Il venerdì non dovrebbe essere un bel giorno?
Questo è cominciato male.
Gli appunti sul mio comodino non dicevano niente di utile.
Le mie palpebre non ne volevano sapere di aprirsi, i miei jeans preferiti erano a lavare e in frigo non c'era il latte.
E, peggio ancora, il mio cellulare era morto: lo scintillante telefonino rosso ciliegia, che avrò finché non mi cadrà in un tombino , è di quelli che hanno l'agenda e la sveglia promemoria. In poche parole, la mia coperta di Linus tascabile e socialmente accettabile.
- Non succederà nulla - , ha detto mia madre stamattina, mentre mi accompagnava a scuola.
- Come fai a dirlo? - , le ho chiesto. - Magari oggi ho un mostruoso compito in classe di matematica. O ci sarà un'assemblea senza che lo verrò a sapere - .
- Si tratta solo di un giorno, London. Non ti succederà nulla a stare un giorno senza telefonino - .
- Per te è facile dirlo - , ho borbottato, guardando fuori dal finestrino.
Ora, adesso, qui, ho la prova che mia madre si sbagliava. Mi succede qualcosa a stare un giorno senza telefonino. Oggi è il giorno in cui avrei dovuto portare una maglietta di ricambio per la lezione di ginnastica. Se il mio cellulare non fosse morto ( il telefonino che io e mia madre abbiamo programmato insieme all'inizio dell'anno, inserendo piccoli ma importanti promemoria come questo), mi avrebbe dato istruzione , con i suoi minuti caratteri in stampatello, di portare una maglietta per Educazione Fisica, oggi.
Dunque è oggi il giorno in cui mi ritrovo, in pantaloncini da ginnastica e felpa pesante, a interrogarmi sul da farsi.
Per giocare a basket (che è ciò che faremo, stando a quanto scritto sulla lavagna appesa vicino alla porta dello spogliatoio), non posso davvero indossare una felpa, perciò chiedo a Page se ha una maglietta in più. Non diventeremo mai veramente amiche., eppure la sua reazione è iperentusiasta. - Ma certo, London, tieni! Ti sei di nuovo dimenticata la maglia pulita, eh? - .
Di nuovo?
Mi appunto mentalmente di scrivere un appunto vero più tardi e,
allo stesso tempo, mi chiedo come mai la nota di oggi non dicesse di portare una maglietta da ginnastica.
Page interrompe il corso dei miei pensieri. Sorride e mi porge un'enorme T-shirt gialla fosforescente con un gatto che sorride raggiante e dice : - Ti miau-guro una bella giornata! - .
- Grazie Page - , borbotto prendendo la maglietta e infilandomela rapidamente. Arriva quasi a nascondere i pantaloncini (pantaloncini! ) che già indossavo. Non ho idea del perché nell'armadietto avevo dei pantaloncini anziché qualcosa di più carino e caldo per la parte di sotto.
Nota a me stessa: aggiungere anche " portare pantaloni " alla nota a me stessa.
Ho la sensazione che Page mi stia osservando. Le do un'occhiata e scopro che, si, mi sta osservando. Ci scambiamo un affabile cenno del capo prima che getti i miei abiti nell'armadietto, lo chiuda sbattendo lo sportello e mi avvi verso la palestra.
Camminando, due pensieri mi attraversano la mente. Primo, mi domando se la professoressa Martinez mi lascerà andare in infermeria a prendere un cerotto
per coprire la dolorosa vescica che ho sul calcagno e che sento strusciare contro la scarpa da ginnastica a ogni passo. E, secondo, non posso che ringraziare la mia buona stella per il fatto che solo le altre dodici anime sventurate che hanno ginnastica alla prima ora mi vedranno conciata in questo orrendo modo.
- No - , risponde, quando le chiedo il permesso di andare in infermeria prima che inizi la partita.
- No ? - , domando incredula.
- No - , ripete, con occhi neri che mi sfidano a ribattere.
Tiene il fischietto tra le labbra pronto all'uso.
Siccome non sono stupida, non insisto. Al contrario, ritorno zoppicando alla panchina, raggiungo le mie compagne di squadra e mi riprometto di giocare sopportando il dolore.
Poi, a metà di quella che molto probabilmente è la partita di basket col punteggio più basso in tutta la storia degli sport del liceali, un rumore rimbalza eccheggiando nella palestra e , in un colpo solo, mi fa rizzare i peli sulle braccia, mi rompe i timpani e mi fa battere i denti.
All'inizio, non capisco cosa stia succedendo.
La professoressa Martinez sventola un braccio in direzione dell'uscita e le mie compagne s'incamminano pigramente verso la porta. E' allora che realizzo.
Si tratta di un'esercitazione antincendio.
Noi studenti del liceo Meridan stiamo per uscire dall'edificio. Tutti e 956. Proprio mentre io, London Lane, sfoggio una T-shirt gialla fosforescente con un gatto che dice - Ti miau-guro una bella giornata! - , e dei pantaloncini-ini-ini che più non si può, per la gioia dell'intero corpo studentesco.
Già, è davvero un bel venerdì.
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Il Diario di London Lane
RomanceCosa accadrebbe se ogni giorno ci svegliassimo senza alcuno memoria del nostro passato, se i nostri ricordi non fossero altro che frammenti di futuro? London Lane ha sedici anni e ogni volta che si addormenta sa che al risveglio, l'indomani mattina...