze, tutti mi chiedono di te. "Ma tg l'hai più sentito? Eravate così uniti"

La risposta è no. Ma non mi è mai pesata questa situazione. Era la cosa migliore per andare avanti. Cancellarti completamente dalla mia vita, non avere più tue notizie.

Quasi quattro anni. Lo so che per molti può sembrare poco, ma sono comunque mille giorni della mia esistenza. La prima volta che ti vidi fu un colpo di fulmine. Stava per finire la prima superiore. Ero sempre stata da sola sul 206, il pullman che prendevo per tornare a casa da scuola. Quel giorno però, ad una fermata dopo la mia, salisti tu. I tuoi occhi riflettevano la luce del sole, eppure stava diluviando. Pensai che tu fossi un miraggio, e che non ti avrei mai più rivisto.

Ma non fu così. La settimana dopo, sullo stesso pullman, ti intravidi tra la folla, da lontano. E sempre da lontano continuai ad osservarti, per i giorni successivi. Finchè la prima superiore finì, e per mesi mi rimase la tua immagine fissa in testa. Presto scoprii che andavi nella mia stessa scuola, in un'altra sezione. Iniziò quindi la seconda superiore, anno pieno di speranze.

Mi piaceva guardarti da lontano, ma allo stesso tempo il mio cervello iniziava a formulare il fatidico pensiero "voglio conoscerlo". E questo pensiero, per una persona timida e impacciata come ero, era assolutamente insostenibile. "Non accadrà mai, non posso farcela! Sarebbe troppo imbarazzante"

E invece, accadde. Scoprii che una mia compagna aveva delle amiche nella tua classe. Lei aveva capito che mi piacevi, quindi architettammo un piano dettagliato per far sì che io e te ci parlassimo, in qualche modo. Per fortuna V. era molto estroversa. Uscimmo da scuola per andare alla fermata del pullman. Ai tempi ti seguivo da lontano nel tragitto. Lo so, è un po' da stalker, ma era più forte di me. Quel giorno però, V. aveva chiesto alle sue amiche di fare la strada insieme a te, cosicchè poi io e lei potessimo unirci a voi e proseguire tutti insieme. E così fu. Ci camminavate davanti, quando V. vi chiamò e vi raggiungemmo.

Non ci presentammo nemmeno. Ero nervosissima e non ti guardai in faccia nemmeno una volta. Parlavate tutti e quattro, tranne me. Saliti sul pullman, tu ti sedetti proprio davanti a me. Non eravamo mai stati così vicini. Penso che imbarazzo totale sia un'espressione alquanto riduttiva per descrivere quello che stavo provando. Il culmine arrivò quando tutte e tre le ragazze scesero insieme, mentre io e te dovevamo fare ancora qualche fermata. Da soli.

Mi ricordo ancora i miei pensieri. Facevano un casino assordante. "E ora? Cosa dico? Mi presento? Devo parlare? Rimango in silenzio? Poi però è peggio". Ma tu hai sistemato tutto con un semplice "Comunque piacere, tg"
So che non ti chiami tg, ma è sempre stato il tuo nome in codice da quando hai iniziato a piacermi, e io non riesco a chiamarti diversamente da così. Ma questo lo sai già.

Tornai a casa felice come non mai. Avevamo scambiato solo due chiacchiere, ma per me era un momento altissimo. Avevo parlato al ragazzo miraggio! Per di più, avevo scoperto che guardavi i miei stessi anime e ascoltavi i miei stessi artisti. E proprio dal nostro primissimo argomento di conversazione, nacque il tuo soprannome segreto. Il mio cuore ormai era già partito per viaggi senza meta.

Nei mesi successivi, continuammo a vederci in pullman, e a chiacchierare del più e del meno, sempre nei limiti della nostra timidezza. Con il tempo, quel rapporto divenne amicizia. E quell'amicizia, piano piano, una prigione.

Il secondo anno passò così. La fine della scuola, al contrario di tutti gli altri studenti, mi terrorizzava. "E adesso? Come faccio senza vederlo per tre mesi?!". Non aspettatevi altri colpi di scena. Effettivamente, non ci vedemmo per tutta l'estate. Ma io continuavo a pensare a te, senza pace, tanto da arrivare a compiere azioni decisamente immature e quasi spaventose, come cercare l'indirizzo di casa tua facendomi tutta la città a piedi. Riuscendo anche nell'impresa. E invitando le mie amiche a frequentare proprio i posti vicini alla tua casa. Cosa che facemmo per un bel po', ma senza mai incontrarti. Ottenni solo qualche messaggio ogni tanto su instagram.

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