Capitolo 19

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Sabato i ragazzi partirono per la finale ma Sofia, Filippo e le due amiche li avrebbero raggiunti il giorno dopo per andare a vedere la partita. Della gravidanza Sofia non ne aveva ancora fatto parola con lui, aveva però chiesto dei consigli alle sue amiche, le quali però le dissero principalmente di comunicarglielo appena possibile senza girarci troppo intorno.
Era seduta in giardino quando le venne in mente un'idea per dirglielo: avrebbe organizzato una sorpresa la sera dopo, successiva alla vittoria dell'Italia. Ne era sicura: l'Italia sarebbe salita sul tetto d'Europa.
La mora scrisse subito al suo migliore amico per farsi aiutare con l'organizzazione, il suo compito era solamente quello di trattenere Federico in campo dopo la partita il più a lungo possibile, altrimenti non sarebbe riuscito nulla.
Sofia era a conoscenza che il suo ragazzo aveva un debole per i cani, per cui il suo istinto fu quello di cercarne uno da prendere il giorno dopo, sarebbe stato una parte integrante della sorpresa e, sperava, della sua vita con lui. Fortunatamente ne trovò uno veramente carino, era un piccolo labrador nero di qualche mese, descritto come dolce e affettuso, si chiamava Bailey. La ragazza chiamò il numero scritto nell'annuncio e le rispose una ragazza, le disse che si sarebbero potute incontrare la mattina successiva per concludere il tutto e entusiasta accettò.
«Ehi Sofi.» sentì la voce del fratello chiamarla dal letto.
«Dimmi campione.»
«Ho paura.»
«E di cosa?» gli domandò avvicinandosi a lui.
«Dell'aereo, non ne ho mai preso uno.»
«Tranquillo, una volta che sali chiudi gli occhi e ti addormenti, poi se hai paura ci sono io.»
«Me lo prometti?»
«Te lo prometto, mignolino?» disse lei mostrandogli il suo quinto dito in attesa che lui le mostrasse il suo.
«Sai che zio Federico mi ha promesso che se vincono mi porta al luna park?»
«Ah davvero, beh allora dovranno perdere.» scherzò la sorella iniziando a fargli il solletico sulla pancia sapendo che fosse il suo punto debole; successivamente la ragazza iniziò a leggere un libro al piccolo quando la chiamò Chiesa.
«Ehi, come stai?» le chiese dall'altra parte del telefono.
«Un po' di nausea ma per il resto bene, tu che mi dici? Carichi per domani?»
«Non vedo l'ora, non sono mai stato così gasato. Comunque spiegami bene cosa avevi intenzione di fare con Berna.»
«Allora, sai che lui ama i cani no? Beh domani ne passo a prendere uno appena arriviamo lì, poi pensavo di legare al collare un bigliettino o qualcosa del genere. Però ho paura che non la prenda bene, non lo so sono confusa.»
«Ma scherzi? Ti ama, e stai organizzando anche una cosa stupenda a parer mio, comunque conta pure su di me. Ci sono sempre.
«Piuttosto, con Alice?» subito dopo la mia domanda lo sentì ridere imbarazzato.
«Mi piace, tanto. Dovrebbe venire anche lei domani, tra l'altro non ha mai visto una partita di calcio in vita sua.»
«Serio? Tranquillo, la educherò bene. Basta che diventi juventina e andrà tutto bene.»
«Per forza, non scherziamo su queste cose. Comunque girano voci che Manu verrà a Torino.»
«Ma sei sicuro? Chi lo dice?»
«Segreto professionale. - disse tra una risata e l'altra. - No comunque sono serio, ne sarei molto felice, poi lui tifa i bianconeri da quando era bambino. Vabbè vedremo.»
I due si salutarono dato che entrambi avevano delle cose da fare, lui gli allenamenti e lei doveva preparare la valigia.
Dopo qualche ora, terminato di preparare il tutto, Sofia andò a cena con suo fratello e le sue amiche al Mc, così da andare poi direttamente in aeroporto.

Dopo qualche ora, terminato di preparare il tutto, Sofia andò a cena con suo fratello e le sue amiche al Mc, così da andare poi direttamente in aeroporto

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@sofiamancinii's story

Arrivarono in aeroporto per le 3 e l'aereo partì verso le 5:30 di Domenica mattina

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Arrivarono in aeroporto per le 3 e l'aereo partì verso le 5:30 di Domenica mattina.
Appena arrivarono a Wembley il clima cittadino era già da partita, le strade erano piene di bandiere inglesi, magliette di calciatori inglesi e striscioni con su scritto frasi di incitamento inglesi come "It's coming home".
«Ei sorellona, non mi piacciono queste bandiere, preferisco la nostra.» Sofia e le mie amiche si guardarono e scoppiarono a ridere.
«Fai bene Fil, vieni che andiamo da papà.» disse lei prendendolo in braccio.
Arrivate all'hotel i ragazzi avevano appena finito la colazione, si abbracciarono tutti quanti e cercai Federico ma non lo vide.
«Dov'è?» domandò a Jo e a Giacomo.
«È andato a correre, ha detto che aveva bisogno di alleggerire la tensione.» comprensiva la ragazza annuì anche se triste, capiva il suo stress, ma aveva bisogno veramente di un suo abbraccio; cercò di non pensarci più tanto e portò Filippo da papà.
«Ecco i miei due ragazzi preferiti.» disse lui avvolgendo il piccolo mentre Sofia rimase in disparte a guardare l'abbraccio dei due con un sorriso atrentadue denti. In quel momento si ricordò di quando era piccola, più precisamente il giorno in cui imparò ad andare in bicicletta che corse da suo papà per abbracciarlo, lui la prese e la sollevò: si sentiva volare. Realizzò di essere veramente fortunata ad avere un rapporto così unico con lui, vedere che lo stesso stava succedendo con suo fratello nonostante il poco tempo le faceva sorridere il cuore.
«Ciao pa', come stai?»
«Sono un po' agitato a dire il vero, però non vedo l'ora. Stasera sarete con me vero?»
«Ma certo, dove dovremmo essere?»
«Tesoro, io devo ringraziarti per tutto, mi hai sempre appoggiato nonostante i sacrifici che il mio lavoro ci costringeva a fare, anche adesso: sei qui. Sei veramente speciale, e il bambino che hai lì lo sarà altrettanto.» a quelle parole a Sofia venne spontaneo commuoversi, non ci pensò nemmeno per un secondo e abbracciò il padre. Era lui quello speciale, lei gli doveva davvero tutto.
«Ehi, anche io voglio un abbraccio.» disse Filippo mettendo un finto broncio.
Si avvolsero tutti e tre: erano a casa.
«Ah senti, ho una cosa per te. Un uccellino mi ha detto che qui c'è il tuo giocatore preferito.» disse il papà al piccolo prendendo un sacchetto da sotto la scrivania della sua stanza.
«Non ci credo, è la maglietta di Jorginho.» Sofia non poté non ridere sentendo il modo in cui pronunciasse il nome del numero 8 azzurro.
«So che hai quella di Fede, ma ho pensato che potesse farti piacere avere anche questa.» le porse la maglia di Bernardeschi.
«Grazie, di tutto.»
La ragazza fece caso all'ora e si ricordò dell'impegno che aveva preso, salutò tutti e prese un taxi per raggiungere Bailey.
Arrivata a casa della ragazza e vide subito questo piccolo essere peloso scodinzolare seduto vicino alla porta di casa, entrò e il cucciolo iniziò a strusciarsi sulle gambe.
La mora restò per un po' con la ragazza per controllare le ultime cose e rispondere alle solite domande di routine, poi le lasciò il cucciolo e Sofia fu libera di andare.
Decise di fare un giro per quella città che tanto amava, era da molto tempo ormai che aveva intenzione di visitare Londra per cui decise di non sprecare quell'occasione.
@sofiamancinii's story

@fbernardeschiMi hanno detto che sei arrivata stamattina, scusa ma ero a correre, quando torni?Mi manchi

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@fbernardeschi
Mi hanno detto che sei arrivata stamattina,
scusa ma ero a correre, quando torni?
Mi manchi.

Anche tu, non so quando torno, mi sa che ci vediamo stasera. Non preoccuparti che andrà bene.

Il pezzo mancante || Federico Bernardeschi Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora