Il tragitto per lo ShyMoon durava all'incirca 20 minuti, con strade strette e ripide. San Francisco era abbastanza rinomato per le sue vie poco sicure, ormai ci aveva fatto l'abitudine con i possibili ostacoli che avrebbe incontrato al bordo della sua misera carretta, che se avesse avuto facoltà di pensiero, si sarebbe schiantata da sola per porre fine alla sua esistenza. Non si ragguardò molto del tragitto, aveva imparato dal detto "prima il dovere poi il piacere" ed il piacere era una certezza, perciò valeva pena rischiare. Percorse il tragitto con estrema cautela, cercando di evitare strade troppo ripide o curve troppo strette. Per arrivare al locale si potevano fare tre percorsi, lui sceglieva sempre l'ultimo che era il più lungo ma anche il più prudente.
Arrivò al club che dall'esterno rifletteva su tutto l'isolato. Si stupì ogni volta della luce che emanava quel locale, una sorta di abbaglio in mezzo a mille case morte che probabilmente ripudiavano ogni notte quel luogo rumoroso e appariscente. Era piccolo in confronto alla gente che ospitava, almeno da fuori. Entrò guardando negli occhi la signora che probabilmente doveva essere colei che organizzava i tavoli. Gli rivolse uno sguardo di facciata:
-Buonasera, ha una prenotazione?-
-No, volevo prendere una consumazione all'ala b.-
-Certo, da questa parte.-
Due omoni di colore lo accompagnarono nella seconda stanza del club(erano tre) con estrema indifferenza. Conosceva perfettamente quel posto, la sala a era la più rinomata, una discoteca a tutti gli effetti, con tavoli tutti rivolti allla sala da ballo, spaziosa e capiente con l'unico malus di avere il pavimento troppo secco per poter muoversi agevolmente. Ricordava, in tempi memori da ragazzino, che quel posto fosse l'esatto luogo per non esprimere le tue qualità da danzatore e la cosa spesso lo turbava all'epoca. Amava ballare, pensava a tutte quelle volte che si destreggiava come un pazzo nella sua cameretta spoglia di ornamenti, con il pavimento lucido che lo faceva scivolare su ogni angolo. Non andava nella sala A da più di cinque anni eppure quei ricordi era perfettamente visibili nella mente.Entrò nell'ala b e constatò immediatamente quanto non cambiasse mai nulla in quel posto, tutto sembrava immobile in quel luogo giovanile. Trovava l'entrata leggermente scomoda, dovendo ogni volta ragguardarsi se non ci fosse nessuno al tavolo accanto per evitare l'impatto. Andò verso il bancone dove chiese un posto libero: per quanto quella fosse una stanza da 100 mq era incredibile quanto fosse dispersiva. I tavoli erano disposti a ferro di cavallo ma la maggior parte di essi era spesso prenotato o non disponibile. Tutti erano rivolti al bancone, che a prima vista aveva la stessa funzione di un pulpito. Un'altra ragazza gli indicò un tavolo libero e lui sia sedette, dando un occhiata ai clienti. Per la maggior parte erano gruppi di ragazzi che parlavano delle solite cazzate, niente di interessante per quanto fosse consapevole che avrebbe brillato davanti a tanta mediocrità che spesso sentenziava nei argomenti. Sarebbe stato il più brillante, come sempre.
ancor di più con la coca.
Ogni tanto gli aleggiava nella testa quel pensiero, quasi inconsapevolmente. Quella sostanza era entrata dritta nella sua testa dopo il suo primo libro, lasciandosi trasportare come il più scemo degli inguenui. Si era fatto debiti grossi con persone con cui era meglio non avere a che fare ma il danno era irreparabile. Aveva consultato psicologi e centri sociali e quasi per miracolo ne era uscito. Adesso aveva vari debiti da saldare, non sapeva nemmeno in quanto tempo ci sarebbe riuscito, ma aveva bisogno di chiuderli per poter rinascere. Sarebbe stata la sua seconda sfida della vita, con la posta in palio che era essa stessa. La gente da cui aveva ottenuto prestiti era pericolosa e avrebbe fatto di tutto per evitare di trovarseli davanti. La pubblicazione del libro lo avrebbe salvato, aveva necessità di pensarlo.
Guardò in direzione del banco e vide una ragazza che si distingueva nettamente dal gregge, aveva un completo nero e il seno tondo scoperto perfettamente in vista. Lo colpi la sicurezza che la ragazza emanava, gli occhi taglienti delimitati da un eye-liner rigorosamente nero. Cercò di distogliere lo sguardo un paio di volte per capire se effettivamente lei lo avesse notato ed ebbe riscontro positivo anzi, lo sguardo divenne fisso appena lui la notò. John percepiva perfettamente una preda, e quella era una delle migliori mai adocchiate. Si sbottonò i primi due bottoni della camicia e si tirò indietro la sua folta chioma di capelli, quasi a voler evidenziare il suo fascino.Non indugiò più di tanto e corse in sua direzione. Sentì di non essere totalmente a suo agio tantochè rischiò nel breve tragitto di inciampare sui suoi stessi passi. Riprese la concentrazione ed andò dritto dalla ragazza, ponendo l'attenzione più sulla sua camminata che sulla forte presenza che si trovava dinanzi a lui. Lei, paziente come una tigre in attesa di colpire la preda, attese un suo passo che anzitempo arrivò.
-Certo che ragazze del genere allo ShyMoon non si trovano facilmente.-esordì lui con un pizzico di esuberanza.
-Potrei dire altrettanto di te.- disse lei fissandolo nei occhi.
-E un viso del genere penso sia difficile trovarlo anche fuori da questo locale.-
-Potrei dire lo stesso sulla tua estroversia-aggiunse lei mordendosi il labbro inferiore.
-Comunque visto che non va mai fuori moda mi presento, sono John-
-Julienne, piacere mio-
-Nome insolito da queste parti-
-Non sono di qui infatti, sono francese, vengo più prevalentemente per lavoro.-
-Di cosa ti occupi?- chiese lui curioso
-Agenzia di commercio, sono manager di un'azienda che vende piastrelle per bagni e pavimenti-
-Sei venuta per cambiarle a questo postaccio?- disse lui ed entrambi risero di gusto
-No, questo posto è abituale quando devo risiedere qui qualche giorno, sai per spezzare la routine serale.-
-Beh ritengo tu abbia trovato la persona giusta per cambiare i tuoi piani abitudinari.-
-Lo spero vivamente.- disse lei con voce leggermente sensuale
I due parlarono vivacemente, l'alcol iniziò gradualmente a circolare nel loro corpo e la serata divenne per John scintillante: osservò più volte lei in tutta la sua passionalità. I suoi occhi verdi erano magnetici, si perse in più quel viso tipicamente francese, con lineamenti fini e docili. Avrebbe fatto centro quella sera, cercava solo il momento esatto per colpire la preda, dimostrargli cosa voleva ottenere da lei quella sera e perché no, per il resto della vita. Era diversa dalle altre ragazze che adocchiava, lo percepiva dal battito. Ad un certo punto lei si alzo per aggiustarsi il completo lievemente trasparente e notò che non indossava biancheria intima, intravedendo la sua vagina offuscata solo da un leggero vestitino nero. Si tocco la patta dei jeans blu, quasi come reazione istantanea, lei vide quel gesto e scoppiò una timida risata. Ordinarono il quarto drink di serata, gli animi continuarono imperterriti a bollire.
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L'ultima Volta
Short StoryJohn ha appena concluso le ultime firme per la pubblicazione del suo libro. Euforico, decide di godersi l'adrenalina che gli trasale in tutto il corpo.La sera nasconde misteri, sarà fatidica per sentenziare destini di chi con il destino non ci ha an...