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Manuel era in ritardo. La sua moto quel giorno aveva deciso di abbandonarlo a metà strada ed era stato costretto a correre per mezza Roma a piedi. Il liceo non era mai stato così lontano come quella mattina. Che poi, la prima ora l'avrebbe persa comunque, quindi era anche inutile correre, si sarebbe fermato al chioschetto di fronte e avrebbe fatto colazione con calma, saltando anche la lezione di latino di cui non gli importava nulla.

Si era appena accomodato al suo tavolino, col suo adorato caffè e tanta voglia di far ripartire col piede giusto la giornata. Sentiva altri studenti che chiacchieravano tra di loro poco lontani da lui e tra le tante figure, riuscì a scorgere la figura del suo professore preferito. Dante Balestra era appena arrivato con la sua moto,che aveva parcheggiato di fronte al portone del loro liceo. Gli aveva fatto un cenno con il braccio, salutandolo con enfasi, aspettandosi due chiacchiere e un finto rimprovero da parte del suo professore che sosteneva che non avrebbe potuto saltare la prima ora del giovedì per sempre a causa del suo odio per il latino.

«Manuel, vorrei dire di essere sorpreso di vederti qui, ma sappiamo entrambi che non lo sono per nulla»

Così esordiva l'uomo, che si era accomodato di fronte a lui, mentre aspettava il suo cornetto. Manuel, che si stava accendendo la prima sigaretta della giornata, lasciò che l'uomo continuasse a dirgli che poteva anche dormire durante le lezioni di latino, ma che almeno avrebbe potuto degnare il professore della sua presenza.La sua attenzione però era stata richiamata da un profumo, dolce, che però aveva penetrato le sue narici. Seguendo la scia del profumo, Manuel poteva affermare di aver visto il ragazzo più bello del Da Vinci. Era lì, in tutta la sua bella presenza, poggiato al portone ormai chiuso dell'edificio mentre ascoltava distrattamente una ragazza bionda che a quanto pare, era emozionata per qualcosa che avrebbe dovuto fare quella stessa sera. Manuel non era il tipo di persona che si impicciava nella vita degli altri, però aveva inconsciamente pensato che quel ragazzo avrebbe dovuto fare parte della sua vita. Come amico suonava bene, ma come potenziale fidanzato suonava ancora meglio. Assorto nei suoi pensieri, si era ridestato solo nel momento in cui l'uomo di fronte a lui gli stava dicendo che aveva fatto spegnere la sigaretta tra le sue dita.

«Professò per caso lei conosce quel ragazzo lì?»

«Se parli del ragazzo poggiato al portone, quello è Simone, mio figlio»

«E sto Simone ha un ragazzo?»

«il ragazzo non ce l'ha, ma ho l'impressione che chi voglia diventarlo ce l'abbia qua davanti»

«ho una possibilità secondo lei?»

«lo trovi nella terza B, il suo banco è in fondo alla classe, nella fila centrale»

Era suonata la campanella della seconda ora, ed era dunque arrivato il momento per entrambi di entrare.

«fai quello che vuoi con queste informazioni, ma se vi becco a fare i piccioncini per saltare la prima ora ti metto un bel due»

«lei deve essere quello simpatico della famiglia ve'?»

***

Simone, terza B, fila centrale banco in fondo alla classe. Simone Balestra, il figlio del professore di filosofia, nonché suo preferito. Ci stava pensando da tutta la giornata. Il ragazzo ricciolino ormai aveva infestato la mente di Manuel e sicuramente non sarebbe andato via tanto facilmente. Era indubbiamente un bel ragazzo, atletico, studioso, sempre gentile. E secondo le voci di corridoio, un figo, ma per davvero.Era riuscito a scorgerlo in classe, quando senza nessun apparente motivo, si era presentato in terza B per ottenere chiarimenti dal prof Balestra. Poi, che al prof Balestra non aveva chiesto nulla, ma aveva passato il tempo a squadrare la figura seduta in fondo all'aula nessuno doveva saperlo. Aveva visto meglio i ricci fin troppo ordinati di Simone, rispetto ai suoi che sembravano tutto, tranne che ricci. Aveva avuto l'occasione di sentire la sua risata, poiché il professore aveva fatto una battuta su di lui, a cui neanche aveva fatto caso, ma Simone aveva riso un po' più forte degli altri alunni. La sua risata non era passata inosservata da Manuel, il quale istintivamente aveva pensato che avrebbe fatto qualsiasi cosa pur di essere lui la causa della sua risata, così cristallina e vera, da fargli battere il cuore un po' più forte. Una volta salutato il professore, in modo più che teatrale, come ogni cosa che faceva, si diresse nella sua classe, la quarta B, costretto ad ascoltare la noiosa lezione di italiano che gli toccava. Pensava però a come potersi avvicinare a Simone, non poteva pretendere che Balestra senior gli presentasse suo figlio, sarebbe stato imbarazzante. Per quel motivo, con una mezza idea in mente, si mise subito a scarabocchiare su uno dei tanti post-it nel suo astuccio.

«vorrei essere un fiore

e tu venissi piano

a cogliermi, a spiccarmi

e mi tenessi per mano.

mi piacerebbe anche essere vino rosso

e dolce alla tua gola

e scender tutto dentro a te

e sanare me pure, non te da sola»

Dopo aver scarabocchiato quelle parole, le sue preferite di quella poesia, decise che avrebbe lasciato il post-it sul banco di Simone, l'indomani mattina, con la firma della sua iniziale, sperando che il ragazzo non si prendesse gioco di lui. Forse era una idea stupida, ma sembrava il modo più adatto per uno come lui, che non era di tante parole e che sapeva esprimere i suoi sentimenti attraverso la scrittura, in particolare dei suoi scrittori preferiti, per avvicinarsi a qualcuno. A maggior ragione qualcuno che gli interessava e che aveva fatto breccia nel suo cuore come un fulmine a ciel sereno.

La mattina seguente, Manuel era nervoso. Lo si poteva capire dal modo in cui si torturava le mani, da come batteva insistentemente il piede contro il pavimento. Era arrivato mezz'ora in anticipo rispetto al suono della campanella per poter lasciare indisturbato il post-it e il caffè sul banco di Simone. Il suo inconscio era il primo che sabotava i suoi stessi piani, per questo il suo sguardo si spostava ripetutamente dalla porta della terza B al portone dell'edificio, mentre aspettava di scorgere la figura che stava cercando e che lo aveva trovato anche nei sogni. Ben presto vicino al portone, la figura di Simone si era palesata. Stava aspettando la sua amica bionda, che Manuel si augurava fosse solo una amica, se no avrebbe fatto la figura del pesce lesso. Ciò che non si aspettava era che Simone, mentre si avvicinava alla porta della sua classe, lo riconoscesse e lo salutasse con un sorriso e un cenno con la mano. Ancora stordito, Manuel aveva ricambiato il sorriso e il saluto, ancora con la mano a mezz'aria, mentre sentiva la campanella suonare, e le farfalle farsi sentiresempre più prepotenti nel suo stomaco.










ciao a tutt chiunque sia arrivato qui a leggere! sono tornata con qualcosina che spero sia abbastanza decente da essere letto. volevo chiarire dicendo che in questa storia manuel è in quarto e simone in terzo. non si conoscono ma hanno in comune dante come professore. chissà simone ci capirà qualcosa del post it o no? guess we'll never know.

alla prossima! vostra, mary <3


di post-it e innamoramenti nei corridoi -Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora