Podría ... podría cambiar!

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“Zia hai capito bene, hanno bloccato i voli…Deve arrivare una tempesta e per non rischiare hanno deciso di eliminare tutti i voli. Non posso muovermi da qui…Per favore mi devi dire cos’è successo”
“Rebecca…tua madre è morta…L’hanno trovata senza vita nella sua stanza. Ti ha lasciato una lettera.
Tuo padre sta davvero male…Ha letto la lettera, ma non ne vuole parlare con nessuno, ha solo bisogno di parlare e vedere sua figlia…”

Mia madre è morta. Di nuovo una persona a me cara mi ha lasciato. Di nuovo. Di nuovo la vita mi ha lanciando una sfida…Ma questa volta non sono sicura di vincerla. Devo essere, di nuovo, forte? Per chi? Per chi, per cosa sto lottando questa volta? Mi rimane solo papà, devo lottare per lui? Chi lotta per me? Chi fa il tifo per me? Chi, cosa mi sprona ad andare avanti?  

Mia madre mi ha lasciato. Ho combattuto, mille volte contro l’istinto di lasciarmi andare, di abbandonare tutto, per renderla felice. Per insegnarle che la vita è dura ma che se stiamo in questo mondo vuol dire che possiamo combattere. Per mostrarle che nonostante l’assenza dei miei fratelli ho lottato e mi sono costruita una vita. Per dimostrarle che lei aveva ancora qualcosa, me, per lottare, per evidenziare che doveva smettere di piangersi addosso e cominciare a vivere, per me… 

“Rebecca” mi richiama mia zia “Mi spiace davvero tanto tesoro, soprattutto avertelo detto per telefono…Dopo la scomparsa dei tuoi fratelli tua madre non ha retto più niente...” 
“Zia, voglio parlare con papà” la interrompo in malo modo
“Non vuole parlare con te al telefono. Ti vuole qui.”

Ma che diamine! Voglio parlare con mio padre, voglio piangere insieme a lui, voglio confortarlo, voglio farmi confortarlo e l’unico modo è parlare con lui al telefono. Perché non vuole parlare con me? Penso arrabbiata, ma rispondo con un semplice ok e saluto mia zia. 

Arrabbiata, frustata e sconvolta mi butto sul letto mentre grosse lacrime bagnano, prima il mio viso e poi il mio letto. Mentre mille pensieri mi passano per la testa cado in un profondo sonno. 

“Amanda staremmo lontane per poco tempo…ti voglio bene piccola mia” dice una donna con una voce distrutta dal pianto mentre lascia una bambina in fasce davanti ad una stazione ferroviaria. Cerco di avvicinarmi alla bambina ma sui gradini inciampo chiudo gli occhi d’istinto e quando li riapro mi trovo nella cucina di casa mia, a Salerno.  La cucina è piena di bambini e parenti, addobbata con festoni e nastri colorati.
“Adesso tagliamo la torta” dice mia madre felice. “Esprimi un desiderio” grida mio fratello Dylan, mentre mamma e papà  cominciano a canare Tanti auguri a te.  La piccola me guarda il soffito facendo la tipica possa di chi pensa, dopo poco sorride e soffia sulle cinque candeline rose, mentre il flash della macchina fotografica di Dyana illumina la stanza. 

Le grida dei bambini, l’atmosfera festosa viene sostituita da una stanza completamente nera.
I ricordo del passato, questa volta, mi sommergono e pressa dall'angoscia inizio a piangere.

“Rebecca non lasciati andare, si forte.” 
“Ti stiamo vicini sorellina” “Sorellina…Dylan, Dyana…Sto ancora sognando.” 
Ma è solo il silenzio a rispondere. Cerco di dire qualcosa, visto che la mia testa sta pensando a mille cose ma dalla mia bocca esce solo un singhiozzo. Ricomincio a piangere, mentre cerco di parlare:” Com’è bello essere chiamata sorellina…Mi mancate tantissimo…Dylan voglio un tuo abbraccio…Dyana voglio rivelarti i miei segreti…Mi spiace tanto…vi avevo promesso che mi sarei pressa cura della mamma…di essere forte per lei…di farla sorridere di nuovo…”
Non riesco a parlare, mentre il silenzio viene sostituito dai miei singhiozzi. E il mio diventa quasi un pianto liberatorio, per tutte quelle volte che non potevo perché dovevo essere forte per papà mentre i sensi di colpa cominciavano a divorarmi.

“Potevo rimanere con la mamma” dico tra un singhiozzo e l’altro “Potevo rimanere accanto a papà, potevo accorgermi che Dylan stava male…potevo non essere così egoista...potevo rinunciare a me” dico mentre comincio a prendermi a schiaffi “Potevo! Potevo!” urlo mentre una figura maschile mi appare affianco, che tra le lacrime riconosco:” Dy…Dylan...”.
Mi stringe tra le sue braccia e con voce dolce mi dice “Potevamo fare tante cose, ma non possiamo cambiare il passato…Sarei andato comunque via, nessuno poteva fermarmi, avevo già deciso. Rebecca hai fatto tutto il possibile…avevi appena 12 anni quando il tuo mando è cominciato a crollare…e la strada è ancora lunga. Devi continuare a essere forte, non per gli altri ma per te stessa.”
Un’altra figura, questa volta femminile, mi abbraccia. Vengo travolta dal profumo di viole selvatiche, come quello utilizzanto da mia madre e  mia sorella, per la sorpresa rimango senza fiato mentre il colore del corpo della figura insieme al suo profumo mi riportano in mente in momenti felici passati con la mia famiglia e mi allontanano da quella stanza nera.

“Sei stata grande Lilla, lo sei sempre stata…continua così sorellina. Sii sempre fiera di quello che hai fatto e della forza che hai. Non mollare.”
Comincio a piangere di nuovo, ma questa volta di felicità.

Non ho sbagliato, ho agito bene. Mia sorella non mi odia, mi vuole ancora bene, mi sta ancora vicino, mi protegge da me stessa…mio fratello è qui, non si trova da solo un una parte remota del mondo, non avrei potuto fermarlo, non avrei potuto fare niente, aveva già deciso, penso mentre cerco di stringerli più forte che posso spaventata che da un momento all’altro possa svegliarmi.
“Rebecca” mi richiama Dyana, mentre cerca di sciogliere il nostro abbraccio ma io le oppongo resistenza, dopo un po’ lascia perdere e riprende il suo discorso:” Devi prendere il libro e tutto ti sarà più chiaro, o più complicato, dipende da te. Quando avrai il libro lascia il paese, raggiungi papà e leggi la lettera che ha con se” “Aspetta, aspetta” la interrompo io “Io sto sognando non puoi darmi ordini…” le dico confusa io mentre sciolgo bruscamente il loro abbraccio. “E’ vero, sembra tutto così vero, ma so che sto sognando…stavo pensando alla mamma...poi alla mia festa…poi voi…ma sto sognando tutto…ho sempre voluto rivedervi in qualche modo…di sentirvi dire che sono forte…che sono stata brava…Questo lo sto inventando io!” dico.
M

ia sorella fa un sorriso dolce ma allo stesso tempo sembra quasi dispiaciuta, guardo mio fratello che dice:” Quando ti sveglierai non ci potrai più sentire ne parlare, ma con il libro tutto cambierà.” 

“Okay, okay ipotizziamo che questo libro esista e che mi svelerà perché ho una vita di merda, come si chiama? Sai così posso ordinarlo su Amazon” dico ironica, mentre l’istinto omicida mi sale. “Non puoi trovarlo su Amazon.” Dice mio fratello mentre cerca di nascondere un sorriso e mia sorella scuote la testa. 
“Non venite a dirmi che devo seguire il mio cuore che vi uccido!” dico esasperata. Mio fratello scoppia a ridere e mia sorella mi dice:” Non stai sognando, in parte. Ricordati il messaggio e quello che ti abbiamo detto.” 



“Rebecca. Svegliati…” mi chiama Meredith, riportandomi alla realtà.

Let Me Catch You Heart (SOSPESA)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora