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Manuel era in ritardo. Era in tremendo ritardo, la sveglia aveva deciso di non suonare, il suo cervello era in totale black-out e in più era rimasto imbottigliato nel traffico. Si sentiva in colpa verso sé stesso ed era tremendamente innervosito dal fatto che non avrebbe lasciato quella poesia e il caffè sul banco di Simone.

Probabilmente tutto quello che aveva iniziato a fare da quando aveva adocchiato Simone era anche il motivo per cui aveva un senso andare a scuola, seguire le materie e andare il giorno dopo alle interrogazioni riuscendo a strappare una sufficienza. Aveva di nuovo senso la ricreazione nei corridoi, aspettare affacciato alla finestra, sentirsi leggeri, parlare con qualcuno ed essere il vero Manuel. Ma in quel momento, si sarebbe voluto scavare la fossa da solo. Sarebbe dovuto entrare nuovamente alla seconda ora, ma voleva convincersi che aveva ancora possibilità di trovare un modo e non farsi scoprire.

La terza B avrebbe svolto la prima ora in palestra. Motivo per cui, Simone con una scusa inutile, aveva liquidato il professore di educazione fisica e si era sistemato dietro l'angolo del corridoio, aspettando che si presentasse qualcuno nella sua classe, col caffè e il post-it.

Era determinato a scoprire l'identità del suoammiratore. Ormai era stufo di ricevere quelle piccole attenzioni e non poter risalire ad un volto, ad una voce, a quell'anima dolce che gli aveva dedicato alcune delle poesie più belle che Simone avesse mai letto.Con l'ennesima scusa del mal di pancia, Simone attento più che mai, continuava a sorvegliare la porta della sua stessa classe.

Era in ritardo, il suo ammiratore. Chissà che fine aveva fatto.

Si era stufato di lasciargli bigliettini? Non voleva aver più niente a che fare con lui senza neanche guardarlo in viso?

Manuel era riuscito a corrompere il bidello del piano terra ed era riuscito a farsi aprire il cancello sul retro per riuscire ad entrare nell'edificio. Aveva il fiato corto, il caffè che gli scottava tra le mani, e l'immancabile post-it quasi rovinato per quanto lo stava stringendo tra le sue dita. Dopo essersi assicurato che non ci fosse nessuno né in classe di Simone, né nel corridoio, entrò a passo felpato nell'aula, scappando poi come un ladro. Si sentiva osservato nonostante ci fosse solo lui in giro nei corridoi. Che la sua testa quella mattina gli stesse facendo l'ennesimo scherzo di pessimo gusto? Non ci diede tanto peso.

Chi avrebbe mai potuto vederlo?

 Sul volto di Simone aleggiava un sorriso vittorioso. Per diversi motivi, per giunta. Il primo, riguardava il fatto che era riuscito nel suo intento di scoprire il suo ammiratore, il secondo riguardava la felicità spontanea che gli aveva provocato vedere chi fosse. Vedere Manuel tra tutti, che faceva tutto quello per lui, riempiva il suo cuore di una felicità che non riusciva neanche a quantificare. Era felice che uno come Manuel stesse guardando uno come lui. Avrebbe potuto scegliere chiunque e aveva scelto lui.La curiosità lo stava divorando, infatti era subito corsi in classe a cercare il suo amato caffè e a leggere con occhi diversi il post-it arancione, stropicciato dalla corsa, ma carico d'amore. Era già amore? Probabilmente lo era sempre stato e lui era stato cieco tutto quel tempo.

***

La doppia campanella della ricreazione aveva risvegliato Manuel dalle sue paranoie. Sentiva davvero che ci fosse qualcuno a guardarlo e si augurava che non fosse proprio Simone ad averlo visto sgattaiolare nella sua classe di nascosto. Era il momento di andare a scontrarsi con Simone in modo totalmente casuale davanti al distributore. Sapeva che Simone in qualche modo sarebbe arrivato lì e d'altro canto Simone sapeva di poterlo trovare solo davanti alle macchinette.

«ehi»

«ehi»

«uhm che ci fai qui?»

«stamattina non c'eri quando sono arrivato e sono venuto a cercarti»

«sono entrato alla seconda ora, che c'è ti mancavo?»

«in realtà volevo solo vederti ed eccomi qui»

Oh. Simone voleva vederlo.

«so che sei sempre qui durante la ricreazione e non ho trovato una scusa plausibile quindi ho optato per la verità»

«la tua sincerità mi fa arrossire sai? Ci fosse ogni giorno un bel ragazzo come te che mi cerca per il semplice fatto di volermi vedere»

«beh ce l'hai no? Se no che ci faccio io qui?»

«la fine della scuola si avvicina, presto non avrai più scuse per vedermi»

«troverò una scusa. Che ne pensi di prestarmi uno dei tanti libri che leggi invece di seguire le lezioni?»

«Simone Balestra, mi stai chiedendo di vederci fuori scuola per parlare di libri?»

«in realtà sto cercando una scusa per entrare nel tuo mondo, fuori da queste mura intendo»

Ah. E ora chi glielo dice che metà del suo mondo ora ruota attorno a lui?

«possiamo cominciare smezzando questo pacchetto prima di entrare domani, se ti va»

«certo che mi va, è un'ottima scusa questa, Manu»

C'era un'aria strana tra loro in quel momento. Una nuova consapevolezza, che forse aveva preso Simone.Forse aveva contagiato anche Manuel. Forse entrambi erano pronti a scoprirsi per davvero. Ed era in quella conversazione velata che entrambi avevano capito che c'era di più tra di loro. C'era la voglia di starsi accanto, di essere una presenza forte e determinante l'uno nella vita dell'altro. Per questo Manuel quel giorno, decise che il post-it decisivo, ma decisivo per davvero, lo avrebbe lasciato l'indomani mattina.

«in quanti modi ti amo?

fammeli contare»











ciao amic eccoci con la quarta parte! questo è il penultimo capitolo e il prossimo sarà sicuramente l'ultimo. come al solito ringrazio chiunque sia arrivat qui a leggere e a chiunque spenda del tempo per commentare o per lasciare una stellina. alla prossima! vostra, mary <3

di post-it e innamoramenti nei corridoi -Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora