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"Rebecca ma chi sei…”
Sussurra una stridula voce.

“Ti sei già dimenticata di noi?” Grida un’altra voce, seguita da una risata malefica “Pensi di poter andare via così?
Sei sempre stata un ingenua, noi siamo sempre dietro di te. Guardati intorno…Rebby…Re…Lilla…Noi siamo lì…cercaci.”
“Chi sei?”
“Ma come ti sei già dimenticata la mia voce? Forse riconosci la sua…Forza parla.”
“Ti siamo sempre a fianco…Devi imparare a proteggerti…Lilla niente è come sembra.”
“Ma chi sei?”
“Lilla tu sai chi siamo, guardati dentro, anche le cose più impensabili possono essere vere, se ci credi…Non tutto quello che conosciamo è vero Lilla.”
“Ti piace ancora il nome Lilla?” chiede la voce femminile con sarcasmo.
“Lilla non esiste più!” le urlo io.
"E quindi adesso fingi di essere qualcun altro? Chi vuoi essere oggi? Una principessa che dev'essere salvata?" dice la voce femminile ridendo
“Lilla, ascoltami, niente scompare” dice la voce maschile in modo tranquillo.

Vengo inghiottita dal buoi e dopo attimi che mi sembrano eterni mi ritrovo in un grande un salotto molto curato e moderno. Mi guardo intorno spaesata, finché i miei occhi non incontrano quelli di mio padre che si trova affianco ad un camino. Mi avvicino a lui per abbracciarlo, ma sembra che lui non mi possa vedere e ne sentire… Lo vedo così stanco, distrutto.

“Antonio” la voce di mia zia richiama mio padre alla realtà. “Michelle sta davvero male…La signora Pepe mi ha richiama…con le sue urla spaventa gli  anziani della casa…”
“Cosa urla?”
“Sempre le stesse cose…La piccola…lei è…"

Cercaci, Lilla devi trovarci. Guardarti intorno. Abbiamo fatto il primo passo, ma adesso tocca a te” La voce maschile del primo sogno interrompere le parole di mia zia e il buio mi abbraccia.  “Il primo passo? Di cosa stai parlando?” grido spaventata.

DRIIIII

La sveglia mi riporta alla realtà. Resto nel letto, cercando di ricordare l'ultima volta che mi hanno chiamato con il mio secondo nome, Lilla.

“Cercaci…” ma cercare chi mi domando; mi alzo velocemente per non farmi trascinare dai pensieri. Metto le prime cose che trovo e mi precipito fuori, senza fare colazione o salutare Meredith.

