3. Never say never

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Some things we don't talk about
better do without
just hold a smile.

We're falling apart
and coming together again and again
we're coming apart
but we pull it together, together again




Era ormai passata una settimana da quando Arianna aveva iniziato a lavorare in quello studio, eppure le sembrava di farlo da sempre.

Si era ambientata subito, Alex era simpaticissimo e si era più volte complimentato con lei per le idee che aveva fornito ai clienti sul tipo di tatuaggio da fare.

Sembrava capire i loro gusti e in pochi minuti anche i più indecisi diventavano sicuri di ciò che volevano imprimersi sulla pelle.

Forse quello era l'unico lavoro fatto finora in cui si sentisse del tutto a proprio agio.

«Ehi, Ari, qui ne ho ancora per un po', se vuoi puoi andare. Avrai fame...»

La testa di Alex spuntò dalla sua stanza. Aveva appena controllato l'orologio e si era preoccupato di aver trattenuto la ragazza più del dovuto. Era quasi l'una e mezza.

«Tranquillo, oggi non torno a casa. Avevo immaginato che ci sarebbe voluto più tempo per quel tatuaggio. Ho ordinato la pizza.» Arianna si sporse oltre la scrivania per poter guardare direttamente il suo interlocutore. «Ovviamente, diavola per te.»

«Sei un tesoro.» Alex le mandò un bacio al volo, prima di scomparire di nuovo oltre la porta.

Mirko quel giorno aveva finito prima ed era già andato via. Con lui si stava instaurando un rapporto completamente diverso da quello con Alex.

Si beccavano spesso, erano rare le volte in cui si parlavano senza finire per bisticciare, ma a lei andava bene così.

Non si poteva avere tutto dalla vita, si sentiva già fortunata per aver trovato finalmente ciò che cercava da un mese a quella parte.

Tornò a posare lo sguardo sul libro aperto davanti a sé e, con un sospiro, riprese a sottolineare le parti più importanti. Dopo aver disinfettato da cima a fondo lo studio del deejay e non avendo altri clienti fino alle quattro del pomeriggio, ne aveva approfittato per studiare per l'esame che avrebbe dovuto affrontare a breve.

Una mezz'ora dopo arrivò il fattorino di Gloovo con le pizze ed Arianna gli lasciò anche la mancia, ottenendo un gran sorriso dal ragazzino. Doveva avere al massimo diciotto anni.

Nonostante la fame, aspettò comunque che Alex terminasse il lavoro per mangiare assieme.

Aveva scoperto che era sposato ed aveva una figlia di due anni. In quei giorni la moglie era passata di lì un paio di volte con la piccola. Le assomigliava molto, tranne per gli occhi, di un azzurro intenso, identici a quelli del padre.

Aveva un viso dolcissimo e già al loro secondo incontro era riuscita a convincerla a sedersi in braccio a lei, corrompendola con un lecca-lecca.

Sorrise al ricordo dei suoi occhioni che si spalancavano alla vista di quel dolciume.

«Sei un grande, Alex. È stupendo!» Udì la voce del cliente provenire dal corridoio.

«Devo ammettere che stavolta mi sono superato.» Anche la modestia del tatuatore non tardò a farsi sentire.

Arianna sollevò lo sguardo dal libro quando li vide comparire, allontanandolo da sé per fare spazio sulla scrivania.

«Quanto ti devo?» Chiese il ragazzo, sul viso un'espressione compiaciuta per il capolavoro ormai completo sul suo braccio.

«Sono centotrenta, e con questo abbiamo concluso.»

Il biondo le allungò i soldi, che Arianna sistemò in cassa.

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