38. Paura e speranza

922 56 8
                                    

Non si era presentata al lavoro.

Olivier scese dalla macchina osservando la postazione in cui di solito si trovava Eleonora quando loro arrivavano al campo; al suo posto c'era un ragazzo.

Non poteva dire che non era andata al lavoro per evitare di parlare con lui poiché di solito era sempre molto professionale, a prescindere da quello che succedeva tra di loro. Però ebbe una strana sensazione riguardo alla sua assenza.

Si diresse nella sala da pranzo e si sedette al tavolo con i francesi della squadra. Si respirava una bella atmosfera serena e allegra, i suoi compagni ridevano e parlavano della serata appena trascorsa. Anche Olivier era stato bene, un po' meno nel dopo serata, quando a casa aveva dovuto fare i conti con Jen.

Sebbene non avessero più visto Eleonora e Matteo per il resto della serata, Jen non aveva digerito la scenetta alla quale era stata costretta ad assistere. Lo aveva accusato di avere una relazione con Eleonora, cosa vera, ma che lui aveva negato fino alla fine. Non ne andava fiero e voleva dire la verità a Jen ma non era quello il momento giusto. Non sapeva neanche se sarebbe mai arrivato il momento giusto.

Eleonora aveva deciso di sposare Matteo e forse per loro due era arrivato davvero il momento di dirsi addio. Per Olivier non sarebbe mai stato un addio, avrebbe continuato ad amarla da lontano. Le sensazioni che Eleonora gli aveva regalato non sarebbero svanite con la loro distanza. E la sua reazione nel bagno gli aveva ampiamente dimostrato che per lei sarebbe stato lo stesso.

Ma aveva bisogno di parlare ancora con lei, e poi cos'era quella cosa che doveva dirgli che aveva tutta l'aria di essere qualcosa di importante? Prese il telefono per scriverle un messaggio.

Alexis e Samu si avvicinarono al tavolo e lo chiamarono. Lui alzò gli occhi dal cellulare e vide due facce serie.

Saelemakers gli poggiò una mano sulla spalla. «Ti dobbiamo dire una cosa.»

Olivier guardò prima lui poi Samu. Doveva trattarsi di qualcosa di importante o non si sarebbero comportati in quel modo. Sentì il cuore accelerare un poco. «Che succede?»

Samu gli fece segno di alzarsi, così si mise in piedi e li seguì. Che diavolo stava succedendo? Perché tutto quel mistero? L'aria fredda fu piacevole contro il viso. Infilò le mani in tasca.

«Allora? Che vi prende?»

«Eleonora ha avuto un incidente, stamattina» disse Alexis.

«È stata investita da un pirata della strada» precisò Samu.

Olivier perse il colore dal viso. Si appoggiò al muro. «Chi ve lo ha detto?»

«Lo abbiamo sentito per caso qui fuori e Samu ha chiesto più informazioni.»

«E come sta? Sta bene, vero?»

«È in ospedale, non sappiamo altro.» Alexis si strinse nelle spalle, osservando la reazione dell'amico.

«Devo provare a chiamarla.»

«Non penso che ti risponderà. Provo a sentire Gabriella e vedo se sa qualcosa...»

«Sì, per favore. Chiama... chiama anche Matteo.»

Samu annuì e si allontanò col cellulare in mano. Saelemakers restò a fianco a lui, fissandolo con apprensione. Gli mise le mani sulle spalle.

«Tranquillo, sto bene.» Olivier cercò di rassicurarlo accennando un sorriso.

«Vedrai che starà bene anche lei.»

Rientrato Alexis, Olivier rimase solo. Non stava bene, avrebbe voluto correre da lei. Se non aveva subito sue notizie rischiava di perdere la testa. Fece un tentativo, magari stava davvero bene ed era in grado di rispondere al telefono. Lo sperò con tutto se stesso mentre sentiva il telefono squillare.

«Pronto?»

Cazzo, era Matteo.

«Matteo, sono Olivier. Ho saputo dell'incidente e volevo sapere come sta Eleonora.» Andò dritto al punto.

Ci fu un lungo momento di silenzio, che portò Olivier a guardare il cellulare credendo che fosse caduta la comunicazione. Udiva solo qualche rumore di sottofondo. Poi Matteo si schiarì la voce.

«In questo momento è sedata. Ha una commozione cerebrale, diverse costole rotte... non l'ho ancora vista, ma i dottori hanno detto che non è in pericolo di vita.»

Olivier chiuse gli occhi e si lasciò andare ad un lento sospiro. Aveva trattenuto il fiato mentre ascoltava Matteo. «Grazie al cielo. Ma si sa chi è stato? Che cosa è successo di preciso?»

«Non so nulla, mi hanno detto che è stata investita da un'auto e che il conducente è scappato via.»

«Quindi non eri con lei?»

Altra breve pausa.

«No.»

«Secondo te posso passare stasera a vedere come sta? Credi che si sveglierà?»

«Senti Olivier, lo vuoi un consiglio spassionato? Lasciala in pace.»

Olivier si irrigidì tutto. «Come, scusa?»

«Ieri sera mi ha detto tutto di voi due, e ha detto anche che è finita. Se ci tieni un minimo a lei, lasciala stare. L'hai resa una persona triste e piena di sensi di colpa.»

«So che adesso diventerà tua moglie, ma, con tutto il rispetto, non sai un bel niente di quello che c'è stato.»

«So più di te.»

«Cosa vorresti dire?»

«Non chiamare più.»

La conversazione fu interrotta e Olivier strinse il telefono nella mano. Matteo in ogni caso non era nessuno per impedirgli di vedere Eleonora. Guardò Samu che si era appena fermato di fronte a lui.

«Ci hai parlato?» chiese lo spagnolo, pieno di speranza.

«No, mi ha risposto Matteo. È sedata in questo momento ma pare che fortunatamente non sia in pericolo di vita.»

Le rughe di preoccupazione sul volto del compagno si allentarono un poco. «Gabriella ha detto che sta venendo a Milano per starle vicino.»

«Stasera mi accompagni? Andiamo a trovarla.»

Samu annuì. «Certo.»

Dimmi che sei mia [Olivier Giroud]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora