Rabbia?

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Il sedere pacato d'un ragazzo sulla scrivania... Il paesaggio di una stanza...Un foglio bianco... 
Dalla finestra serrata, fringuelli a cantar canzoni d'amore nel batter leggero delle ali. 
Penna nella mano a batter ticchettando alla tavola, piè destro a percuotere frenetico.
Sguardo che vaga, si propaga, a scricchioli dar conto, a soffi del vento dar peso.
Sinistra gemella il pugno chiuso stringe arrogante e l'cuore batter ribelle.
Mondo che dal di fuori la sua vita trascorre, le serrande rattrappite giacendo serrate.
D'un tratto il respiro arreso, pensieroso lo scrittore...
Intelletto va scavando nella mente l'ispirarsi. Man ruvide che nella mente le rocce spostano nei ricordi. Qualcosa da creare?
Giacere delle membra le sue, assordante il rumore della stanza muta.
Lì il silenzio, com'un castello di carte deturpato va declinandosi. Rumor di plastica penna rimbombare al suolo. 
Sbatter riecheggiante delle nocche, lo scrittoio, il tremolio suo allibito.
Silenzio non va calando, violento un secondo colpo l'arrivare al punto medesimo.
Lascito di rosso seguito il centro il bersaglio. L'alzar delle gemelle, d'una tintinnante, il colpir violento della superficie dal bianco candore... 
Scansia tremante, di sostegno lo scrittoio. Fogli, scartoffie, testi e poesie, cartacce usurate a rovesciare fragorose.
Pallido respiro, sguardo fisso, destra che di comodo s'appoggia sulle scanalature dalle nocche lasciate. 
L'alzarsi di scatto una spinta secca, legname la sedia che molesta va strascicandosi al suolo.
Incazzato lo scrittore, nella mente propria d'un idea a dar fondo costretto era.
D'un passato recente d'amor bramato da una donna, lascito, fuggito. Iracondo... Spezzato...
Scalciar la destra a fletter l'aria, la pianta nel colpire d'una chitarra la cassa e l'urlar iracondo.
Passi pesanti, raggiunto lo specchio nella stanza. Armoire timida a lui dinnanzi...
Scontare il dolore con penitenza, la lacrima di fiele che strada si fa sul suo viso.
Urlo angusto del riflesso, cricchiolare dell'immagine frantumandosi alle suole, crepitare delle ossa il dirompere.
Al petto proprio il condurre scattante la membra di lui ferita, sangue secco sulla maglia a fermar del nuovo la corsa.
Animo il suo che di tormenta il corpo fa forziere, dell'anima la sua forma di materia presa.
Uomo senza volto dentro se, l'acque il suo elemento. Stritolar della cinquina l'essenza, com'un guanto indossare la grondante mano. 
L'ciano sguardo volger pallido, distante. 
Il felino passo sugli cocci, lo scricchiolare sotto le dita. Muover dei passi d'un padre col figlio nella culla in sogno. Raccolta con morbide mosse la sedia, restituita la sua inamovibile stasi. Le gambe morbide al giacer gentili sotto la scrivania sui fogli. 
Man destra di rosso inchiostro pregna. L'afferrar da terra della penna che d'imbarco s'uno scarlatto fiume naviga.
Sinistra a schioccare su d'una sigaretta dentro l'posacenere, l'accese. Il posar della cartina sulla destra, torrida la cenere sulle nocche.
Sfilare dello spirito da quel guscio, lo scrittore tornare alle sue mansioni.
Sguardo sul foglio, macchiato d'una riga di sangue, cenere che penetra nelle carni, dalle vetrate scheggiate.
Penna nella mano, battito assordante a tornar rapido. Chiuder gli occhi, l'ispirazione da cercare nella mente...



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