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Simone si sentiva un po' stordito quella mattina, non aveva dormito molto. Percepiva una strana sensazione. Avrebbe mentito dicendo che alla vista del ragazzo che aveva interrotto la lezione di filosofia il giorno precedente, ne era rimasto indifferente. Era rimasto affascinato dalla figura snella che si muoveva e gesticolava senza alcun timore mentre si confrontava con suo padre. Non lo aveva mai incrociato nei corridoi, forse non ci aveva fatto molto caso ai ragazzi prima di quel momento. Non che non li guardasse, ma forse perché non si aspettava di essere attirato improvvisamente da lui in particolare. Era riuscito a cogliere delle informazioni base da suo padre, dato che insegnava anche nella classe di Manuel.

Manuel era un bel nome. Era quel tipo di nome che si associa a una persona solare e loquace come lui. Aveva trovato anche spiegazione al motivo per il quale Simone non lo avesse mai notato nei corridoi. Essendo nella quarta B, la sua classe era dall'altra parte del corridoio e passava la ricreazione nella palestra della scuola.

I suoi pensieri vennero presto interrotti una volta varcata la soglia della sua classe, scorgendo subito l'aula vuota, con qualcosa però che giaceva sul suo banco. L'odore di caffè invase subito le narici di Simone, il quale con cautela si era sistemato al suo banco per cercare di capirci qualcosa. Cosa ci faceva un caffè sul suo banco? Per di più accompagnato da un post-it con una poesia di Hermann Hesse. Simone si sentiva in uno di quei film americani in cui l'ammiratore segreto lasciava indizi per farsi notare e lo guardava in silenzio da lontano.

Che lo avesse anche lui un ammiratore?

Certo non si reputava un brutto ragazzo, anzi. Però il solo pensiero che qualcuno avesse avuto quella piccola attenzione nei suoi confronti gli aveva riscaldato il cuore. Bevve il caffè con calma, rigirando tra le dita il piccolo post-it. Era giallo, con una scrittura disordinata ma abbastanza leggibile, era persino firmato con una ipotetica iniziale di chiunque lo avesse lusingato con quella sorpresa. Decise di riporlo con cura nel suo diario, dopotutto la poesia lo aveva intrigato davvero.Durante le lezioni continuava a pensare a chi avrebbe potuto lasciargli quel messaggio. Si ridestò solo quando sentì il doppio suono della campanella per la ricreazione.

Nel chiacchiericcio generale, durante la ricreazione, Manuel stava cercando di placare l'agitazione della mattinata. Un caffè del distributore in fondo al corridoio non lo avrebbe aiutato per niente, ma come d'abitudine, lo prese comunque. Quel distributore era sempre desolato, tranne per qualche professore che ogni tanto passava di lì. Manuel sapeva che poteva prendere tranquillamente il caffè, se così si poteva chiamare quel liquido colorato, e scendere le due rampe di scale che lo separavano dalla palestra. Una voce però lo distrasse dai suoi pensieri, che fitti com'erano, non gli avevano fatto riconoscere la voce che stava cercando di richiamarlo.«ehi uhm, Manuel?»

«Manuel il caffè è pronto»

Si ridestò nel momento in cui una mano delicata venne a contatto con il suo braccio, cercando di riportarlo sulla terra. Si girò di scatto, quasi si sentisse scottato da quel contatto, totalmente inaspettato. Non aveva sentito i suoi passi avvicinarsi, neanche riconosciuto la colonia che lo aveva tanto attirato il giorno prima. Simone si trovava lì, davanti a lui, che lo guardava con occhi strabuzzati, cercando di capire se il ragazzo davanti a lui stesse effettivamente bene.

«oh ehi sì uhm scusami ero assorto nei miei pensieri»

che poi riguardano tutti te.

«beh l'avevo notato, insomma non sei uno che passa inosservato» aveva replicato l'altro.«scusami per averti fatto perder tempo, bel ragazzo del caffè. Penso ti chiamerò così»

Aveva recuperato velocemente il bicchierino e si era allontanato, andando verso le scale.

«mi chiamo Simone, comunque»

«sei proprio bello, Simone, te lo hanno mai detto?»

«non proprio però grazie per il complimento»

«non c'è di che, Simone, te lo dirò ogni volta che vorrai»

E con quell'ultima frase, Manuel sparì giù per le scale mentre Simone era rimasto imbambolato davanti alla rampa a cui si era avvicinato per poter scorgere in qualche modo per l'ultima volta la figura di Manuel. Strano quel ragazzo, questo era il primo pensiero che aveva balenato la mente di Simone. Sembrava così bello e spontaneo, non sembrava imbarazzato e neanche intimidito. Non si conoscevano affatto eppure gli aveva detto, guardandolo negli occhi che era proprio bello. Non era una cosa che si sentiva dire tutti i giorni e sentirlo pronunciare dalle labbra di quel ragazzo era davvero un punto in più per lui. recuperò il suo bicchierino e si diresse in classe. Per un breve istante, volle credere che le attenzioni ricevute quella mattina potessero essere quelle di Manuel. Non gli sarebbe dispiaciuto. Non lo avevano lasciato per niente indifferente. In una sola giornata scolastica Simone si era fritto il cervello mentre pensava alla poesia che gli era stata dedicata e a Manuel.

*** 

«spero per te che ci sia un buon motivo che giustifichi il sorriso da ebete che ti ritrovi in faccia»Quella era la frase che lo aveva accolto a casa una volta chiusa la porta d'ingresso. Sua madre era una impicciona, un po' lo era anche lui, ma non credeva di essere stato così pessimo a nascondere la sua felicitàtanto da farlo capire a sua madre senza neanche averle detto nulla.«eddai ma' non cominciare»

«e allora ho ragione! Che ti sei innamorato?»

«innamorato è 'na parola grossa, magari mi piace un ragazzo a scuola»

«e ti piace così tanto che sei arrossito così»

«basta ma' è troppo sentimentale adesso»

Chiuse la porta della sua stanza, facendo capire a sua mamma che la conversazione era ormai chiusa.

«magari quando lo conquisto te lo presento, mh?»

urlò dalla sua camera cercando di farsi sentire dalla cucina.

«lo sapevo Manuè, non sai dire di no a mamma tua»

Aveva passato tutto il pomeriggio a pensare al prossimo post-it che avrebbe lasciato sul banco di Simone.Ogni poesia che conosceva sembrava minuscola e insignificante in confronto a ciò che voleva esprimere, fargli capire con poche parole ciò che davvero voleva. Non voleva grandi dichiarazioni o promesse, voleva una presenza. Sapere che ci sarebbe stato. E che quel rapporto sarebbe stato immutabile ma libero allo stessotempo. Ancora una volta, Hesse gli concesse di esprimere i suoi pensieri al meglio.

«non è il tuo amore che voglio

voglio soltanto saperti vicina

e che muta e silenziosa

di tanto in tanto,

mi tenda la tua mano»

Soddisfatto di ciò che aveva scritto, si era preparato mentalmente al giorno seguente, il quale non vedeva l'ora iniziasse. Non vedeva l'ora di correre nei corridoi e lasciare il post-it, questa volta verde, accompagnato da un altro caffè sul banco di Simone. Avrebbe aspettato davanti la porta della sua classe, nella speranza di scorgere Simone e magari di riuscire a scambiare due chiacchiere con lui. Il suo piano per avvicinarsi al più piccolo sembrava funzionare e questo lo rendeva davvero felice. Magari Simone si sarebbe davvero innamorato di lui. Non si sarebbe arreso facilmente.




ciao eccomi sono sempre io! sì lo so la mia ossessione per Hesse la paleso attraverso manuel, però è così bello che mi emoziona sempre. spero questa seconda parte vi piaccia! presto movimentiamo le cose e ringrazio sempre chiunque sia arrivato qui a leggere. alla prossima!! sempre vostra, mary <3

di post-it e innamoramenti nei corridoi -Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora