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Sono sicura che anche voi da piccoli avete creduto nella magia... io l'avevo conosciuta nelle notti in cui dormivo sul piccolo camper di mia nonna nel week-and. Restavo anche ore sdraiata sul letto in mansarda ad ascoltare lunghe telefonate di mia nonna con una sua amica, dove l'argomento principale era Dio. Ascoltavo attenta ogni parola con la convinzione che un giorno avrei sentito anch'io quel qualcosa di magico di cui si raccontava. Finita la telefonata ci mettevamo sul letto insieme, guardavamo un film e poi nel buio iniziava a parlare da sola dei suoi problemi e chiedeva un aiuto a qualcuno. Implorava e supplicava il suo aiuto come se fosse lì vicino a lei, mi venivano i brividi quando alzava la voce per glorificare Dio: 《Gloria al tuo nome Gesù, lode, lode al re dei re, Amen, alleluia!》mi spronava a ripetere le stesse cose e ricordo che in quei momenti in cui lo facevo la magia riuscivo a sentirla per davvero anche se poca e non nel modo in cui ne sentivo parlare dagli altri.

L'evangelo era un mondo diverso da quello in cui vivevo, ma mi capitava di ritrovarmici dentro quando potevo. Mia zia da anni ne era convertita e spesso mi portava con sé al culto: un luogo in cui i cristiani evangelici si ritrovavano per pregare e cantare per Dio. Il mio cantico evangelico preferito parlava della sconfitta di Satana nel nome di Gesù, a quei tempi non realizzavo pienamente il significato delle parole di quel testo, mi piaceva però cantarlo a squarcia gola. In quella tenda c'era armonia e pace e mi sentivo bene quando ero lì, anche perché quando tornavo a casa non mi aspettava chissà cosa visto che impiegavo il mio tempo a litigare con le mie amiche o a fare dispetti a miei genitori per attirare un po' della loro attenzione.

Diventando grande ho conosciuto sempre di più Dio e la verità , frequentando di più i culti e attraverso l'esperienze con lui, ma il mio legame con il mondo era ancora forte. Mi lasciavo ingannare da una festa, dagli amici, da tutte quelle cose mondane che non facevano altro con gli anni se non allargare di più il vuoto nel mio cuore. Mi piaceva divertirmi, fare nuove amicizie ma quando tornavo a casa e mi ritrovavo da sola nel mio letto c'era sempre qualcosa che mancava, qualcosa che lasciavo sempre lì in sospeso. Il mio carattere mi faceva sembrare sempre felice, ma in realtà nessuno sapeva cosa c'era dentro di me e le persone nemmeno se ne preocupavano, si fermavano all'apparenza che mostravo senza sforzarsi di capirmi e così mi ritrovavo nella notte avvolte a piangere perché mi sentivo sola e spersa, non capita... Con gli anni imparai a conoscere anche il nemico, che immaginavo una bestia orrenda anche se ho scoperto tramite la Bibbia che lui non si mostra mai di brutto aspetto e in malo modo. In un modo subdolo con sembianza di gentilezza fatta in persona disturba e ti fa pensare alle peggiori cose approffittandosene dei tuoi momenti di debolezza.

Una delle volte che il nemico si era servito di me era per far andare fuori dalla via del Signore mio cugino, che già da tempo era convertito a lui. Eravamo con le roulotte al mare, noi essendo di etnia sinta ci spostiamo spesso da nomadi al quale siamo. Eravamo lì per lavorare con le giostre e in quella serata ci ritrovammo a fare festa, mentre lui si annoiava perché per seguire la via di Dio non poteva ubriacarsi come noi gente di mondo. Gli faceva gola la musica alta, l'alcol, la compagnia degli amici, il modo in cui vedeva noi divertirsi... aveva il nemico che lo stava attaccando e chiamò sua madre a venirlo a portare a casa perché non voleva dargliela vinta. Non potevo sapere cosa le aveva risposto sua madre dall'altra parte del telefono, ma sentivo lui che le diceva: 《Che dici di fare? Mi annoio qui senza fare nulla... che faccio?》Dopo che riattaccò la chiamata fu in quel momento che io mi sentii usata dal maligno, gli dissi che poteva farlo, poteva bere... 《Che vuoi che sia... per una volta fallo, beviti una birra!》gli stavo mettendo ansia, ma poi riuscii a farlo cedere. Si lasciò andare nella serata, bevette e ballò molto. Forse non ci pensò più, ma sperimentando personalmente Dio con gli anni dopo sapevo come può compungere lo spirito Santo. Se conosci la verità sai cosa sia giusto o sbagliato ed è estenuante sbagliare sapendo di farlo.

Ci eravamo ritrovati alle sei del mattino in tre con il tramontare del sole, una cassa della musica e qualche birra, poteva sembrarci la felicità assoluta in quel momento e lo era ma era solo momentanea. Mio cugino si allontanò da Dio e seguii la strada del mondo divertendosi un sacco per tutta l'estate, mentre io mi consumavo  restando in roulotte odiando i miei perché non mi permettevano di andare dietro a lui. Nella mia ignoranza pur sapendo la verità  ringraziavo Dio quelle poche volte che mi concedevano di andare. Lo pregavo per il divertimento mondano e sapevo che era una cosa contorta da fare, ma lo facevo comunque.

Ho sempre provato un sentimento forte per Dio anche quando non lo conoscevo bene, ma gli ho voltato le spalle molte volte mentre lui era sempre lì per me ad aspettare che gli aprissi la porta. L'ho evitavo, l'ho dimenticavo e avvolte invece mi ritrovavo a parlare di lui, visto che la maggior parte dei sinti crede nel vangelo ed è un argomento di cui si tratta molto in mezzo alla nostra gente.

Un mio grande legame con il mondo era sempre stata la sigaretta, avevo iniziato a fumare con mia cugina intorno ai sedici anni e mi era piaciuta fin da subito è stato un amore a prima fumata e non concepivo da subito come sarebbe stata dura un giorno doverla lasciare. Mi accorsi troppo tardi di come fosse diventata fondamentale per me e ho sempre voluto liberarmene anche se in realtà non l'ho mai desiderato davvero, altrimenti con fede e volontà Dio me l'avrebbe tolta. Mi ritrovavo a pregare di darmi la forza per lasciarla, ma dentro di me c'era qualcosa che diceva che non potevo. È impressionante come una piccola cosa possa diventare grande per noi e rendercene schiavi. La sigaretta è sempre stato un grande ostacolo al separarmi da Dio dentro di me, quando mi ritrovavo in ginocchio a lui a chiedergli di darmi una nuova vita avevo sempre il pensiero fisso di lei, che non potevo farcela a liberarmene di quel vizio che in realtà non mi giovava in niente anzi.

Nei primi anni la sigaretta mi faceva sentire grande, sopratutto quando mia nonna mi permetteva di fumare con lei. Dentro di me saltavo dalla gioia, ero piccola quando fummammo la prima sigaretta insieme e adoravo quando si lamentava e mi chiedeva quante sigarette fumassi in un giorno, io tutta convinta le rispondevo: 《un pacchetto al giorno》 e lei con la sua voce stridola mi diceva: 《ma che brava che sei!》 In modo sarcastico ed io ridevo di gusto.

Lei per me era un pilastro, mi metteva gioia. Dopo un tot di tempo in cui non la vedevo sentivo il bisogno di andarla a trovare.
Mi consola il fatto che prima di morire abbia accettato Gesù come suo personale salvatore e lui le ha dato in cambio la vita eterna.

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