Jesteś silny.

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Ho deciso di non dire niente a Meredith, non vorrei mentirle, ma quello che ho sognato era tutto frutto della mia immaginazione, credo, anzi ne sono certa.

Sono una ragazza di 23 anni, abbasta grande da non credere nei sogni, inoltre tra in paio di anni mi laureo in Psicologia, e ho studiato Freud, che sosteneva che la funzione dei sogni fosse quella di soddisfare i nostri desideri e, in fondo, non sbagliava…l’assenza dei miei affetti più cari, poi l’improvvisa morte di mamma, mio padre che non vuole parlare con me… Allontano quei pensieri e cerco per l’ennesima volta di chiamare mio padre al telefono…naturalmente attacca la segreteria

“Papà, sono Rebecca, perché non vuoi palarmi? Mi spiace tanto per la mamma. Capisco che sei distrutto…ma potresti pensare un po’ meno a te? Io…ero sua figlia…pensi che la perdita della mamma non mi abbia distrutta...mi sembra, però di avere ancora un padre…Ce l’ho un padre? Devo pensare di aver perso tutta la mia famiglia?” interrompo il mio sfogo con una lunga pausa
“Zia mi ha detto che sei tornato a Salerno, nella vecchia casa…perché sei tornato là papà? Perché sei tornato in quel luogo pieno di ricordi della nostra famiglia? Io…non posso…anzi non riesco a raggiungerti…almeno non là…perché non vieni tu qua? La casa non è grandissima ma io e Meredith saremmo felici di ospitarti…avrai la mia stanza, io potrei andare a dormire nella stanza di Mer...” Alzo gli occhi verso il soffitto interrompendo le lacrime che scendono silenziosamente, poi riprendo a parlare
“Papà ho bisogno di te…ho bisogno di sentirti…sono sicuro che anche tu hai bisogno di sentirmi. Ti voglio bene papà…sono sicura che supereremmo di nuovo questa perdita…insieme.”

Invio il messaggio e spengo la chiamata, nel momento in cui Meredith si siete davanti a me, ancora mezza addormentata, mi alzo per prenderle il caffè e lavare la mia tazza. Le porgo una tazza piena di caffè caldo, mi accenna ad un sorriso mentre io riprendo a fare la cucina “Hai parlato con tuo padre?” “Non mi risponde”
“mmh” mugola Mer mentre mastica i biscotti alle ciliegie, non dice più niente. Finita la sua colazione mi porta la sua tazza e si risiede, persa nei miei pensieri non sento che, poco dopo, la mia amica comincia a singhiozzare. Mi giro di scatto verso di lei, mi avvicino e le chiedo cos’ha. “Mi spiace…non so come faccia...come tu faccia ad essere così forte…Stavo pensando a quello che mi hai detto…p-poi la morte di tua madre… Sei così forte Rebecca…” per poco non le rido in faccia, io forte?
“Mer…ma mi vedi?
Piango appena sono sola…lo sai…cerco sempre la strada più semplice…non affronto i problemi, io scappo” le dico amaramente. Forse sembro così forte che, neanche la mia migliore amica mi capisce, forse sono semplicemente falsa penso tra me. Si asciuga le lacrime mentre mi dice: “Non dire stupidaggini Rebecca, stai mettendo a te stessa. Se ti fa piacere sentir dire che non sei la può forte lo farò, ma non puoi negare che hai affrontato le sfide che la vita ti ha mandato…sai segretamente ammiravo il tuo coraggio, all’università, nel difendere e nel sostenere le tue opinione, l’unica universitaria che affrontava il professore Giacomelli, il docente più temuto, l’unica che non voleva saperne di vedere ingiustizie, l’unica che non reagiva così tanto per avere un ruolo all’interno dell’università, ma che voleva difendere le proprie opinioni. Avrei voluto essere come te, essere forte e determinata. Mi domandavo sempre cosa ti aveva spinto ad essere quel che eri…”

Sbalordita dalle parole di Mer non mi muovo mentre lei mi circonda in un abbraccio. Rimaniamo cosi, vicine, immerse nei nostri pensieri e nei nostri silenzi. Scioglie quel abbraccio quando ci rendiamo conto dell’ora, Mer scappa in bagno mentre io mi dirigo lentamente nella mia stanza. Ieri notte ho deciso di non andare all’università e, quindi di stare a casa ad oziare.
Accendo la radio e mi stendo sul letto, mentre nella stanza si diffonde The Greatest di Sia. Sto cantando insieme a Sia quando Mer urla che va all’università.
Comincio a pensare a mille cose...a mio padre, a mio fratello, all’ultimo esame in cui ho presso solo 29 e che devo assolutamente prendere 30 e lode all’esame di Psicologia Clinica, al fatto che ho solo un’idea della tesi che devo presentare, allo strano sogno, alle strane signore della libreria, a Davide…cosi per non impazzire decido di riempire la mia testa con qualcos altro. Scrivo una lista di cose che servono per la casa e per mangiare e prendo tre biglietti dal mio barattolo, dove metto le cose da fare per non annoiarmi.

Let Me Catch You Heart (SOSPESA)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora