Capitolo 12

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SCARLETT

Mi svegliai col capo appoggiato sui tasti del pianoforte , la musica bloccata per sempre in una sola nota.

La prima cosa a cui pensai appena sveglia non fu che, molto probabilmente, ero in ritardo per il lavoro , ma mi scaldai al pensiero di aver suonato tutta la notte, dando voce libera alle mie emozioni e permettendomi , ogni tanto dopo una nota e l'altra , di piangere .

Mi resi conto che se avevo ripreso a suonare , a piangere, ridere, provare emozioni , forse per me c'era ancora una speranza .

Quell'involucro oscuro a cui si era avviluppata la mia anima e che , senza nessun ritegno , vi aveva creato un nodo stretto e inestricabile ora si stava , pian piano , sbrogliando.

Quando mi alzai guardai la luna, presenza ormai sbiadita, lasciare spazio all'amante sole , che stava ricoprendo il cielo dei colori dell'amore.

Corsi ad aprire le grandi finestre e ,quando uscii fori sul grande balcone , la dolce frescura del primo mattino mi diede il buongiorno solleticandomi la pelle con il suo fiato delicato.

Osservai l'alba come si osserva la nascita di una nuova vita .

mi sentii leggera come una piuma , libera come le anatre che volavano in stormi nel cielo.

Quella notte nessun incubo oscuro, presagio e ricordo  di morte, aveva infestato la mia mente .

Avevo dormito un sonno senza sogni e mi ero svegliata carica, con la voglia di vivere e di osare, osare di nuovo.

Mentre osservavo il sole sorgere , dall'alto del mio balcone , nel mio appartamento nel cuore ricco della città , pensai alle parole che avevo detto a Jason durante tutti quei mesi.

Pensai a come lo avessi supportato, a come gli avessi intimato di inseguire e fare propri i suoi sogni.

A come gli avessi intimato di realizzare i propri desideri, di essere audace e di non demordere mai, anche quando il peggio si para davanti agli occhi .

Valeva anche per me quel discorso.

E , anche se a volte non ci credevo, anche se tante volte volevo solo chiudere gli occhi e sparire , mi ripromisi che ci avrei provato.

Ci avrei provato ad essere felice, a tornare quella di un tempo.

Quella mattina mi preparai con calma, scegliendo con cura gli abiti da indossare e le scarpe da mettere.

Ravvivai i miei colori naturali con qualche accenno di trucco qua e là e , quando osservai per intero la mia figura allo specchio, mi trovai bella.

Lo dissi ad alta voce : "sei bellissima" .

E fu gratificante, bellissimo dirlo e pensarlo.

Il mio volto era messo in risalto dal trucco , che colmava le naturali e perfette imperfezioni, valorizzando la forma della mascella e gli zigomi alti.

Decisi che avrei lasciato i capelli sciolti.

Sorrisi , guardando i capelli cadere sulle spalle , pesanti e leggeri al contempo, onde voluminose e scure come carbone.

Quando varcai la soglia dell'editoriale tutti i dipendenti si girarono a guardarmi.

Alcuni, incrociandomi sul loro cammino, mi diedero il buongiorno , altri, troppo impegnati nel fingere di non notarmi, nascosero il naso dietro i computer.

Sbuffai.

Non ero mica un mostro.

Cosa c'era da aver paura? Non li avrei mica licenziati perché, gentilmente, mi rivolgevano un sorriso o mi parlavano.

"LA TEMPESTA FRA DI NOI"Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora