Capitolo 22

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Tornare in università è la parte più devastante di tutta questa storia. Non mi ricordo se ho dato esami, non mi ricordo i compagni, non mi ricordo niente.
Claudia mi aiuta parecchio, ma non seguiqmo tutti i corsi insieme e nei corsi in cui sono da sola non riesco ad ambientarmi ed ho paura di non farcela.
Oggi i ragazzi giocano la partita di ritorno di Champions League contro il Porto e devono assolutamente passare. Insieme alle ragazze ci siamo messe d'accordo per andare tutte allo stadio a sostenerli, sperando di portare un po' di fortuna.

Intorno alle 18 finisco le lezioni e considerando che la partita è alle 21 ho 3 ore a disposizione per prepararmi a dovere, così torno a casa di Federico che è vuota, siccome lui è con la squadra.
Chiamo Alice, Claudia e Oriana e dico loro di venire a casa, cosicché possiamo prepararci insieme e andare insieme all'Allianz Stadium. 
Dopo un quarto d'ora fortunatamente arrivano e ci sono pure i baby Morata.
Ale mi corre incontro ed io lo prendo in braccio baciandolo tutto.
Io:"Ciao ragazze! Ciao orsacchiotti!" Dico dando un bacio pure a Leo e ad Edoardo.
Non mi sono mai piaciuti i bambini, ma loro sono così amorevoli che mi fanno sciogliere il cuore.
A.C:"Ciao bellezza! Come stai? Com'è andata la giornata?" Chiede Alice, premurosa come sempre.
Io:"Bene dai, è faticoso ambientarsi una seconda volta." Dico un po' in imbarazzo. Le altre ragazze nel frattempo hanno iniziato a parlare del più e del meno e ci uniamo pure io e Alice, mentre i bimbi giocano con i cagnolini di Fede.
O.S:"Speriamo che la Juventus passi, anche se Paulo è infortunato ci sta malissimo quando la Juve perde." Dice Oriana sconsolata. Tiene molto a Paulo e si vede, come si vede l'amore che lui prova per la Juve.
C.R:"Ci pensa il nostro gioiellino, vedrai." Dice Claudia facendo l'occhiolino nella mia direzione, alludendo a Federico.

Alle 20.30 siamo tutte allo stadio, pronte a sostenere la nostra squadra.
I ragazzi entrano per il riscaldamento e si vede che sono tutti tesi, speriamo non facciano qualche disastro.
Perfettamente in orario inizia la partita e sembra abbastanza equilibrata, finché Merih Demiral comemtte un'ingenuità che causa un rigore per il Porto, che Sergio Oliveira realizza. Lo stadio si ammutolisce, si sente solo Pirlo che incoraggia i ragazzi e noi che urliamo a squarciagola, ma fino alla fine del primo tempo il risultato resta questo, noi sotto di un gol.
Decidiamo di non scendere negli spogliatoi per non distrarre i ragazzi, ma dobbiamo dargli forza, anche da qua.

Poco dopo l'inizio del secondo tempo, Federico realizza un gol spettacolare che fa esplodere lo stadio di gioia: siamo 1-1!
Esultiamo tutte come delle pazze, ed è giusto che sia così perché loro hanno bisogno di sapere che ci siamo.
Passati altri cinque minuti il Porto resta in 10 e questo ci dà un'ulteriore possibilità ed infatti al minuto 63 Federico realizza la sua doppietta personale.
Come se non ci fosse nessuno, mi alzo e mi metto ad urlare.
Io:"Ti amo Federico!" Urlo a squarciagola quando lo vedo fare una "E" con la mano.
Abbiamo lo stesso risultato dell'andata, di conseguenza dobbiamo andare ai supplementari.
Dopo una ventina di minuti, Adrien Rabiot commette un fallo che porta ad una punizione per il Porto, ed una stronzata in barriera di Ronaldo porta al gol della squadra fuori casa. Dal 3-1 per noi, annullato per fuorigioco di Álvaro, al 2-2, che ci abbatte fisicamente e moralmente.
Rabiot si fa perdonare segnando il gol del 3-2, ma ormai è troppo tardi. L'arbitro fischia tre volte, la Juventus è eliminata dalla Champions League.
Le lacrime mi rigano il volto, ma non sono lacrime di delusione perché sono consapevole del fatto che i ragazzi in campo hanno dato l'anima, sono lacrime di tristezza, perché nonostante abbiano dato tutti il 100%, non è bastato. Non basta mai.

Scendiamo negli spogliatoi in silenzio, andando ognuno dal rispettivo ragazzo. Stanno tutti piangendo, perfino Cristiano Ronaldo.
Federico è inconsolabile, tira calci a qualsiasi cosa con il rischio di farsi male e urla contro chiunque gli si pari davanti, menomale che non ci sono i bambini, altrimenti si spaventerebbero troppo.
A.P:"Ragazzi, mi dispiace. È colpa mia, voi ce l'avete messa tutta. Avete dimostrato cos'è la Juventus ed io ve ne sono grato ma purtroppo non sempre basta. Dobbiamo ripartire da qua, dobbiamo andare avanti nel nostro cammino anche se siamo tutti delusi." Dice il mister con gli occhi lucidi.
X:"Se il calciatore più forte del mondo si mette a fare stronzate e quello che dovrebbe essere l'erede di Messi non c'è mai nel momento del bisogno, forse il problema non siamo noi ma loro." Mi giro per capire da chi proviene quella voce e vedo Aaron Ramsey con uno sguardo di fuoco che guarda Cristiano e Paulo. Ma come si premette?
A.A:"Non ti permettere mai più di dire una cosa del genere Aaron! La Juventus è una squadra, è una famiglia. Non si attacca il singolo, soprattutto non deve permettersi uno della squadra." Tuona il presidente, appena entrato nello spogliatoio.
Io e le ragazze decidiamo di uscire, capendo il momento delicato in cui è la squadra.

Dopo circa un paio d'ore siamo tutti nella rispettiva casa, io e Federico siamo sul letto e sto ancora cercando di calmarlo, non smette di piangere.
Io:"Fede, amore, va tutto bene. Sei stato formidabile, lo siete stati tutti. Vedrai che l'anno prossimo andrà meglio." Dico prendendo il suo viso tra le mani.
F.C:"Volevo restare in Champions perché avrei voluto finire la serata in un altro modo.." Dice lui allungandosi verso il comodino ed estraendo una scatolina.
F.C:"Parto con il dire che lo so che siamo giovani, che stiamo insieme da poco e che rischio molto, ma io ti amo Emma, ti amo come non ho mai amato nessuna in vita mia e voglio passare il resto della mia vita con te. Quindi, Emma Ferrari, vuoi sposarmi? Anche se sono un disastro, ma prometto che ti amerò come meglio meriti." Non ho parole. Non ci sono parole per descrivere come mi sento in questo momento.
Io:"SI! SI! ASSOLUTAMENTE SI!" Dico saltandogli addosso e riempiendolo di baci.

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emmaaf: Altre cento volte SI amore mio! @fedexchiesa

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