Tre

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La casa è silenziosa: è presto.

Controllo la camera, cercando di individuare le differenze tra due immagini quasi identiche: quella che ricordo da domani e la scena che ho davanti adesso.

Sulla scrivania, posata su un sottobicchiere, c'è una tazza vuota con una bustina di tè usata fissata attorno al manico. C'è una felpa che pende dal bordo della cesta del bucato come se stesse tentando di scappare. Domani, la tazza sarà sparita. Ci saranno dei libri di scuola sulla scrivania e la cesta del bucato sarà vuota.

Tengo in mano un appunto che mi illustra ciò che ho dimenticato. Per lo meno le cose più importanti.



17/10 ( Dom.)


Abbigliamento:

- Felpa da ragazzo supersoffice ( gli appunti di ven. dicevano che l'ho presa dalla pila dei vestiti usati, a scuola)

- Leggings neri

- Stivali con pellicciotto


Scuola:

- Portare cerotti per le vesciche quasi guarite

- Portare pantaloni e maglietta da ginnastica ( Ven. ho dovuto prendere da Page dei vestiti orrendi)

- CELLULARE ( lo tiene mamma in macchina)


Altro:

- Lo scorso fine settimana J. è stata a Los Angeles da suo padre

- Questa settimana evitare Page

- Stamattina dottore ( sono inciampata venerdì a ginnastica)



Metto da parte la nota e rileggo gli analoghi appunti della settimana scorsa, prestando particolarmente attenzione alle osservazioni di venerdì sui vestiti e sulla roba di scuola. Poi, nonostante abbia ancora addosso la sensazione che sto per avventurarmi nel mondo mezza cieca, mi tiro su dal letto e do inizio alla giornata.




Per andare allo studio del medico, mamma prende la Hudson Avenue, che passa attraverso il cimitero cittadino. All'incirca tra la Hudson e la Washington ci blocchiamo a un semaforo.

- Faremo tardi - , borbotta mia madre sottovoce. Tamburella con le dita sul volante e mi chiedo se, per accompagnarmi, non stia mancando a un appuntamento.

Con la testa pigramente inclinata a destra, scruto le tombe. Sono disposte in ranghi, file che si stendono perpendicolarmente a me e, in lontananza, curvano leggermente.

Il semaforo diventa verde e, nel momento in cui la macchina prende velocità, un movimento attira la mia attenzione. Due persone, un uomo e un ragazzino, arrivano davanti a una lapide. Sul piano razionale, so che stanno facendo visita a una persona cara che hanno perso. Nulla di spaventoso. Ma c'è qualcosa, in loro, che m'irrigidisce le spalle e mi fa attraversare da una scarica elettrica. Tremo sul sedile; mia madre non se ne accorge.

- Ti ricordi cosa devi rispondere quando il dottore ti chiederà com'è successo? - , chiede lei interrompendo i miei pensieri. Adesso stiamo entrando nel parcheggio.

- Si-, rispondo, grata per la distrazione. - Sono inciampata su un pallone durante la lezione di ginnastica - .

- Brava - , mi dice e scende dall'auto. La seguo. Attraversiamo rapidamente il parcheggio e l'adrone, poi saliamo con l'ascensore per due piani, in silenzio. Ma la mia mente resta incollata al cimitero.




Ciao!

Spero che la storia vi stia piacendo, ora le cose si faranno interessanti... con London che riporta i suoi pensieri sul cimitero.

Continuate a votare per favore e grazie per star leggendo c;

Il Diario di London LaneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora