You are not the Sun

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Il sole basso all'orizzontale mi infastidisce, la tendina è aperta e l'unica soluzioni per non disturbare il ragazzo vicino a me, Davide, è continuare a muoversi e trovare una posizione comoda sulla poltroncina del treno che sfreccia nella campagna tedesca. Ho conosciuto Davide all'età di 7 anni durante un corso di pianoforte dopo poco, però abbandonai le lezioni. Intanto, in quelle poche lezioni avevo perso la testa per Davide, che sembrava un ragazzo così dolce e gentile visto che si vestiva da clown per far ridere il piccolo Nicola. Il ricordo di Davide sul triciclo mi fa ridere e la mia risata attira la sua attenzione. I suoi occhi scuri mi osservano con attenzione. Amo gli occhi scuri, sembrano fatti apposta per coprire un'anima che cade a pezzi, così scuri, che oltre non si vede niente, se non il proprio riflesso. Distolgo velocemente lo sguardo, terrorizzata dall'idea che mi stia ancora guardando.
"Ho qualcosa in faccia?"
La voce bassa ma forte di Davide mi scuote, facendomi provare sensazione che non provavo da tempo.
Mi giro lentamente verso di lui e di conseguenza indosso la mia maschera di indifferenza.
"Scusa?"
Dico facendo finta di non conoscerlo.
"Mi stavi guardando, hai riso. Ho per caso qualcosa in faccia?"
Chiede in modo cortese, mi sorride mentre aspetta la mia risposta e il suo sorriso mi abbaglia più del sole dietro di lui.
"No no, ero solo immersa nei miei pensieri e uno di questi mi ha fatto ridere."
Si scusa e torna a leggere il suo libro.
Mi giro verso il corridoio e una bambina, vestita da girandola, in mezzo a tant'altre bambine con addosso vestitini da principesse, attira la mia attenzione, travolgendomi in un vortice di ricordi.
"Sei diversa. Forse non migliore, ma diversa. Ed essere diversi non è una passeggiata".
"Re non farti abbattere, hai capito? Non farti trascinare dalla massa, rimani così. Sii unica."
"Ma guardatela! Ma chi si crede di essere?!"
"L'hai promesso Rebecca...adesso non puoi tornare indietro..."
" Rebecca vuoi un tic-tac?"
Vengo riportata velocemente alla realtà dalla voce del ragazzo al mio fianco.
"Ci conosciamo?"
Corruga leggermente la fronte ma i suoi occhi non si staccano dai miei, sorride in modo teso e dice:
"Pensavo che mi riconoscessi."
"Non sei il sole." Rispondo un modo secco e acido.
Davide, adesso, ha la faccia sorpresa, sposta lo sguardo verso il contenuto dei tic-tac che ha in mano e sembra quasi perdersi nei ricordi prima di parlare:
"Ti avevo scambiato per una vecchia conoscenza. Vi somigliante tanto. Lei era una mia compagna di avventura...Volevamo aiutare un amico a superare un brutto momento. Era così dolce e gentile, poi non l'ho più vista. Lei era Rebby, la nostra Rebby."
Lo guardo mentre parla di me, della vecchia me. Io non sono più così. Rebby non esiste, adesso c'è solo Re.
Poco dopo la fine del suo discorso mi guarda e accenna un sorriso insolente.
"Non proprio uguale a te, lei non era acida."
Gli lancio un'occhiataccia e lui ride. Una risata contagiosa, come quando la piccola Maria non riusciva a capire come aveva fatto Beethoven a comporre nonostante la sua sordità. "Rebby come faceva? Non poteva sentire, come faceva a capire se la sua musica piaceva?" E Davide scoppiava a ridere travolgendomi nella sua risata.
Non è cambiato, per niente. Forse lui non ha ancora conosciuto la parte marcia del mondo.
Decido di ignorarlo perché so che farmi di nuovo travolgere da Davide riporterebbe a galla il mio passato. Nonostante il mio ignorarlo, lui continua a guardarmi, come se cercasse la vecchia me. La Rebby divorata dai propri demoni. Cerco di ignorarlo,guardando il paesaggio che passa velocemente dal finestrino del treno, cerco un qualcosa di inesistente nella mia borsa, accendo il mio telefono, ma nulla. I suoi occhi scuri mi scrutano. Sbuffo e gli faccio una linguaccia, dopo gli chiedo se vuole darmi ancora un tic-tac, facendo entrare Davide di nuovo nella mia vita.
Possa definitivamente il libro e cerca il contenitore dei tic-tac nello zaino mentre sorride. Cominciamo a parlare dei nostri vecchi amici di pianoforte.
"Pina adesso lavora a Roma, come giornalista. Sai che le è successo? Si è rotta in braccio mentre cercava di prendere il barattolo di nutella! Nonostante gli anni è rimasta la stessa." Dice ridendo.
La risata di Davide sovrasta leggermente il rumore delle rotaie del treno ed io, insieme a lui, ci perdiamo nel mondo dei ricordi.
Solo dopo che una voce metallica riavvisa la mia fermata torniamo nella realtà.
"Davide scendi qui?"
"Ho la fermata più avanti, devo incontrare una persona."
Annuisco e mi avvicino alla porta aperta "Allora ci si vede." Muove la testa in segno di assenso ed io esco, appena in tempo, dalla cabina, prima che le porte si chiudono. La folla della stazione mi travolge, le urla, i rumori del treno in partenza e le voci metalliche degli avvisi non mi fanno sentire le parole di Davide che cerca in tutti i modi di attirare la mia attenzione. Non riuscendo a capire cosa cerca di dirmi, lo guardo mentre, insieme al treno, si allontana dalla stazione. E una strana sensazione s'impossessa di me, una specie di sollievo nel vederlo lontano da me...

















Salve 👋
Sono la ragazza pazza che si è lanciata in quest'avventura. Premetto che questo è il mio primo libro pubblicato quindi siate buone con questa principiante 🙈
Perdonatemi per gli errori.
Ricordatevi di lasciare una piccola stellina

Preferisco non postare immagini dei possibili personaggi, cercherò di fare una massima descrizione, ma piace l'idea che ognuno di noi possa immaginarli come meglio preferiscono.





Kisskiss❤

Let Me Catch You Heart (SOSPESA)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora