Partiamo dall'inizio

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Sono le 8 di sera, sapevo che sarebbe stata una serata difficile, di solito quando la signora Marianne chiama e non vuole Karl e Maria presenti, sono rimproveri assicuratati, alla fine, la considero come una seconda mamma e normalmente non mi da più di tanto fastidio, stasera invece sono con le spalle al muro, raccontare i fatti miei, tutti i fatti miei a queste due persone mi agita, mi fido ciecamente di loro, ma allo stesso tempo aprirmi, non fa per me, so che, in un certo modo, se lo meritano e farò uno sforzo, ma avrebbe significato aprire uno squarcio che preferivo restasse chiuso, nel passato.

"Sono nato in Giappone, la dinastia Price li, in campo navale militare e non, è la maggior produttrice di navi dal Giappone, esportano in diverse parti dell'Asia e Cina.

Quando siamo nati io e mia sorella gemella, mio padre ancora non aveva esportato nulla in Europa, e io e mia sorella insieme a mio fratello più grande vivevamo normalmente, almeno questo è quello che mi hanno raccontato.

Mio padre, in seguito, ha voluto aprire un mercato nuovo in Inghilterra, mi ricordo, mia madre a volte c'era ma poi poco a poco seguì mio padre, fino al giorno in cui decisero di trasferirsi definitivamente a Londra, la sede era pronta, il mercato pure, i figlio piccoli no!.

Marshall mi raccontava spesso di come è nato il mio amore per il calcio e soprattutto dello stare in porta.

Mi disse che mio padre ci avvisò che presto saremmo rimasti con la tata e i domestici, ma di non preoccuparsi che sarebbero tornati molto spesso, ovviamente non fu cosi.

Qualche settimana prima della loro partenza mi regalò un pallone, avevo 5 anni, mio fratello maggiore allora mi sfidò, era più strafottente e stronzo di me.

Mi tirò il pallone e io mi buttai per prenderlo, mi colpi in faccia e mi sanguinò il naso, mi misi a piangere, mia madre corse da me, rimproverò mio fratello e mi abbraccio per consolarmi, cosi capì.

Se mi fossi fatto abbastanza male nel prendere quel pallone forse mia madre non sarebbe andata via, ma non era vero un cazzo!.

Io non mi ricordo di questi particolari e sempre Marshall e la mia tata di allora che mi raccontavano questa storia, non so nemmeno se sia vera oppure una no.

Un pomeriggio, venne a casa nostra Freddy, era un amico di famiglia, voleva salutare i miei genitori prima della partenza, cosi loro belli come il sole nel salotto esterno, mentre io sfidavo mio fratello quindicenne, che era una pippa, anzi lo è ancora, a farmi goal in una porta improvvisata, e niente, io mi buttavo su ogni pallone con l'intento di farmi male, senza paura, il mio obbiettivo era fissato, ma ovviamente non successe nulla, se non che Marshall mi notò.

Marshall all'epoca aveva smesso di giocare a calcio ed era deciso nel far rifiorire il calcio giapponese, già 20 anni fa più o meno aveva questa idea di voler portare il Giappone ai livelli del calcio europeo.

Secondo lui avevo un dono, non avevo paura della palla ed ero abbastanza incosciente per la mia piccola età, cosi chiese a mio padre di potermi allenare personalmente, e cosi fece, solo molto tempo dopo mi resi conto che fare il portiere mi divertiva, studiare la traiettoria della palla, capire la sua velocità e stile di tiro dell'avversario, soprattutto vedere l'attaccante disperarsi per il goal mancato.

Mi rende felice e stronzo ne sono consapevole.

In tutto questo Beatrice, detta Bea, a differenza mia, sembrava che non gli importasse molto che i nostri genitori ci lasciassero soli, è sempre stata più forte di me in questo, col tempo anche io mi sono abituato a contare su di lei quanto lei contava su di me, siamo sempre stati molto uniti e complici, siamo gemelli.

Avevo bisogno di un attimo di pausa, cosi chiesi un bicchiere d'acqua e mi passai le mani in faccia più volte, cominciavo già a sentirmi stanco, avevo parlato solo della mia infanzia, come sarei arrivato ad oggi.

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