Why that smile as a shield

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Mi siedo su una panchina libera, con quella strana sensazione che si trasforma in un senso di solitudine, osservando le persone che si muovano in modo frenetico.
Da tre mesi faccio la stessa fermate, un tragitto ormai noto. Alla stazione di Dresda si alternano nuovi arrivi e volti conosciuti, i turisti si riconoscono non solo per le fotocamere e cartoline, ma anche perché, appena scesi dal treno corrono subito verso l'insegna dell'informazione, come avevo fatto, insieme alla mia amica Meredith, appena arrivate. Le persone del posto, invece si riconoscono per il loro modo di camminare, misto di sicurezza ed arroganza. Vedo la signora Charlotte Cuişaffur ferma davanti al negozio di antiquariato. Frequenta abitualmente la stazione, prende il treno delle 8:45 per andare alla capitale e ritorna alle 19:35 per preparare la cena al marito Fred. Ha una catena di supermercati in paese e a Berlino. È una signora dai lineamenti delicati, occhi verdi e lunghi capelli neri, alta e snella. La sua bellezza viene interrotta dalla cicatrice in faccia, tempo fa è stata aggredita da un vagabondo, ma grazie all'intervento di un uomo l'aggressione non è andata oltre. Adesso quell'uomo é divento suo marito. Il pensiero che non tutto il male viene per nuocere, mi fa sorridere lievemente, allontanando i pensieri malinconici. Guardando i vari turisti che corrono, come biglie impazzite mi fanno ricordare quando sono appena arrivata. I primi giorni in questo paese sono stati infernali, la mia amica ed io non conoscevamo per niente il posto, la casa che avevamo preso non era ancora pronta, i muratori dovevano ancora finire il bagno e noi non avevamo nessuno a cui chiedere aiuto, ma fortunatamente il capo dei lavori ci aveva trovato una sistemazione; a casa del signor Hornl, marito della signora Charlotte. Così le prime due settimane rimanemmo dalla giovane coppia. Cosi Charlotte divenne come una mamma per entrambe, aiutandoci a sistemarci nella nuova casa e farci ambientare in una città così diversa da Milano. Come se si fosse accorta che la stessi pensando si gira e nostri sguardi s'incrociano, mi sorride dolcemente e alza la mano come cenno di saluto. Mi viene voglia di correre da lei ed abbracciarla, ma come se si fosse ricordata qualcosa di importante si volta e s'inoltra nelle fredda serata.
Di nuovo sola, con i rumori della stazione di sottofondo vengo di nuovo travolta dai ricordi della mia infanzia insieme a Davide e il mondo si allontana sempre di più....
"Rebby vogliamo fare una torta?" Mi chiede per la terza volta Davide "Dobbiamo aspettare la mia mamma, non posso toccare niente in cucina quando lei non c'è." Dico con voce triste. "Ma noi siamo grandi!" Rido alla sua falsa affermazione "Davidino, non è vero, noi siamo piccolissimi, non arriviamo neanche al lavello della cucina!" Dico ridendo e quando vedo la sua faccia arrabbiata quando sente il suo nome abbreviato in quel modo si arrabbia tantissimo. Comincio a correre intorno all'isola della cucina inseguita da lui."Hey, non chiamarmi così!!" Dice urlando, cercando di prendermi e farmi il solletico, ben presto mi prende e non riesco a fuggire, le nostre urle attirano l'attenzione di mio padre che entra nella stanza "Ragazzi, non urlate. volete qualcosa da mangiare?" Chiede, io e Davide senza neanche guardarci rispondiamo insieme "Torta al cioccolato!" ...

"Re". Vengo portata alla realtà dalla voce di Meredith, che si siede vicino a me e mi abbraccia. Ci conosciamo da pochi anni, ma sento che su di lei posso contare. È riuscita a togliermi le lacrime dal viso, dopo la scomparsa di mia sorella, regalandomi un suo sorriso. È quella persona che mi conosce, che mi sente nonostante i miei silenzi. Con lei è sempre stato diverso, all'inizio il mio rapporto con lei era principalmente basato sull'odio. Nessun'altra persona mi aveva fatto provare odio, ma lei si. Forse mi ero solo sentita inferiore, forse la mia era solo invidia. Meredith è una ragazza splendida, con una carattere dolce e gentile, quasi come un' angelo. E forse l'ho odiata più di chiunque altro perché aveva attirato l'attenzione di Gerardo.
La situazione è cambiata quando ho cominciato a conoscerla e il mio sentimento si è trasformato in affetto e fiducia illimitata. Mi stringo forte nell'abbraccio e la dico:"Grazie Mer. Ci sei sempre." Mi allontana per potermi guardare negli occhi, io la sorrido e lei mi dice:"Cos'è quel sorriso messo come scudo? Andiamo a casa, mi spieghi tutto là, con calma." Annuisco e ci addentriamo nella gelida serata. La strada è poco affollata e il chiacchiericcio della gente è quasi rilassante. Arriviamo nel nostro appartamento subito, visto che la stazione è poco lontana. L'appartamento ha cinque stanze, un salotto, un bagno, due stanze da letto e un balconcino che affaccia su un parco. Mi avvio nelle mia stanza, accendo la radio, che diffonde nella stanza una melodia francese, e mi butto sul letto. Poco dopo Meredith entra con una tazza di camomilla portando con sé anche l'odore del suo profumo, zucchero filato. Si sedie sul lettone e cominciamo a sorseggiare la tisana. "Dai comincia, hai incontrato qualcuno, sicuro." La guardo e ringrazio mentalmente Dio per avermi regalo un angelo come migliore amica: "Davide Rois, ma lo conoscevo già. In realtà voglio parlarti di lui, cioè di come il nostro rapporto si sia rotto...."

Salveeee! Ecco un altro capitolo, al prossimo

Let Me Catch You Heart (SOSPESA)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora