Dalla chiamata erano passati giorni che erano stati particolarmente strani. Era come se fosse rimasto alla voce rotta di Christian, che continuava a rimbombargli nella testa senza sosta mai. Lo aveva percepito strano, distante, come se non fosse lui: non il suo Christian.
Che si fosse allontanato da lui? Sentiva di non aver risolto nulla con quella telefonata fatta di monosillabi. Non gli aveva parlato come suo solito. Sapeva che stesse affrontando un momento difficile con la danza, ma si erano sempre aiutati a vicenda e in quel momento si era sentito inutile come non si era percepito mai. Poteva approfittare di quel momento per recuperare un po' del tempo che avevano perso non sentendosi per settimane, ma non era stato così. Mattia si era detto che forse quello sarebbe stato un discorso fattibile solo tra fidanzati e non tra amici e per l'ennesima volta lo giustificò dandosi una pugnalata.
Lui sentiva l'aria mancargli quando non lo sentiva, fremeva ad ogni chiamata e sentiva le farfalle quando il moro pronunciava il suo nome. Questo non valeva per l'altro e non gliene poteva fare una colpa. Non lo aveva mai illuso e questo se lo diceva ogni volta che la sua testa vagava troppo e il suo stomaco si chiudeva per scene come quella della classifica delle ballerine professioniste più belle.
Quella volta aveva vissuto un brutto Dejavù che non avrebbe mai voluto rivivere. Gli ricordava troppo il motivo per cui si sarebbe dovuto allontanare.
Il problema era che Christian era diventato anche il suo migliore amico e non era pronto a rinunciare anche al suo compagno di risate, giochi e vita. Per quel poco che avevano passato insieme, Mattia aveva come avuto l'impressione di conoscerlo da una vita." Matti stiamo andando allo stadio, potresti non mettere quella faccia da funerale" lo colpì Daniele dal sedile posteriore. Non si era neanche reso conto di non aver proferito parola per tutto il viaggio. Si era perso nei suoi pensieri guardando fuori dal finestrino, cosa che gli capitava molto spesso ultimamente.
Si assentava per ore e chi lo circondava ormai aveva sempre più chiaro il motivo.
Nessuno aveva mai intavolato il discorso, ma anche a Mattia era sempre più chiaro che si stessero facendo una loro idea.
Non faceva neanche nulla per far cambiare posizione. Non era mai stato bravo a nascondere quello che gli passava per la testa: tutto gli si leggeva in faccia." Ci sono!" Rispose sorridente voltandosi indietro verso il fratello. Non voleva rovinargli il momento e cercò in tutti i modi di essere una buona compagnia.
Una volta raggiunte le tribune lascio andare subito l' ennesimo pensiero che lo aveva riportato a Christian.
Andare allo stadio era una delle cose che si erano ripromessi di fare insieme. Avevano scritto una lista di cose da fare che nel tempo era diventata lunghissima e c'era veramente di tutto.
In cima c'era un tatuaggio.Fu una proposta del moro che Mattia accolse prima con titubanza. Christian però era molto entusiasta della sua idea e il fatto che volesse condividere una cosa così con lui lo aveva fatto sentire importante.
Per il resto si trattava di esperienze molto più comuni, tra cui vedere Spongebob, buttarsi in mare nonostante la temperatura, andare allo stadio e mangiare gelato a colazione. Sull' ultima il moro ebbe qualche titubanza ma alle fine poteva accettarlo dato che il piccolo aveva acconsentito al tatuaggio.Era inevitabile. Qualsiasi cosa facesse gli ricordava Christian e tutto quello che avevano passato insieme. Certo si sforzava di pensare ad altro, ma era come se i giorni si fossero fermati quel maledetto giorno. Tutto da quel momento in avanti sembrava essere circondato da un'atmosfera di sogno da cui prima o poi ci si sarebbe dovuto destare.
La notte quando si trovava solo nel letto e i ricordi avevano le lame più appuntite, si trovava a sperare che Christian uscisse presto da quella scuola per riabbracciarlo e stringerlo forte. Tuttavia ritornava subito sui suoi passi perché non era così che lo amava: Christian doveva realizzare i suoi sogni e dimostrare al mondo chi era. Nulla valeva di più.
Lui sarebbe stato un semplice spettatore e avrebbe applaudito a qualsiasi suo traguardo. Sarebbe stato per sempre il suo fan numero uno, come era certo sarebbe stato viceversa. Se lo erano promessi una delle tante sere sdraiati sul letto insonni.