Mentro cammino nella città che inizia a svegliarsi un banale acquazzone primaverile, di quelli che ti fanno sentire ancora più giù, mi sorprende sul tragitto per andare all'università. Uno di quei temporali che ti fanno arrivare col fiatone e gocciolante, sperando di trovare al più presto un posto chiuso. Trovo riparo in una piccola libreria. L’odore dei libri mi colpisce appena apro la porta, il marrone, quasi nero, mi mettono, però in soggezione e l’arredamento non è da meno. Il negozio sembra di un altro mondo, di un mondo freddo e lontano. Non avevo mai visto una libreria meno accogliente di quella.   “Salve”. Una voce squillante ma allo stesso tempo tetra mi fa leggermente spaventare, guardo nella direzione della voce e vi trovo una signora snella, che mi guarda attraverso doppi occhiali verdi. “Salve…mi sono trovata sotto la pioggia e mi sono buttata nel primo negozio aperto…Sà a quest’ora non si trovano molti negozi aperti” Cerco di sorridere mentre lo sguardo della signora si assottiglia sempre di più ed un’espressione di disgusto le appare sul volto. “Mi spiace molto per lei signorina, ma non siamo una casa accoglienza. Lei è molto giovane, non poteva vedere il meteo su quel aggeggio tecnologico.... Non posso ospitarti, sei tutta bagnata e rischieresti di bagnare in miei libri. Quindi...” La guardo sbalordita mentre con una mano ossuta mi indica la porta. Mi avvio verso l’uscita quando il titolo di un libro attira la mia attenzione, mi avvicino alla libreria, ma la signora mi si para davanti ostacolando il passaggio. “Mia sorella le ha detto di andare via.” Guardo la cassa e vi trovo un’altra signora identica a quella di prima. Ancora una volta sorpresa dal modo indelicato delle signore rimango a bocca aperta e immobile, mentre la signora dagli occhiali verdi mi spinge fuori dalla libreria. Il diluvio mi riporta sulla terra ferma e mentre cerco di trovare un nuovo riparo un ragazzo in bicicletta mi viene addosso, buttandomi per terra. Esausta per la sfortuna già di prima mattina urlo con tutta l’aria che ho in corpo, ma nello stesso momento un tuono sovrasta le mie parole. Il ragazzo, anche lui a terra, si sta rialzando chiedendomi scusa. I nostri sguardi s’incontrano e io rimango paralizzata dalla bellezza del ragazzo di fronte a me. Indossa un cappello, quindi non poso vedere come sono suoi capelli, ma penso marroni o neri, zigomi alti che danno l'impressione di un sorriso persistente. Mentre il mento prominente potrebbe suggerire il fatto che abbia la tendenza a tenerlo alto. Infine gli occhi marroni-neri infossati sono ombrosi, ma mi osservano in modo preoccupato. “Scusami io non ti ho proprio vista, ma da dove sei uscita? Stai bene?” “Ho visto che non mi hai vista…sto bene grazie…” Rispondo in malo modo, ma mi rendo conto che non si merita il mio cattivo umore, così gli faccio un sorriso, tirato. Resto a terra perché mi sento la testa scoppiare. “Senti mi spiace davvero tanto…io penso che tu non stia bene…” “Ma che ne puoi sapere tu?” Rospondo, dimenticandomi, di nuovo, le buone maniere e ancora più arrabbiata mi alzo di scatto, ma improvvisamente mi gira la testa e vedo dei pallini bianchi girare intorno a me. “Lo so perché ti sanguina la testa” dice lo sconosciuto mentre svengo tra le sue braccia.

DEVI FARE PRESTO, TROVACI. REBECCA PER TROVARCI DEVI CREDERCI. 

Mi sveglio in una camera che riconosco essere quella da letto di Charlotte.

"Cara, come stai? Mio figlio, Dimitri ti ha portato qua  e ti ha fasciato la testa. Si scusa tanto, ma doveva scappare altrimenti perdeva l'aereo per Parigi. Chiama la tua amica, sarà molto preoccupata, sono quasi le cinque del pomeriggio." dice cordialmente Charlotte prima di uscire dalla stanza. Mi tocco la fascia e mi alzo lentamente dal letto alla ricerca del telefono. Ho 20 chiamate perse di Mer, 5 dai miei pazienti e un messaggio da uno sconosciuto.

"IL LIBRO, TROVALO. PER AVERLO DEVI ESSERE QUELLO CHE NOI SEI. LA CHIAVE E' SAPER INGANNARE. SE HAI IL LIBRO HAI NOI."

Mentre cerco di capire di chi possa essere il messaggio mi squilla il telefono:

"Papà! Che bello sentirti, come stai?"

"Rebecca sono tua zia, devi tornare subito in Italia, tuo padre ha bisogno di te."

"Zia, papà sta bene? Dimmi qualcosa in più. Prenderò il primo volo possibile."

"Non posso dirti niente per telefono, ma vedi di arrivare il prima possibile."

"Hai sentito Dylan?"

"Ma che dici?! Dylan non si sente da anni...Rebecca fai presto."
"Zia si tratta della mamma?"
"Fai presto."dice chiudendo la chiamata.

Invio un messaggio per tranquilizzare Meredith e mentre glielo invio noto che il messaggio dello sconosciuto non c'è più tra i messaggi ricevuti...
    











Dimitri

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Dimitri

Buonanotte 😙

Let Me Catch You Heart (SOSPESA)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora