IV

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Albert continuò a scandagliare la stanza in cerca di risposte, o anche solo consigli. Non voleva quella responsabilità, e non voleva nemmeno dover coesistere con qualcuno che lo avrebbe odiato ogni attimo della vita. «Non avresti dovuto essere così arrogante. Cosa speravi di trovare? Le grazie dei Mordini? Eh? I miei hanno solo soldi, sono fatti di soldi. Era quello che volevi? Mh?»

Elia lo fulminò con uno sguardo torvo. «Pensavo di avere a che fare con degli esseri umani, scusami.»

«Fai presto a giudicare, vero? E tua madre? Perché non risponde? Le ha fottute lei le medicine!»

«Non avverto il bisogno di dover giustificare mia madre con te.»

«L-la stai giustificando davvero? Come cazzo puoi giustificarla?» Il fiato di Albert stava riprendendo a crescere, così come il tono della sua voce; mentre le braccia fendevano l'aria per ingigantire le sue parole prima che raggiungessero Elia.

«La conosco, Albert. Non è conservatrice, ma nemmeno in grado di guardare un alfa negli occhi. Ogni sua mancata risposta al telefono è prova di sofferenza.»

«Ok, ok,» disse, inspirando e muovendo le mani come a voler abbassare una saracinesca immaginaria. «Quindi credi che mio padre l'abbia costretta a scaricarti qui sfruttando l'influenza che ha su di lei? Hai detto diverse volte genitori. Tuo padre dov'era?»

«Mio padre non fa testo e il tuo l'ha convinta, Albert, non costretta. L'ha convinta che fosse giusto per me. Dovevo aspettarmelo: era particolarmente nervosa da quando le avevo chiesto di comprare gli inibitori.»

«Nervosa?»

«Sì, spaventata. È un mondo che probabilmente ignori, ma quando un omega inizia a manifestare il calore tutto diventa più difficile e pericoloso.»

Albert ridacchiò isterico. «E lei ti ha regalato a un alfa? Senza inibitori?»

«Ma lo fai apposta o sei davvero cretino?»

«Non ti azzardare!»

«E tu non ti avvicinare! Se io mi legassi a un alfa tutta la questione del calore e dei conseguenti pericoli non ci sarebbe più.»

«Ah, giusto, quindi sbattiamolo in bocca al primo alfa che passa!»

«Non sei il primo alfa che passa. Fai parte di una famiglia nobile e conosciuta; figlio di uno dei più attivi esponenti politici e della donna che ha dato l'immagine a diversi brand influenti nella moda... E ha fatto di peggio...» disse abbassando il viso e sospirando.

«Cosa?»

«Ha fatto credere a mia madre che io mi trovassi bene con te... E io gliel'ho lasciato pensare.»

«Dai... Dai, dai, dai! Fermo! Tu ti stai facendo una colpa se tua madre ti ha lasciato qui a farti fottere da uno sconosciuto?»

«Albert! Smettila di mettere in mezzo mia madre!»

«Il tuo è un preoccupante complesso di Edipo, lo sai?»

«Una deduzione.»

«Dedotta da cosa? Ma porco cazzo! I miei genitori sono dei deficienti, ma direi che non sono da soli!»

Il battibecco continuò, senza variare di argomentazioni, per diversi minuti. La finestra era spalancata, ma Elia si stava scaldando troppo, tanto che nemmeno l'aria della sera lo aiutava. Tuttavia, il freddo restava l'unica arma che potesse rallentare la sua trasformazione in un irresistibile giocattolo sessuale per Albert.

«Ma avete scherzato con la persona sbagliata!» Quando Elia pronunciò quella frase la situazione cambiò. Perché non si trattava più di semplici parole urlate. Non raccontava un punto di vista, non ribadiva una forte convinzione e non suggeriva un'idea per salvarsi. Conteneva rancore, accusa, ostilità; ma al tempo stesso resa a qualcosa di irreparabile.

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