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Il cielo terso e brillante ammantava gentilmente il mondo sottostante. I morbidi fili d'erba inumiditi dalla rugiada mattutina mi solleticavano i piedi nudi. Gli alberi dal tronco robusto mi circondavano dandomi un senso di casa che non sentivo in nessun atro luogo.

D'un tratto, come se si fossero accesi all'improvviso, sentii ogni singolo suono arrivarmi alle orecchie e accarezzarmi i timpani con la loro perfetta armonia: il vento, il cinguettio degli uccelli, lo sciabordio di un corso d'acqua lì vicino, il frusciare delle foglie. Udii anche dei passi. Sapevo che quell'incedere pesante non era lì con me, ma arrivava dal Mondo Tetro e rimasi comunque in quell'angolo perfetto dove stavo bene.

Sentivo che nel mio bel posto c'era qualcosa di diverso, qualcosa che la sera prima non c'era. Mi guardai intorno. Tra gli alberi non vidi nulla, quindi guardai dinanzi a me: a non più di un centinaio di metri, immersa nella boscaglia, c'era una casetta tutta di legno, dalla base alla cima. La vedevo di lato e riuscivo a scorgere solo una parte del tetto e la parete esterna, nella quale erano scavate due finestre.

La parte che stavo osservando, stretta e non particolarmente alta, a quella distanza, sembrava rovinata. Un po' cotta dal sole e un po' graffiata dal vento. Le finestre sembravano essere vuote: niente vetri, niente battenti, solo buchi rettangolari ricavati dal legno. Il tetto, dalla forma spiovente e dal piede stretto, era sfondato. Sorrisi. Ogni giorno per i precedenti undici anni avevo vissuto metà della mia vita in questo posto e non era mai cambiato nulla.

Avevo scoperto quel paradiso di solitudine quando avevo cinque anni mentre mia nonna, quando la andavo a trovare, mi teneva chiusa a chiave in una stanza buia per ore. In effetti, anche in quel lussureggiante luogo di pace ero sola, come lo ero nel Mondo Tetro. Non c'erano altre persone o animali. Sì, vedevo la natura attorno a me, sentivo i profumi e percepivo i rumori, ma non c'era mai stato qualcos'altro di tangibile e all'apparenza reale oltre a me. Quella era una novità. Una bella novità.
Feci un passo per avvicinarmi all'edificio ma una voce mi strappò dal mio sogno ad occhi aperti.

- Cosa ci fai ancora in pigiama? Farai tardi a scuola! - starnazzò mia madre. Aveva le labbra contratte e le sopracciglia corrugate in un'espressione di rabbia.
Precipitai nel Mondo Tetro, tornai alla mia solita vita grigia e triste. Il prato verdeggiante si trasformò in un freddo pavimento in parquet, il cielo azzurro divenne un soffitto bianco e gli alberi che mi abbracciavano ora erano diventati il mobilio che adornava la mia camera. Nonostante l'ironia della cosa, non riuscii a sorridere.

- Ma... - provai a protestare. Volevo dirle che quel giorno era il mio compleanno e che come regalo avrei voluto stare a casa per un giorno. Mia madre sicuramente sapeva che compivo gli anni, ma non mi avrebbe mai regalato un giorno a casa.
- Muoviti! - ordinò di nuovo alzando il volume della voce. Con le spalle curve e con l'umore sotto i piedi mi diressi in bagno per lavarmi.

Scesi in cucina per fare colazione e mi aspettavo di vedere una brioche o una fetta di torta ma, invece, i miei genitori mi abbracciarono e mi fecero gli auguri. Io sorrisi stiracchiando le labbra in un misto di delusione per non aver ricevuto nulla e la gratitudine dell'essere stata ricordata.

Poco dopo mi accorsi che di lì a qualche minuto sarebbe passato l'autobus. Così invece di sedermi a tavola e mangiare qualcosa, salutai i miei genitori e mi diressi verso la porta.
- Non fai colazione? - la voce di mia madre mi raggiunse. Stavo per rispondere quando mio padre aggiunse - Anche se non mangia è meglio. Ieri sera ha esagerato -. Abbassai la testa e uscii di casa. Ero grassa, e forse la soluzione per perdere i miei chili di troppo era proprio quella di non mangiare.

In effetti, esageravo spesso; mangiavo fino a scoppiare. Ma per un qualche motivo mi si riempirono gli occhi di lacrime. Le ricacciai indietro e una voragine mi si aprì nello stomaco e ora sarei stata capace di mangiare un elefante. Decisi che avrei cominciato il digiuno il giorno dopo. Mi controllai le tasche: due euro. Avrei potuto prendere due merendine dal distributore appena arrivata a scuola.
Quanto avrei voluto passare tutto il giorno nel mio mondo dei sogni.

La Realtà dei Sogni (in corso) Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora