Capitolo 1

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Stiamo aspettando, in una sala enorme, che chiamino il nostro volo. Ancora non ci credo che zia Ella e Jason abbiano organizzato tutto questo per me. Subito ho pensato che stessero scherzando, però mi hanno confermato che non erano mai stati più seri e allora sono andata su di giri, ho saltato e gridato per tutta casa, presa dall'eccitazione. Fortunatamente mi hanno avvertita molto prima, così ho avuto la possibilità di salutare i miei amici. Allison e Alec, i miei migliori amici da sempre. Fa male separarmi da loro. Ci siamo promessi che in un modo o nell'altro ci saremmo incontrati.

Per i primi mesi zia Ella ci manderà un assegno per aiutarci ad andare avanti, ma sono più che sicura che mio fratello si cercherà un lavoro e io anche.

Ancora non posso crederci che sto andando in California con Jason. "Datemi un pizzicotto". Realizzo di averlo detto ad alta voce solo quando un bambino, più o meno dell'età di cinque anni, me ne dà uno veramente. Balzo sul posto, imprecando mentalmente contro quel bimbo. Mio fratello mi guarda confuso, allora scuoto la testa con fare rassicurante, stampandomi un bel sorriso in faccia. "Ancora non ci credo che stiamo andando in California, Jas. È un sogno!" esclamo euforica. Jason mi sorride, mostrando i suoi perfetti denti bianchi e facendo formare quella sua affascinante fossetta.

Passano vari minuti, secondo me anche ore, ma l'orologio dice che è passato solo un quarto d'ora, quando sentiamo una gentile voce metallica annunciare il nostro volo. Recuperiamo le nostre borse, quelle che possiamo portare con noi, e salutiamo zia Ella con abbracci calorosi, promettendole che al nostro arrivo la informeremo e che la chiameremo tutti i giorni per assicurarci che stia bene e viceversa. Dopodiché ci dirigiamo verso l'ultimo controllo, per poi entrare all'interno dell'aereo e cercare i nostri posti.

"Sei pronta?" chiede Jason, abbozzando un sorriso.
"Sono nata pronta!" dico, facendogli l'occhiolino.

Sfortunatamente, avendo prenotato il volo in giorni differenti, abbiamo posti lontani. Percorro il lungo corridoio, cercando con lo sguardo il mio numero. Quando lo raggiungo, il mio posto è occupato... e che cazzo! Ricontrollo il numero. È giusto.

"Scusi!" dico picchiettando con un dito sulla spalla dello sconosciuto. Solo quando si gira riesco a guardarlo per bene. Merda, è un figo. Occhi azzurri, capelli quasi neri, attraverso la maglietta si intravedono i muscoli ben scolpiti delle braccia e...

"Che vuoi?". Scuoto la testa, realizzando solo in quel momento che lo sto fissando da troppo tempo e che se n'è accorto... doppia merda! Mi schiarisco la voce, cercando di ricordare il motivo per cui mi sono rivolta a lui.
"Quello è il mio posto" dico, nascondendo l'imbarazzo.
"E quindi?" esclama.
"E quindi è il mio posto" dico sottolineando "mio". Mi guarda con indifferenza e io inizio a innervosirmi. Poi lo vedo raccogliere la sua borsa, finalmente si decide a spostarsi.
No aspetta... che sta facendo? Recupera l'iPod e si mette le cuffie, alzando al massimo il volume della musica.
Non ci credo, che presuntuoso figlio di puttana.
Mi arrendo, sedendomi al suo fianco. L'hostess più vicina comincia a spiegare le varie vie di fuga, anche se sanno benissimo che in caso di emergenza nessuno, neanche loro probabilmente, farebbero quelle cose.

