C'è chi sogna di dominare il mondo e chi dedica tutta la vita alla creazione di una spada. E se c'è un sogno a cui sacrificare tutti se stessi, c'è anche un sogno simile a una tempesta che spazza via migliaia di altri sogni. Non c'entra la classe, né lo status, e neppure l'età. Per quanto siano irrealizzabili, la gente ama i sogni. Il sogno ci dà forza e ci tormenta, ci fa vivere e ci uccide. E anche se ci abbandona, le sue ceneri rimangono sempre in fondo al cuore... fino alla morte. Se si nasce uomini, si dovrebbe desiderare una simile vita. Una vita da martiri spesa in nome di un dio chiamato "sogno" – Grifis (Berserk)
Sussurravano, ma il loro eco li smascherava.
Camminavano a piccoli passi, ma serviva a poco: la foresta aveva davvero orecchie ovunque.
"E ha anche delle bocche da sfamare" pensò Kaya, scrutando con agitazione il paesaggio silenzioso, il passo cauto e le lunghe orecchie sul chi-va-là.
Accanto a lei, il mezzosangue e il suo fratellino. Quest'ultimo stava creando un vero scompiglio.
"Siamo da soli" puntualizzò Takk "non c'è nessuno"-uno-uno-uno-uno, sibilava l'eco.
"Qui non si è mai da soli" la voce di Skag sembrava decisa "se fossi in te, non chiamerei così ad alta voce i nemici" -ici-ici-ici-i....
Un rumore improvviso ammazzò l'eco della voce del mezzosangue. Un tuono, soltanto un normalissimo tuono. Era stato piuttosto improvviso: le fitte chiome della vegetazione bloccavano il regolare passaggio della pioggia e della luce, soltanto alcune goccioline intrepide riuscivano a filtrare tra le fronde. Come illustrava il saggio esploratore Ubak, quella foresta si trattava dell'unico luogo del mondo conosciuto in cui non era la Luce a governare, bensì le Tenebre.
L'assenza di altri rumori era la cosa più inquietante. La gocciolina che si frantumava sul suolo era la colonna sonora che li accompagnava nella loro flebile ma perpetua marcia.
Da quel momento in poi cercarono di bisbigliare le loro voci in flebili suoni: l'eco era troppo pericoloso.
Un altro tuono. Certo, bisognava considerare anche quello: ogni volta che quello strappo passava nel cielo col suo orribile rimbombo Takk sussultava dalla paura, ma per mostrare un atteggiamento virile cercava di ricomporsi subito dopo. Con tutta probabilità aveva i calzoni inzuppati di merda. Kaya pensò che forse non era l'umidità la causa di quell'odore rivoltante.
Erano stanchi, e dovevano a tutti i costi cercare un luogo dove dormire. Ma in quel luogo si poteva davvero riposare, con tutti quei pericoli?
La giovane elfa voltò lo sguardo verso Skag: le sue esili dita impugnavano l'elsa della spada rugginosa. Kaya ebbe un lampo di genio e finalmente trovò un argomento di cui parlare col mezzosangue.
"Qual è il suo nome?"
Skag la guardò con lo stesso sguardo sospettoso di quando quello stesso pomeriggio si erano conosciuti "il nome di mia madre?"
"Ma no" sospirò Kaya. Il suo indice bianco latte indicò ciò a cui si stava riferendo "questa."Il mezzosangue si lasciò scappare un sorriso. "Dovrei darle un nome?"
"Ho letto nei Popoli di Garabriel che gli umani lo fanno, pensavo che lo sapessi."
"Adesso fai la saccente, elfa?" Skag sembrava quasi divertito "io non sono un umano. O almeno in parte non lo sono."
"Questo non ti vieta di dare un nome alla spada" rispose Kaya, ammiccando al mezzosangue con una smorfia."Mh...." Skag ci pensò su "che ne dici di Ruggine?"
"Ma sei serio?" Kaya squadrò da capo a fondo il mezzosangue "E' il nome che chiunque darebbe, ad un primo sguardo. Dovresti darle un nome più intimo."
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L'ultima frontiera
FantasyEramix, unico grande continente del Mondo Conosciuto, è nella seconda guerra civile nell'arco di un secolo: la fazione magica e la fazione umana, un tempo alleate contro un nemico comune, combattono per la supremazia di una razza sull'altra...