You don't want to hurt me
but see how deep the bullet lies.
Unaware I'm tearing you asunder
and there's a thunder in our hearts, baby.
There's so much hate for the ones we love.
Tell me, we both matter, don't we?
Il famoso sabato, ore 10.00
«Arianna, ma non hai sentito la sveglia? Sono le dieci, non devi andare a lavoro?!»te\1zde
La voce di Simona si fece largo tra i sogni dell'amica, ancora dormiente.
Passò qualche secondo prima che il cervello della mora riuscisse a recepire quell'informazione, poi si tirò su di scatto.
«Dimmi che è uno scherzo.» Afferrò rapidamente il telefono accanto al letto per leggere l'orario.
Le 10.04
Cazzo.
«Oh mio Dio, è tardissimo! Neanche una settimana di contratto e già mi faccio licenziare. Non ci credo... ma come ho fatto a non sentire la sveglia?!»
Mentre svalvolava davanti allo sguardo divertito di Marta e raccattava dall'armadio le prime cose che le erano capitate a tiro, il suo cervello aveva già iniziato ad elaborare scuse plausibili da rifilare ad Alex e soprattutto a quell'idiota di Mirko.
Superò l'amica come una furia, chiudendosi in bagno.
Dieci minuti dopo era pronta, ad eccezione delle ciabatte rosa confetto che aveva dimenticato di sostituire con un più consono paio di scarpe.
Nell'agitazione generale neanche aveva fatto caso al chiacchiericcio proveniente dalla cucina, scambiandolo erroneamente per la televisione accesa, finché non vi giunse, piuttosto trafelata.
Davanti a lei Riccardo, Andrea, Alice e... - dannazione, c'era anche Sartori! – si erano voltati a guardarla, mentre le due infami delle sue migliori amiche cercavano inutilmente di trattenere le risate.
Erano tutti seduti al tavolo apparecchiato per la colazione, mancava soltanto lei.
«Ma buongiorno, ti sembra questa l'ora di andare a lavorare?» Sartori fu il primo a rivolgerle la parola, un sopracciglio inarcata e un lieve ghigno divertito sulle labbra.
Un lampo di consapevolezza le attraversò lo sguardo: era sabato, lo studio era chiuso e Simona l'aveva presa in giro.
Puntò lo sguardo su di lei, fulminandola.
«Io ti ammazzo.» Proruppe furiosa, afferrando la prima cosa che le capitò a tiro – ovvero un cucchiaino da caffè - scagliandoglielo contro.
La bionda riuscì a scansarsi un secondo prima che l'oggetto le finisse dritto in fronte.
«Come siamo violente di prima mattina.» Commentò un divertito Riccardo.
«È stato troppo divertente vederti correre da una parte all'altra con i capelli rizzati.» Simona non si preoccupava neanche più di mascherare le sue risa, alle quali Arianna rispose con una smorfia infastidita.
«Dai, vieni a sederti, abbiamo portato i cornetti.» Il castano la invitò ad occupare l'unico posto libero, guarda caso proprio tra lui e Sartori, che nel frattempo le stava fissando... i piedi?
«E avevi intenzione di venire con quelle?»
Arianna abbassò lo sguardo, notando solo allora – e con orrore - di aver ancora le pantofole.
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FREEDOM
RomanceLibertà. Era proprio questo che Arianna, Simona e Marta stavano cercando e si sa, la vita non regala nulla, così avevano deciso di prendersela con le loro forze, con la loro volontà, con la loro voglia di vivere appieno quell'età, di godersi quei v...