Gli inquilini - capitolo 2

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Ero sdraiata in una pozza di sangue, lacrime e disperazione.
Avevo appena visto tutta la mia famiglia essere fatta a pezzi e mangiata davanti a me dai putrefatti mentre piangevo per una quantità sorprendente di dolore grazie a metà della mia spina dorsale rotta.
Sentivo con angoscia una voce femminile che cantava una vecchia e solita canzone country sul mio corpo mezzo morto.
«Perfavore, basta! Smettila!»
Il suo canto rieccheggiava fra le mie orecchie sempre più potente e aggressivo.
«Basta!» Dissi tra sangue e lacrime.
Ma lei continuava a cantare.

***

Mi svegliai di colpo, era ancora notte fonda.
«Cazzo.»
Mi guardai intorno.
Vidi Carl di spalle che sbirciava nel mio taccuino.
«Che diavolo ci fai qui!?»
Lui mi guardò divertito.
«Te l'ho detto che avresti dovuto conviverci.»
Cercai di riprendermi da quel solito e noioso incubo.
«Che ore sono?»
«Le quattro e mezza del mattino. A chi dicevi basta prima? Stavi facendo un incubo? Vedo che scrivi canzoni-»
«Fammi riprendere prima di farmi tutte queste domande, Gesù Cristo!»
Lui si avvicinò a me con un fazzoletto.
«Che hai sognato?»
Si sedette sul letto e iniziò ad asciugarmi il sudore.
«Sudi proprio tanto eh.» Disse mentre m'incantai un'attimo.
«Posso fare anche da sola.» Presi il fazzoletto con forza.
«Lasciami fare, strega.» Mi trattenne la mano.
«Vaffanculo.»
Tirai un sospiro.
«È il solito incubo non molto allegro.»
«È per questo che si chiama incubo, no?»
«Vabbè. Ci sono io in mezzo a questa pozza di sangue che vedo la mia famiglia mangiata viva e una voce che mi fa sentire male.»
Carl mi guardò e mi accarezzò la guancia.
«Che guardi?»
«Hai delle belle lentiggini.»
Tolsi la sua mano.
«La musica mi è piaciuta fin da piccola. Scrivo canzoni da quando ho 11 anni, mio padre mi prese la mia prima chitarra, però la cosa divertente è che Joel mi ha insegnato. È l'unica cosa che è rimasta così com'era da quando è iniziato tutto questo, la musica è sempre stata parte di me.»
«Divertente direi. Ne ho lette molte. Sei proprio brava, lo sai? Hanno significati molto profondi, come "Slipping through my fingers", a chi era dedicata?»
Distolsi lo sguardo.
Tutto quello che avevo passato, quello che avevo visto..
Non l'avevo ancora superata.
«Io..»
«Tu?»
«Non credo di volerne parlare.»
Lo guardai negli occhi.
Chissà da cos'era incantato.
«Ora vorrei dormire.»
Scosse la testa.
«Oh si, scusa. Certo.»
«Esci dalla porta d'ingresso o dalla finestra come sei entrato?»
Rise.
«Preferisco non essere ammazzato da Joel stanotte.»
Mi rimisi tra le coperte.
«Buonanotte strega.»
«Buonanotte.»
Prima di uscire dalla finestra mi diede un bacio sulla guancia.
Mi alzai di scatto.
«CHI TI HA PERMES-»
Era già scappato.
Presi la perla che avevo in tasca.
Era l'unico ricordo di Willy.
La misi alla luce della luna.
Mi piaceva guardarla per dormire, mi aiutava.
Ed il sonno regnò..

***

Mi svegliai.
«Finalmente.»
Mi alzai troppo presto e caddi a terra.
«Oh, non me ne va bene neanche una, madonna!»
La mia porta si aprì
«Oh cielo. Sei proprio spastica, ti sei fatta male?» Era Abby, mi porse la mano per aiutare ad alzarmi.
«No niente, è che mi ero appena svegliata e mi sono alzata subito.»
«Dai vieni giù, ti ho preparato anche la colazione.»
«Vado un'attimo in bagno.»
Era bello poterlo dire dopo una vita.
"Vado in bagno."
La storia della mia vita.
Abby annuì e aprii la porta del bagno.
«Ma tu che cazzo ci fai qui?»
Vidi Carl che si lavava la faccia.
«Michonne stava in bagno da una vita, e visto che siete più vicini sono venuto qua.»
«Levati.»
Mi guardò male.
«Calmati. Nervosa già di prima mattina?»
Quel ragazzo mi annoiava proprio.
«Non dirmi che mangi qui, perfavore.»
«Già che ci sono. Non fartene un problema, non è colpa mia se sto simpatico ad Abby e non a te.»
«Esci e basta.»
Sbuffò.
«Lo faccio perché lo voglio io, non perché me lo dici tu.»
Aveva il carattere di un bambino, ma sembrava un ventenne.
Chiusi la porta.
Guardai lo specchio del cabinetto.
Gli specchi non mi piacevano.
Fin da piccola vedevo figure strane dietro di me.
E mi faceva paura.
Mi lavai la faccia e i denti.

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