Capitolo 3

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Essendo al quarto piano, dalla finestra della mia stanza si può ammirare un paesaggio bellissimo: si intravede il grande parco di Berkeley. La sera si può vedere il tramonto ed è una cosa spettacolare. Ho fatto alcune foto con la mia macchina fotografica e devo dire che sembrano immagini di quelle che si trovano su google, tutte ritoccate e rese più belle grazie a Photoshop. Vorrei fotografare pure l'alba, ma come ogni volta non riesco a svegliarmi in tempo. Ho provato anche con la sveglia, però purtroppo l'ho scaraventata contro il muro.

Questa mattina Gwen mi ha inviato un SMS per invitarmi a bere qualcosa questo pomeriggio. Vuole farmi conoscere, Jeremy, il suo ragazzo. Ha detto che abita nel mio condominio, ma finora non ho né visto né sentito parlare di nessun Jeremy. È davvero fortunato a stare con una ragazza come Gwen. È vero che la conosco da poco, però per quel po' di tempo che abbiamo passato insieme si è rivelata una ragazza davvero dolce.

Finisco di prepararmi, indossando le mie amate converse bianche basse. Ho optato per una maglietta a mezze maniche e dei semplici pantaloncini di jeans.
Afferro la borsa, il cellulare ed esco di casa. Non so dove si trova questo bar, chiamato Nadon's, perciò decido di inviare un messaggio a Gwen chiedendole indicazioni. La risposta non tarda ad arrivare.

Da: Gwen
"Quando esci dal condominio prendi la sinistra e va' sempre dritto per due isolati. Ci sono vari incroci, ma tu non ci fare caso, vai dritto. Se preferisci chiedo a Jeremy di passare a prenderti. XX"

A: Gwen
"Tranquilla, se non ci arrivo ti faccio sapere. XX"

Dopo aver risposto saluto mio fratello ed esco di casa. Ultimamente con Jason non ci passo molto tempo e questa cosa mi pesa un po'. Quando non è a lavoro, o dorme o esce con dei colleghi della sua età.

Sono talmente immersa nei miei pensieri che quasi non mi accorgo di avere il culo per terra. Quando riesco finalmente a fare mente locale, realizzo che sono stesa per terra e che qualcuno è steso sopra di me. Cazzo se è pesante.

"Ti... Ti puoi alzare? Mi sto spiaccicando il culo, sai com'è... non sei proprio una piuma." cerco di dire, anche se è un impresa parlare con qualcuno che ti sta spiaccicando il torace.
Si alza e mi porge una mano per aiutarmi a rimettermi in piedi. Tutto ciò che avevo nella borsa è sparso per il marciapiede. Mi spiegate perché non chiudo mai la borsa? Perché?
Mi sale il sangue alle orecchie. Oltre ad avermi schiacciata a terra come una cicca da masticare, ha pure sparso tutta la mia roba. Comincio a raccogliere le mie cianfrusaglie e ad infilarle nella borsa. Il ragazzo inizia ad aiutarmi e comincia a scusarsi, mortificato.
"Scusa, scusa. Non volevo venirti addosso, non so dove avevo la testa."
Io alzo lo sguardo per la prima volta ed incontro due occhi di un marrone caramello. Rimango in silenzio a fissarli, come ipnotizzata.
"Ti sei fatta male?". Scuoto la testa e cerco le parole, sperando che la mia voce non tradisca il nervosismo.
"E' tutto okay" dico, e per fortuna riesco a riprendermi.
"Davvero, mi dispiace."
"Va tutto bene, tranquillo". Sul serio Emily? È tutto okay? Non sai dire nient'altro? Sorrido e lui ricambia.
"Comunque mi chiamo Edoardo."
"Sei italiano?" e, prima che possa fermarmi, lo dico, per poi rimproverarmi silenziosamente.
"Si, e tu sei americana?" dice ridacchiando, che figura di merda.
"Sì... cioè no. Sono irlandese" balbetto, di male in peggio.
"E tu? Come ti chiami?
"Oh si, scusa. Emily... Emily Bower"
"Rossini". Aggrotto le sopracciglia non capendo, e come se mi avesse letto nel pensiero continua.
"Edoardo Rossini". Sgrano gli occhi, capendo che ha notato la mia presentazione, uffa.
"Ah" ridacchio, imbarazzata.
"Beh, ci si vede in giro Emily."
"Certo". Lo saluto e continuo per la mia strada.

Edoardo è molto carino: moro, occhi color caramello, zigomi perfetti, tipici lineamenti italiani...

Dopo poco arrivo da Nadon's, entro e cerco Gwen con lo sguardo. La vedo in un angolino, intenta a sbracciarsi per farsi notare da me. Sorrido e vado verso di lei. Il bar è pieno di persone, all'incirca sulla mia età, se non poco più grandi. Molta gente si gira al mio passaggio e io mi sento osservata, ciò mi mette a disagio.

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