L'orologio batté le tre del mattino, Jhon si rigirò nel letto ormai sveglio.
Era da un po' di tempo che non dormiva bene, però, nonostante ciò preoccupasse i suoi familiari, per il ragazzo era l'opportunità per godere del silenzio della notte.
Di sentirsi solo, senza sorelline schiamazzanti e parenti che lo giudicavano in continuazione paragonandolo al fratello.
Accese la lampada a olio che teneva sul comodino proiettando attorno a sé lunghe ombre scure e prese il suo diario.
Lo aprì e iniziò a scrivere, immergendosi in quelle pagine dove sentiva di poter essere veramente sé stesso, di non essere paragonato a nessuno.
"Caro diario," scrisse "oggi pomeriggio non ti ho scritto perché sono andato a fare una passeggiata nel parco con mio padre, come ti avevo annunciato.
Credo si sia sentito in colpa quando a colazione gli ho sbattuto in faccia la verità, ossia che non passa mai del tempo con i suoi figli, perché è sempre impegnato con il lavoro.
Quello che proprio non mi aspettavo è, invece, che decidesse di fare qualcosa solo con me anziché andare al parco con Michael (a proposito, noto che ultimamente ci va molto spesso, più del solito...cosa starà tramando?)
Comunque, il pomeriggio è trascorso piacevolmente.
Non abbiamo parlato moltissimo, però anche camminare così, con mio padre che era lì per me, solo per me, libero di parlare così come di non farlo... era da tanto che non stavo così bene.
Purtroppo, sono sicuro che non capiterà più. Ha solo fatto qualcosa per mettersi a posto la coscienza, ora tornerà tutto alla normalità.
E io non conto più di tanto per lui, così come per nessuno...
Lo dimostra l'episodio di questa sera.
Sono venuti a cena i Roberts con i figli, Frederic e Rose.
Ti ho già parlato di loro e la mia opinione è stata solo confermata.
La signora Roberts ha passato metà serata a fare complimenti per il mobilio, per gli abiti di mia madre e l'altra metà a vantarsi dei propri figli.
Si vede che è solo un'invidiosa, ma non è questo che mi dà tanto fastidio, è piuttosto il fatto che mia madre, in risposta alle sue vanterie sui figli, ci ha elogiato lungamente, il preferito più di tutti, ovviamente.
Il signor Roberts, invece, è un uomo mediocre, di quelli che parlano di tutto senza sapere nulla.
Non ho altro da aggiungere sul suo conto se non che farei volentieri a meno della sua compagnia.
Frederic Roberts sembra la copia sbiadita di mio fratello, non ha certo la sua bellezza né la sua intelligenza, ma è il genere di ragazzo cordiale che riesce a farsi amare da tutti, o quasi. Inutile dire che detesto anche lui, soprattutto perché dai suoi discorsi è emersa un'(immancabile) stima per Michael.
Per quanto riguarda Rose è davvero una ragazza fantastica.
Ogni volta che mi guarda divento rosso in volto e non so bene che dire, quando mi sorride sento una sensazione allo stomaco, come se stessi per precipitare in un burrone, ma ne fossi anche contento... ho paura di fare la figura dello sciocco, insomma lei è così gentile e decisamente molto bella.
Mi tratta sempre bene, però vorrei qualcosa in più... Vorrei che mi notasse di più.
Invece, guarda a caso, caro diario, le sue attenzioni sono rivolte principalmente a Michael, chi se no?
Si vede come quando lui le parla, le brillino gli occhi.
La serata stava trascorrendo tranquillamente e io me ne stavo in silenzio ad ascoltare annoiato i discorsi dei miei commensali, con lo sguardo che ogni volta finiva immancabilmente su Rose.Qualche volta quella sera abbiamo parlato ed è stato meraviglioso.
L'allegria svanì quando ebbi la malaugurata idea di dire quello che pensavo con eccessiva schiettezza, pensandoci ora, però,forse alla fine fu un bene.
Bisogna comunque premettere che sarei rimasto in silenzio perso nei miei pensieri se la signora Roberts non avesse fatto commenti non richiesti e a dir poco sgradevoli.
Chi è lei per venirmi a dire che ho sempre un'espressione tra il triste e il seccato? Che non mi vedeva mai alle feste? Che ero un ragazzo troppo solitario e infelice? Che avrei dovuto entrare in società e migliorare il mio carattere, altrimenti la mia ricchezza non sarebbe valsa a nulla? Che ero un buon partito per la condizione della mia famiglia, ma di certo non un uomo facile da amare?
Non sia mai che una signora benestante si faccia gli affari propri, sarebbe una tale stranezza...
Quei commenti mi infastidirono alquanto, non perché l'opinione di quella superficiale mi importasse, ma perché fatti davanti a Rose, e mi portarono a rispondere che se alle feste dell'alta società ci fosse stata tutta gente impicciona come lei avrei fatto bene ad evitarmele.
Mia madre era infuriata per quegli insulti nei miei confronti, ma cercò di mantenere la calma. Dopotutto le importava di più di apparire di fronte a quella donna che di me.
Elogiò le feste dandole ragione sul fatto che dovessi frequentarle di più, cercando in qualche modo di mostrare che comunque qualche qualità l'avevo, ma la signora Roberts trovò nuovamente il modo di insultarmi dicendo che nessuno avrebbe voluto sposare un giovane che non parlava mai, che avrebbe fatto sfigurare la moglie non accompagnandola ai balli e cose del genere.
Di nuovo parlai senza riflettere molto. Avrei potuto dire che pensare al matrimonio alla mia età era eccessivo; invece, risposi che se qualcuno aveva avuto il coraggio di sposare una come lei avevo di certo alte speranze.
Non la prese bene. Per nulla.
Si mise a dire che ero un ragazzino maleducato e irrispettoso con quel suo tono di voce da gallina.
Mio padre mi intinò di scusarmi, ma io rimasi in silenzio, con sguardo di sfida.
Mia madre cercava disperatamente di calmare la sua ospite dicendo sciocchezze varie su di me. Cose del tipo: "è ancora un bambino" "non può capire" "non era sua intenzione offenderla" ...
Io non sono solo un bambino. Virginia è una bambina, piena di affetto e ingenuità. Lei difficilmente nota l'invidia dei nostri ospiti, non sa distinguere i sorrisi di cortesia da quelli di contentezza, non vede quanta cattiveria c'è nel mondo. Io sì. Ed è per questo che non sono un bambino e non voglio essere trattato come tale. Io vedo le preferenze, l'indifferenza o a volte persino l'odio dietro l'affetto di alcune persone, la falsità e l'ipocrisia della nostra società.
Avrei voluto dire questo, magari sarei stato considerato intelligente...ma che dico, mi avrebbero visto solo come un ragazzino che si crede un uomo, perché nessuno mi conosce davvero. Nessuno ha stima di me.
Alla fine, parole ben più taglienti mi sono uscite dalla bocca: "Madre, voi dite che non volevo offendere la nostra ospite, ma cos'ha fatto lei nei miei confronti per tutta la serata?"
La donna era diventata rossa di rabbia e vederla così, sul punto di esplodere mi portò a continuare: "Ho i miei buoni motivi per disprezzare una donna che, piena d'invidia per la nostra condizione, decide di accusarmi per preferire la solitudine alla compagnia. Dopotutto solo nella mia stanza posso riflettere, cosa che chi passa tutto il tempo agli eventi mondani sfoggiando abiti e partiti per i figli, non ha il tempo né la capacità di fare"
La signora Roberts si alzò di scatto e disse che era stata oltraggiata e umiliata e non avrebbe mai più rimesso piede nella nostra casa, per fortuna aggiungerei.
Intimò a marito e figli di seguirla e questi, seppur titubanti, si alzarono.
La donna andò a passo di marcia fino all'ingresso dove il nostro maggiordomo le porse il cappotto, tutti noi li raggiungemmo, costretti da mia madre.
Ma la donna e suo marito non vollero sentire le scuse dei miei genitori e di Michael che cercavano di calmarli.
Ero dispiaciuto per Rose, non avrei più avuto occasione di vedere il suo sorriso, ma cercavo di non pensarci e di concentrarmi sul fatto che non avrei più dovuto fingermi gentile con i suoi familiari insopportabili.
La signora Roberts fu la prima ad uscire, senza neanche ringraziare il maggiordomo o la mia famiglia per la cena... e poi sarei io quello maleducato. Il signor Roberts la seguì rivolgendo uno sguardo dispiaciuto a mio padre e uno colmo di disprezzo a me. Frederic si scusò per la scenata e salutò Michael e i miei genitori e poi successe una cosa inaspettata, una delle cose più belle che mi sia mai capita.
Infatti, dopo aver indossato il cappotto, Rose si è voltata verso la porta per seguire i familiari, io ho mormorato qualche parola di scusa per averle rovinato la serata a un tono di voce molto basso mentre mi fissavo i piedi.
Lei però lo ha ugualmente sentito, si è fermata e mi è corsa incontro abbracciandomi. In un primo momento non sapevo davvero come reagire non aspettavo una reazione del genere, neanche osavo sperarci.
Così sono rimasto immobile cercando di realizzare che tutto ciò fosse reale, che le sue esili braccia fossero davvero strette attorno al mio collo, il suo viso appoggiato sulla mia spalla, il suo petto contro il mio.
Poi ho ricambiato la stretta con dolcezza sussurrandole altre parole di scusa per aver insultato la sua famiglia e rovinato l'atmosfera e la cena. Lei mi ha detto che non avevo nulla di cui scusarmi, poi si è allontanata, rivolgendomi un sorriso prima di uscire.
Probabilmente avevo un'espressione ancora più scioccamente contenta di quella di mio fratello, ma sai cosa ti dico, caro diario? Abbracciare Rose fa sembrare il mondo meno crudele"
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Every family has secrets
General FictionLondra, 1873. Tutti conoscono la famiglia Clark: William, un notaio che ha fatto fortuna, Anne Marie, donna attraente e altezzosa, Michael, primogenito gentile e altruista, John dal fascino misterioso e Virginia, una bambina energica e curiosa. Gi...