Cominciai subito a stirare della biancheria che mamma aveva lasciato nel cesto. Passai più volte il ferro incandescente,un po' arrugginito,sulla camicia di papà,facendo attenzione a non lasciare aloni,ad ogni passaggio.
"Yasmina?" mi chiamò mia madre,indaffarata forse,con la cena.
"Sì mamma.." risposi riponendo il ferro sul tavolo.
"Vieni,devi apparecchiare,tuo padre tornerà a momenti."
"Va bene mamma,arrivo."
Misi il ferro per terra,a contatto col pavimento freddo e mi affrettai su per le scale,diretta in cucina.
"Yael...dammi una mano." mi rivolsi a mio fratello,troppo preso dal giocare con la pista per le biglie.
Lui negò col capo così io sbuffai rumorosamente.
"Yael,da una mano a tua sorella e falla finita."
Con un sorriso di soddisfazione sul mio volto lo vidi mettere le posate e i bicchieri.
Nel frattempo arrivò anche papà,che baciò mamma sulle labbra e me sulla fronte. Poi scrollò leggermente le spalle di Yael.
Max,l'altro mio fratello,si accomodò a tavola e si riempì la bocca di purea. Guadagnandosi un'occhiata truce da parte di mamma.
Max era più grande di me con soli due anni. Ne aveva venti per la precisione,ma era solamente un pallone gonfiato,cresciuto solo di statura. Eppure gli volevo un bene dell'anima.
Un bene,troppo grande e forte di quello che avrebbe dovuto essere. Ma fin da piccoli,la comunità ci insegnava ad amarci,indipendentemente da tutto.
"Ruth,accendi la radio."
Mamma fece come disse papà e ci accomodammo a tavola.
Una notizia importante doveva girare ora,la musica di una fisarmonica fu violentemente interrotta."Tutte le famiglie ebree di Molching,verrannò presto deportate nei rispettivi campi.
Questa notte signori..sarà la notte dei cristalli. Da domani inizieranno le deportazioni. Chiunque nasconda o tenti di far fuggire ebrei,sarà duramente punito dalla legge.
Chi inquina il nostro paese,dovrà pagare, e pagherà tedeschi. È una promessa."
La voce roca di uomo pronunciò quelle parole. A Max caddero le posate di mano. Mamma scoppiò in lacrime. Io li guardavo inerme,capace di far dell'altro,insieme a Yael.
"Un discorso davvero commovente." ironizzò papà.
Nessuno riuscì a finire la propria cena quella sera.
Ed il brutto era che nessuno riuscì a prendere sonno quella notte.
Rumori di vetrine rotte,scoppiettii di fiamme divampate nei cassonetti.
Urla di gente,che vedeva infrangersi nelle mani e negli occhi la propria vita.
Un destino che non ci avrebbe dovuto appartenere.
Eppure aveva solo un nome: "Ebreo".
N/A
Ragazze, questo è una sorta di capitolo di passaggio, nel prossimo si passerà all'azione.
Commentate, votate, consigliate questa storia a chiunque; FATEVI SENTIREEE ❤️
Alla prossima :)Dia and Ala xx
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103 • z.m.
Fanfiction❝ Non t'accorgi diavolo che sei,che tu sei bella come un angelo, 103. ❞ Questa è una collaborazione con Diana_Demetra. Graphic by me. [questa storia può contenere scene violente che possono nuocere, leggete a vostro rischio.]