A modo mio

643 14 0
                                    

Cercavo ovunque su internet, su instagram, dei diari alimentari "sani" di persone "sane" che potessi seguire assiduamente, ma trovavo solo account o blog per dimagrire o tornare in riga dopo cattive abitudini. Così, in un giorno di metà febbraio, il 17 febbraio 2014, cominciai la mia nuova avventura.

Se non riuscivo a trovare una guida da seguire, ebbene, sarei diventata io stessa la guida, per me e per altre persone con il mio problema. Cominciai a scoprire nuove persone, a leggere nuove esperienze, simili alle mie, a condividere i miei dolori e le mie vittorie. Cominciai a vedere il cibo come cura, come medicina e non più come nemico. Non mi importava di avere chissà quanti seguaci, all'inizio mi serviva solamente una piattaforma che mi permettesse di controllare le mie azioni e avere la consapevolezza di ciò che mangiavo. Ad ogni piatto una foto. Ad ogni foto un commento, carico di emozioni, riflessioni. Scrivevo ogni volta ciò che provavo, le mie difficoltà e i miei propositi per superarle. Ad ogni post un commento, un incoraggiamento, da parte delle persone che avevano cominciato a notarmi,a seguirmi. Cominciai ad impegnarmi sul serio inizialmente per gli altri e poi per me stessa, a propormi nuove sfide da sconfiggere e celebrare ogni traguardo, non più da sola. Cominciavano a scrivermi in privato, ad infondermi coraggio. E finii davvero per nutrirmi di ogni loro singola parola versata per me, ogni loro gesto di fiducia nei miei confronti. Più consensi ricevevo, più diventavo forte. Finalmente avevo trovato una via di uscita che mi permettesse di divenire importante per qualcuno e che non fosse auto distruttiva. Finalmente riuscivo a focalizzarmi non più su me stessa ma sugli altri: avevo cominciato ad interessarmi alle storie che la gente mi confidava, e inaspettatamente riuscivo a capirle così tanto nel profondo da infondere quello stesso coraggio che tutte quelle persone mi davano per andare avanti ogni singolo giorno. Un circolo vizioso sprizzante di positività, forza, vita: loro mi davano sicurezza e io ne davo a loro, sempre così, sempre di più. I seguaci si trasformarono da 10, a 100, a 500, 1000, 2000, 5000 e via dicendo. L'emozione che provavo e provo ogni giorno nel ricevere messaggi di ringraziamento era ed è indescrivibile, penso che quella sia stata una vera chiave di svolta per far emergere davvero la mia parte di me che avevo sempre nascosto, o forse mai conosciuto.

Ringrazio anche che in tutto questo turbine di emozioni, positive e negative, ho sempre avuto una parte lucida di me che osservava e analizzava la situazione. Quella parte è stata la stessa, vera, Arianna di cui accennato prima. Ecco perché, in un certo senso, posso dire che l'anoressia mi ha uccisa e mi ha fatto rinascere per quella che sono davvero. In quel turbine di pazzia, di isteria, di oscenità, mi sono ritrovata. Quella voce interiore che da sempre sentivo e che soffriva, finalmente era uscita allo scoperto per salvarmi, anzi, per salvare non solo me ma anche altre persone intorno alla mia rete di contatti virtuali (di cui alcuni di questi sono diventati reali, fisici).

E non posso biasimare il fatto che si, andarmene via, sebbene non fossi stata pronta, vivere fuori casa da studentessa fuori sede, mi è servito. Molto. Mi è servito perché innanzitutto a livello di ricovero sono riuscita a fare i conti con me stessa e con nessun altro: né con i miei genitori, né con la dietista, né con lo psicologo, né con qualsiasi altra persona che tenesse alla mia salute. Solo io. Ho cominciato a guarire davvero solo per me stessa, per il mio bene. E poi mi è servito perché indubbiamente sono uscita fuori da quella spirale che mi aveva inghiottita: una spirale di soffocamento ed insoddisfazione dovuta alle circostanze e a quell'amica che avevo sempre avuto, inevitabilmente, accanto.

Altra cosa: in questa mia nuova vita dopo il liceo, io e lei ci siamo separate. Chiamale coincidenze, chiamalo destino, ma il caso ha voluto che ci separassimo non per nostra volontà. Non mi riferisco alla distanza da casa mia, al fatto di aver intrapreso un'altra facoltà, un'altra routine (perché le vere amiche vanno al di là di tutto questo), ma perché sono successi dei disguidi nel nostro gruppo di amicizie, tali che io ho preso le parti di una persona e lei di un'altra, e quindi per forza di cose ci siamo separate. Non sto a rivangare di chi sia stata davvero la colpa di questa situazione, per molto tempo ho pensato fosse stata lei la causa del nostro allontanamento, ma poi penso che alla fine anche io ho voluto sotto sotto che ci separassimo, inconsciamente, per cercare finalmente di respirare, di crearmi per quella che sono davvero, senza più eclissi intorno. Ho cominciato a fare i conti con me stessa per la prima volta in tutta la mia vita, senza per forza aggrapparmi a qualcuno, ho cominciato a conoscermi davvero, ad analizzarmi e capire che in realtà, in me, non c'era nulla poi di così sbagliato. E via via, l'angoscia di aggiudicarmi quella magrezza tanto agognata per sentirmi importante, per valere davvero qualcosa, è scomparsa sempre di più.

Being a Lotus FlowerDove le storie prendono vita. Scoprilo ora