La palestra si trova vicino a un'uscita, perciò siamo tra i primi a metterci in salvo nel parcheggio degli insegnanti. In mezzo a un bizzarro assortimento di veicoli, che va da una station wagon a una Porche rosso ciliegia, osservo studenti dall'aria apatica che si allontanano dal fabbricato di cemento che costituisce il nostro liceo con passo noncurante, come se fossero vulnerabili al fuoco.
D'altronde neanche io credo che ci sia un incendio .
La mia teoria è che qualche spiritoso ha suonato l'allarme per fare lo spiritoso ( o la spiritosa), senza avere la lungimiranza per rendersi conto che poi sarebbe stato costretto a rimanere al freddo per un'ora in attesa dei mezzi antincendio, dell'evacuazione dell'edificio da parte dei vigili del fuoco e , finalmente , della disattivazione di questo allarme assordante.
C'è vento e mi pare di scorgere sprazzi di neve.
A ogni folata, mi raggomitolo sempre di più nel tentativo di conservare un pò di calore.
Non funziona.
Con uno strattone, sciolgo i capelli dalla crocchia ingarbugliata in cui erano fissati dietro la nuca, nella speranza che possano fungere da sciarpa. In men che non si dica, il vento fa alzare in volo i miei riccioli ramati, col doppio risultato di accecarmi e sferzarmi il viso ripetutamente.
Mentre le orde di studenti si radunano, colgo delle risatine e dei mormorii dovuti, con buona probabilità, al mio abbigliamento. Giurerei di aver sentito lo scatto di una foto col telefonino ma quando, attraverso la mia criniera selvaggia, cerco d'individuarlo, il fotografo è già riuscito a nascondere le prove. Tuttavia gli ultimi echi di una sghignazzata , provenienti da un gruppetto di ragazze pon-pon strette in cerchio, mi mettono ansia.
Continuo a fissarle da dietro, finché Alex Morgan fa scattare la testa dai lucenti capelli corvino nella mia direzione e mi guarda dritto negli occhi. Si direbbe che, prima di abbandonare l'edificio, si sia data il tempo di mettersi un altro strato di eye-liner nerissimo.
Ci sono delle priorità.
Alex mi fa un sorrisetto e poi torna a voltarsi verso il gruppetto, che scoppia di nuovo a ridere.
Vorrei tanto che adesso ci fosse Jamie, la mia migliore amica. Jamie ha qualche difetto, ma non si tirerebbe mai indietro di fronte alla spacconata di una ragazza pon-pon.
Sola soletta, con le gambe nude e una maglietta di ottimo miau-gurio, colgo frammenti di conversazione sui programmi sui fine settimana, sul fatto che - stiamo saltando il compito in classe - , o - prendiamo la macchina e filiamocela a fare colazione da Reggie's, dato che siamo fuori - . Stringo ancor di più le braccia attorno al corpo, un pò per proteggermi dal freddo e un pò per nascondere il gatto.
- Bella maglietta - , afferma un'affabile voce maschile, che tradisce solo un pizzico di derisione. Usando la mano sinistra come un fermaglio improvvisato, raccolgo i capelli più che posso e mi giro in direzione della voce.
E poi, il tempo si ferma.
Prima noto il sorriso. E' ironico, ma lascia trasparire un'inequivocabile dolcezza. Prima ancora che il mio sguardo incontri il suo, la mia corazza inizia a cedere e, alla vista di quegli occhi, si dissolve del tutto. Sono di una scintillante azzurro fiordaliso, con delle macchioline più scure, incorniciate da ciglia che farebbero invidia a qualsiasi ragazza.
E stanno guardando me.
Proprio me.
Ancor più della bocca, sono i suoi occhi a sorridere.
Se avessi qualcosa accanto ( magari un mobile, o una persona, purché sia stabile), allungherei una mano in cerca di sostegno fisico, perché in sua presenza mi sento vacillare.
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Il Diario di London Lane
Storie d'amoreCosa accadrebbe se ogni giorno ci svegliassimo senza alcuno memoria del nostro passato, se i nostri ricordi non fossero altro che frammenti di futuro? London Lane ha sedici anni e ogni volta che si addormenta sa che al risveglio, l'indomani mattina...