Cinque

121 7 2
                                    

Non era un sogno, non stavo dormendo.

O quasi.

Lì, in quello spazio a metà tra il riposo e il sonno REM , l'immagine si è scaraventata nella mia mente con la violenza di un treno merci. Adesso sto seduta sul letto e batto le palpebre con foga, come se in questo modo riuscissi a mettere a fuoco più in fretta; respiro affannosamente e sudo, anche se il riscaldamento è basso, come sarà pgni notte, per tutto il tempo che trascorrerò in questa casa.

Come l'immagine rivoltante che vedrò fra qualche mese sul libro d'Anatomia e a cui già adesso non riesco a smettere di pensare, anche questo ricordo non mi vuole abbandonare.

Vorrei andare in camera di mia madre e infilarmi nel suo letto.

Invece, tento di calmarmi da sola.

Faccio dei respiri profondi e rilassanti per almeno cinque volte, forse più. Mi assicuro che ognuna delle sagome scure presenti nella stanza sia innocua. Infine, torno a rintanarmi nel bozzolo ancora caldo costituito dai due grandi cuscini disposti in modo da formare una V rovesciata alla testa del letto.

Sentendomi un po' meglio , riesco a raggirare il mio cervello distraendolo. La seccante visita medica di stamattina; Jamie che flirta con Jason; Jamie che flirta con Anthony.

Scarpe bianche, stivali rossi, ridicole pantofole, scarpe nere, da ginnastica marroni...

Bam!

I miei occhi sono di nuovo spalancati.

Provo a scuotere la testa. Provo a pensare di nuovo alle scarpe. Provo persino a soffermarmi su altri pensieri spiacevoli come l'imminente... vicenda di Jamie.

E' tutto inutile.

Espirando rumorosamente, decido di lasciare la mente libera di andare dove vuole. Cercare di non pensarci sta solo peggiorando le cose.

Mi tiro le coperte fin sotto il mento e batto gli occhi nella profonda oscurità della mia stanza.

E, all'improvviso, mi trovo in un cimitero.

Inizio a tremare.

Sono a un funerale. O almeno credo.

Non riesco a distinguere molto, a parte delle sfocate sagome nere che potrebbero essere persone e , dietro di loro, in ogni direzione, grigie pietre tombali. Nelle narici, l'inconfondibile odore di erba appena tagliata. Potrebbe essere mattina o primo pomeriggio. Impossibile capirlo: il cielo è coperto.

Anche se non la comprendo fino in fondo, la scena che ho davnti mi fa sentire triste.

E sola.

E spaventata.

Penso di accendere l'abat-jour e aggiungere i dettagli di questo ricordo agli appunti di oggi ( subito sotto alle riflessioni sul "pazzoide" di cui parlava Jamie ) ma, alla fine, resto immobile.

E' ovvio che sono stati i due visitatori del cimitero visti oggi a suscitare questo particolare ricordo. Ma conoscerne la causa non attenua il duro colpo della realtà di fatto.

Io ricordo il futuro.

Ricordo il futuro e dimentico il passato.

I miei ricordi, brutti, noiosi o belli, riguardano eventi che non sono ancora accaduti.

Perciò, che mi piaccia o meno ( e non mi piace per niente ) , il ricordo in cui sto in piedi sull'erba appena tagliata, assieme alle figure vestite di nero e in mezzo alle lapidi, mi accompagnerà finchè non mi ci troverò davvero.

Mi ricorderò del funerale finchè non avrà luogo: finchè qualcuno morirà.

E dopodichè, verrà dimenticato.



Hai finito le parti pubblicate.

⏰ Ultimo aggiornamento: Jun 20, 2015 ⏰

Aggiungi questa storia alla tua Biblioteca per ricevere una notifica quando verrà pubblicata la prossima parte!

Il Diario di London LaneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora