Lui è qui

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"State sempre lieti, pregate incessantemente, in ogni cosa rendete grazie; questa è infatti la volontà di Dio in Cristo Gesù verso di voi."

-Tessalonicesi 5:16-18

"Hai visto come ti guardava?! Il nostro piano è iniziato con il piede giusto" sogghignò una voce femminile.
Era alta, magra e il viso scarno era coperto dai lunghi capelli castani che presentavano qualche sfumatura grigiastra.
Aveva un incarnato pallido, occhi scuri e privi di emozioni circondati da rughe.
Doveva avere cinquant'anni ormai, ma era così trascurata che ne dimostrava qualcuno in più.
Non era bella, non lo era mai stata. Non aveva mai attirato gli uomini e non solo per il suo aspetto, ma anche per il carattere scontroso.
Non aveva mai sorriso in vita sua, era sempre stata seria e vendicativa.
Odiava il mondo interno, dentro marciva dal rancore.
Il misterioso ragazzo la osservava mentre si muoveva avanti e indietro in quella piccola casa scura e disordinata.
I mobili erano pochi: un tavolo in legno e due sedie, un letto, una credenza con poco cibo e uno scaffale pieno di libri e vasetti contenenti varie erbe.
"Mi guardava come si guarda uno sconosciuto, era semplicemente curiosa" rispose lui.
La donna si fermò a quelle parole e si voltò verso il ragazzo.
Scosse il capo.
"Curiosa? Non credo proprio, conosco quello sguardo perso nel vuoto" affermò decisa.
Il ragazzo fece spallucce e non disse altro.
Più passava il tempo, più non capiva quelle creature.
Le detestava ma negli occhi di quella ragazza aveva visto qualcosa di diverso.
Voltò lo sguardo verso la finestra che affacciava nel bosco e senza dire nulla uscì.
"Dove vai? Torna immediatamente qui" urlò la donna.
"Non sono il tuo cane, lasciami stare" rispose chiudendo la porta alle sue spalle.
Nel mentre Eden correva tra la folta vegetazione, le gambe tremavano e vedeva sfocato.
Aveva il fiato spezzato e, ogni tanto, si appoggiava ad un albero per non cadere a terra.
L'aria era diventata pesante, il cielo sopra di lei si era oscurato.
"Eden" la chiamò una voce gutturale.
A quel richiamo, la ragazza sobbalzò.
Ancora lui, era sempre più vicina.
Incurante della stanchezza, la ragazza riprese a correre più veloce che poteva.
Ogni tanto voltava il capo e notava una strana figura nera dietro di lei.
Era alta, magra e con un volto privo di tratti somatici.
Eden, spaventata, urlò.
Da quando quel ragazzo se ne era andato, qualcos'altro aveva preso il suo posto.
Qualcosa di inquietante.
Eden non sapeva cosa fosse o chi fosse, ma la sua presenza non prometteva nulla di buono.
Come prima, sentì tanta angoscia dentro di sé
"Papà" chiamò con la voce rotta dal pianto.
E in un attimo inciampò e cadde a terra.
Si voltò e vide una nube nera avvicinarsi, urlò ancora finché non divenne tutto nero e calò il silenzio.
Quando riaprì gli occhi verdi, scrutò un colore perlaceo ma non era il cielo anche se vagamente simile.
Con fatica si alzò e si mise a sedere contro il tronco di un albero.
Si guardò intorno, era fuori dalla foresta.
Si trovava nella radura sopra al villaggio.
Il cielo era limpido e poteva scorgere le case diroccate.
Poggiò una mano sopra la testa dolorante, era stato solo un incubo?! Eppure era tutto così reale.
Il suo cuore batteva forte, e la paura era sempre con lei.
Fissò lo sguardo sull'erba e vicino alla sua ombra, ne vide un'altra.
Guardò vicino a lei e notò che il misterioso ragazzo del fiume era lì.
"Ti senti bene?" Domandò lui.
Eden rimase a fissarlo per un po'. Che ci faceva lui lì?!
Dopo qualche secondo annuì.
"Cos'è successo?" Chiese lei con un filo di voce.
"Questo dovresti dirlo tu a me, ti ho trovata svenuta ai margini del bosco" raccontò lui.
Eden era perplessa, non sapeva se fosse tutto nella sua testa o se era successo davvero.
"Io....non me lo ricordo" mentì.
Il ragazzo la fissò intensamente.
Sapeva che stava mentendo.
Eden sbuffò.
"C'era qualcuno che mi inseguiva e mi chiamava per nome, il cielo era plumbeo e io non riuscivo ad uscire dal bosco. Mi sentivo strana, stanca" iniziò a raccontare Eden mentre tremava.
"C'erano delle ombre che....c-che..." la ragazza iniziò a balbettare.
Solo ora si rese conto di quanto fosse assurda quella storia.
"Forse era solo un sogno" disse calmandosi.
"Un incubo" la corresse il misterioso ragazzo.
Lei lo fissò e rise.
"Grazie comunque".
Lui fece un cenno con il capo.
"Io sono Elijah comunque" si presentò lui.
Eden sorrise, nome particolare.
"Io sono Eden" si presentò lei a sua volta.
"A tuo padre non piacerà questo nome" disse lui.
"Cosa?" Domandò Eden confusa.
Lui scosse il capo.
"Nulla, si sta facendo tardi. Vai a casa, tuo padre sarà in pensiero" disse lui per poi andarsene.
Lei lo fissò incuriosita per poi andare nella direzione opposta.
"Che strano individuo" pensò.
Il ragazzo percosse il bosco per tornare a casa della donna.
Era pensieroso.
Non era stato lui ad inseguirla quel pomeriggio, questo significava che ce ne era un altro.
Ma chi?! Chi poteva essere in quella landa desolata?! Nessuno ne avrebbe tratto vantaggio. Troppe poche anime timorate di Dio.
Forse era interessato all'anima della ragazza, forse si era sparsa la voce.
Oppure....
E fu lì che comprese tutto. Si immobilizzò.
"Non può essere!" Esclamò ad alta voce.
Corse velocemente verso casa della donna per avvertirla.
Aprì la porta e la fece sobbalzare.
"Lui è qui" disse.
La donna sgranò gli occhi e fece cadere il libro che teneva tra le mani a terra.
"Sei sicuro Elijah?" Domandò.
Lui annuì.
"Sta cercando Eden, lo hai evocato tu?" Chiese lui avvicinandosi alla donna.
Lei scosse il capo, poi rifletté.
"Non volontariamente, ma quando eravamo al fiume io l'ho maledetta" ricordò la donna.
Elijah sospirò.
"Allora hai dato inizio alla maledizione di anni fa" spiegò lui.
La donna iniziò a ridere divertita.
Era una risata grottesca, fastidiosa.
"Allora ne ha due contro" urlò divertita.
"Tutto torna il doppio, preparati piccina" disse.
Elijah la fissò contrariato.

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