Quando ci danno l'okay per togliere le cinture di sicurezza faccio un sospiro di sollievo: non aspettavo altro. Mi dimeno in quella specie di poltrona e devo dire che è veramente scomoda. Mi muovo sempre di più, fino a quando sento il mio vicino sono-figo-e-posso-stare-dove-voglio sbuffare, al che mi giro verso di lui, con uno sguardo abbastanza scocciato.
"Che c'è?" gli chiedo, cercando di fargli capire che mi scoccia parlare con lui.
"Smettila di muoverti!" dice lui. Sembra abbastanza irritato e io quasi scoppio a ridere. Alzo gli occhi al cielo... aspetta! Ma noi siamo sopra il cielo.
"No!" affermo sfidandolo e continuando a muovermi. "Ti sei seduto sul..."
"Sì sì, okay. Non mi interessa!" taglia corto. Mi sta facendo saltare i nervi nell'universo. Sì, nell'universo, perché siamo sopra il cielo.
Oh Dio, ma che film mi faccio?
"Stronzo!" borbotto, sperando che non mi senta.
"Ti ho sentito!"
Come non detto.
"E chi se ne frega!" dico, per poi alzarmi a cercare mio fratello.

Rimango a parlare con Jason per qualche minuto e poi ritorno al mio posto. Quel bastardo non si è ancora spostato. Sbuffo mettendomi a sedere. Chiudo gli occhi, rilassandomi, e cado in un sonno profondo.

Sento un peso addosso, come se fossi schiacciata da qualcosa. Apro gli occhi e mi guardo intorno. Mi correggo... da qualcuno, da quello stronzo. Ha la testa appoggiata alla mia spalla e un suo braccio mi circonda la vita. Cerco di spostarlo, ma lui mi stringe di più a sé, affondando la testa nell'incavo del mio collo e strofinando il naso contro di esso. Prendo forza e lo sposto, un po' troppo bruscamente, dato che sbatte la testa contro il finestrino. Chiudo subito gli occhi facendo finta di dormire, ma niente da fare.
"Ma che cazzo fai?!" dice, fulminandomi con lo sguardo.
"Io? Non ho fatto proprio niente." affermo con tutta la calma che riesco a mettere insieme.
"Sì, come no, e gli asini volano!" Esclama ironicamente. Secondo me si crede simpatico.
"Beh, scusami. Dimenticavo che tu sei un asino incapace che vola a bordo di un aereo" esclamo, facendo un ghigno.
"Simpatica come la merda!". Quasi scoppio a ridere, ma quasi!
"Come te!".
Apre bocca per ribattere, ma la voce metallica lo ferma chiedendo attenzione ai passeggeri.

"Gentili passeggeri, allacciare le cinture di sicurezza. Tra pochi minuti atterreremo".

Mi allaccio la cintura e sbircio in direzione del mio vicino.
È uno stronzo, eppure è così bello. Così attraente, così ...
"Ma che guardi?" dice in modo scontroso, riportandomi nella realtà dei fatti. Così stronzo.
"Stavo solo pensando a quanto può essere irritante un essere umano".
"No, stavi fantasticando su di me!" ridacchia.
"Non ho bisogno di fantasticare su di te. Al massimo è il contrario, dato che ti sei incollato a me come una sanguisuga mentre dormivo" affermo con superiorità e lui si zittisce. Colpito e affondato.
Uno a zero per me.
"Sono fidanzato!"
"Sbaglio, o sei arrossito?" dico prendendolo in giro. Lui sbuffa sonoramente, ma non risponde.
Due a zero per me.
Mi stampo un sorriso in faccia e guardo davanti a me.

L'aereo atterra, io afferro la mia roba e comincio a scendere. Jason è più avanti, quindi supero la gente e lo raggiungo. L'ho quasi raggiunto, quando mi ritrovo con la faccia a pochi centimetri dall'asfalto. Le mie mani pizzicano e sento un dolore al ginocchio. Mi alzo, facendo una smorfia per il dolore. Mi guardo intorno per capire cos'è stato, prima dietro, a sinistra e poi a destra... La rabbia mi monta dentro, quando vedo chi è stato a farmi cadere.
"Brutto stronzo, mi sono fatta male" impreco contro il bastardo, indicando il mio ginocchio.
"E chi se ne frega!" mi risponde lui. Ride beffardo e se ne va.

Giuro che se lo incontro per strada lo ammazzo.

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