*Qualche settimana dopo*
Ormai la corsa al serale è incominciata ed anche quasi giunta al suo termine: manca 1 sola puntata del pomeridiano. In molti hanno già la maglia dorata, mentre io ho ancora indosso la semplice felpa grigia della scuola.
La cosa non mi dispiace, perché mi rendo conto di essere entrata molto più tardi rispetto agli altri che sono qui da mesi e mesi: per arrivare almeno alla metà del loro livello dovrò fare i tripli salti mortali.
"Sai che voglio dartela quella maglia, ma ora come ora è arrivato il momento di mostrare veramente tutte le tue potenzialità. Raggiungerai il tuo obiettivo, hai tutte le carte in regola per riuscirci, ma dovrai sudare" mi ha detto questa mattina la Celentano e continuo a ripetermi queste parole come un mantra. "Dovrai sudare" e lo sto facendo.
Sono giorni che letteralmente passo le ore solo in palestra agli studi, sto cercando di perfezionare ogni coreografia e di ultimare quella che ho voluto montare su una canzone di Luigi. Ancora adesso sono qui, per terra in spaccata a lavorare e rilassarmi contemporaneamente.
In casa l'aria che si respira è ricca di tensione, non c'è nessuno che sta tranquillo: gente che va, gente che viene, pulizie, litigi, assegnazioni, maglie e via dicendo. Un caos totale e solo in pochi riesco a vederli ancora tranquilli e concentrati senza un minimo di tremolio alle mani (di certo non io).
<<Ancora qui sei?>> a distrarmi dai miei pensieri è la voce di sebastian, il ballerino professionista.
<<Oddio, scusami. Ti serve la sala?>> subito allarmata mi tiro su. Non pensavo che potesse servire a qualcuno, la produzione mi aveva dato il permesso di usarla tutto il tempo necessario.
<<Tranquilla, puoi restare, volevo solo ripetere qualche coreografia prima della puntata di domani>> mi rassicura posando il borsone a terra, mentre lo osservo dall'altro lato del plexiglas.
<<No sul serio, se hai bisogno della sala me ne vado, non è un problema. Ho già provato tanto, non voglio esserti d'intralcio>> insisto.
<<Come preferisci, a me non dispiace un po' di compagnia. Poi se hai bisogno posso anche darti una mano>> si offre gentilmente e non posso non accettare.
<<Dio magari, ho una coreografia che proprio non va>>.
<<Quale?>> si avvicina al plexiglas.
<<"Vertigine" che mi ha montato Elena, solo che lei negli ultimi 2 giorni non c'è stata e io non sapevo a chi chiedere una mano onestamente. L'ho ripetuta da sola più e più volte, ma sento di sbagliare praticamente tutto>> spiego mentre sul fondo della borsa cerco il mio quaderno delle correzioni, per poi avvicinarmi al plexiglas con ció che cercavo tra le mani.
<<Perché non provi a posarlo?>> mi domanda il ballerino, mentre io sfoglio il quadernetto cercando le correzioni di questa coreografia.
<<Cosa?>> domando visibilmente confusa alzando lo sguardo dai fogli per guardarlo.
<<Questo quaderno. Hai la stessa ossessione di carola: la perfezione. Balla, poi ti dico io se c'è qualcosa che non va. Rincorrere ciò che hai appuntato su quei fogli può essere un aiuto, ma fino ad un certo punto. Dopo un po' il problema non sta più nei passi e nelle sequenze, ma tutto qui>> si indica la testa.
<<Ok>> dico sottovoce e rassegnata poso il quadernetto.
Prendo il cubo che mi serve per ballare e lo posiziono al centro del mio lato della sala. Quando gli faccio cenno lui fa partire dallo stereo la base.
Quando la musica finisce mi siedo per terra per prendere fiato e lui fa lo stesso mettendosi difronte a me.
<<Tu hai un solo problema Vitto: pensi troppo. La coreografia la sai, la fai bene, la tecnica è perfetta, devi solo lasciarti un po' andare, perché altrimenti è solo una serie di scatti interminabili. Devi sentirla e buttartici dentro completamente. Sei una ballerina davvero promettente, ma devi incominciare ad essere leggermente più sciolta e ad abbandonare gli schemi che ti sei prefissata in testa>> lo ascolto con attenzione, nonostante ció che mi stia dicendo sia il sunto di tutti i discorsi che mi sono stati fatti in questi anni da mia madre e mia zia.
<<Lo so, purtroppo>> ammetto sconfitta.
<<E allora perché non lo fai?>>.
<<Quando sei abituato ad un qualcosa è difficile iniziare a smettere, è quasi come una dipendenza...mettiamola così: se dici ad un fumatore di smettere di fumare di certo lui non prende subito il pacchetto di sigarette e lo butta nel cestino. Ci vuole tanto tempo. Spesso mi sono imposta di non voler più usare quel quadernetto e devi credermi, ci ho provato. Sai quando ci sono riuscita? Quando ho fatto gli ultimi casting per amici. Mi ero imposta di dover semplicemente scrollarmi da dosso qualsiasi pensiero e semplicemente godermela: godermi la coreografia, il momento, le emozioni, le sensazioni. Sai poi questa grande prova di coraggio come è finita? Non venni presa. L'essere stata richiamata a caso dopo mesi per me è stata una benedizione, una chiamata dal cielo, ed ora ho ancora più paura di prima a lasciar stare quel quadernetto, perché ho il costante terrore che l'allontanarmi da esso possa farmi deragliare da un momento all'altro, ancora una volta. Sono già di mio una persona molto pessimista, l'allontanarmi da quella che mi sembra essere un'ancora di salvezza aumenta ancora di più il mio pessimismo e le mie insicurezze. Ecco perché lo tengo sempre con me quasi ossessivamente: se prima era una necessità tenerlo con me ora il portarmelo appresso è dettato dalla paura di ricadere allontanandolo>>.
Secondi infiniti di silenzio si fanno spazio in tutta la stanza. Non si aspettava che dietro ci fosse tutto questo ed in realtà è la prima volta che lo dico ad alta voce e me ne rendo effettivamente conto.
<<Comprendo quello che dici e proprio dal tuo stesso discorso traspare il fatto che ormai è diventata una questione del tutto psicologica. Tu non hai bisogno di quel quadernetto per poter splendere, ti sei solo fortemente convinta di ciò. La verità è che per splendere hai semplicemente bisogno di liberare la mente. Il fatto che il liberarti dal quadernetto e il non essere presa ad Amici siano state 2 cose simultanee non sta a significare che una cosa è stata dettata dall'altra, semplicemente è capitato. Sarà stato o no un caso l'importante è che tu ora sia qui, pare a parte. Specialmente ora hai bisogno di dare il massimo e mantenere tutti questi schemi non ti aiuterà, al contrario peggiorerà la situazione. Sarà sicuramente difficile liberarti di tutto ciò, perché sono sicuro che ci hai convissuto per anni, ma è arrivato il momento di liberarti. Sono tutti qui per aiutarti, io compreso se ne avrai bisogno. Ok?>> annuisco tirando su col naso.
<<Ora la vogliamo riprovare stando un po' più chill?>> mi sorride alzandosi.
<<Si>>.
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Come nelle canzoni -Luigi Strangis
FanfictionPer antonomasia "Gli opposti si attraggono". Due personalità diverse, quasi opposte, ma non per questo incompatibili, spesso si ritrovano ad aver bisogno l'una dell'altra per poter completare la propria parte mancante.