Prologo

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Tempo fa, in una lontana terra dell'antica Grecia, ci fu un'epoca d'oro di dèi potenti ed eroi straordinari. Il più grande e il più forte di questi eroi era il possente Ercole. Ma come si misura un vero eroe?...

Mi piacerebbe dirvi che questa storia tratterà del più possente e valoroso semidio dell'antica Grecia, ma in qualità di musa non mi è concesso mentire. Quindi, miei cari lettori, lo chiedo a voi: come si misura un vero eroe? La risposta, a dire il vero non è neanche in mio possesso, ma forse e me lo auguro, potrete scoprirlo alla fine del racconto.

Dal canto mio, un vero eroe è colui che ha il coraggio di amare e arrendersi al fatale destino che lo segue come un'ombra dalla quale non si può mai sfuggire. Per questo motivo, ho scelto di cantarvi la storia dei miei eroi preferiti: Hades e Megara.

La nostra storia, però, iniziò molto tempo prima quando il dio del cielo e del tuono, Zeus, usò la sua amata folgore per sconfiggere i titani che seminavano caos ovunque andassero, tra cui il padre Crono. Liberò i suoi fratelli – Hestia, Hera, Demetra, Hades e Poseidone- dalla prigionia che il padre aveva inferto loro a causa di una profezia. Diventò il re dell'Olimpo, capo di tutti gli dèi ed ebbe numerosi figli. Ma questa, mio caro lettore, è tutta un'altra storia.

In effetti, tornando ai nostri eroi, Megara quel giorno era in piedi davanti a sua madre mentre due, o forse tre ancelle -troppo distratta per contarle- la vestivano di tutto punto per il matrimonio. L'abito bianco le si stringeva in vita con una catena d'oro e le copriva le gambe lunghe e le scivolava dai fianchi in modo morbido, accompagnando delicatamente ogni curva del suo fisico giovane e confondendosi quasi con la sua pelle diafana.

   «mamma non posso farlo, io non posso sposarlo...» proruppe in un momento di debolezza mentre ripensava a cosa il tocco del suo amato le provocava sulla pelle, incendiandola ad ogni carezza. «...non è lui che amo»

   «"amore"» il tono derisorio di sua madre la fece sussultare accapponandole la pelle chiara. «non sai nemmeno cosa significhi amare, sei troppo giovane, Megara, ma fosse anche l'ultima cosa che farai tu sposerai Hercules e in nessun modo disubbidirai al potente Zeus.» il tono glaciale non lasciò obiezioni, lo sentì fin dentro le ossa e le lasciò dei lividi nell'anima.

   «promettimelo, Megara!» tuonò improvvisamente la madre che non aveva mai smesso di guardarla mentre lei, invece, non riusciva a sostenere il suo sguardo, in pena per aver portato la madre in questo stato e in pena perché avrebbe rinunciato per sempre al suo vero amore.

   «lo prometto.» la voce flebile fu appena udibile, ma nel silenzio del momento fu sufficiente per giungere all'orecchio attento della regina di Tebe.

Poche ore dopo, Megara era pronta ad entrare sull'Olimpo dove, Zeus in persona, avrebbe guidato le nozze. Era il giorno del gamos, il rito vero e proprio, precisamente il momento in cui dovevano offrire doni al tempio per garantire una vita proficua e immergersi nell'acqua sacra.

   «sorridi, mia amata, mio padre non apprezzerà vederti in questo stato e nemmeno io, a dire il vero.» la dolce voce maschile, ma non quella che sperava lei, la richiamò dai suoi pensieri mentre, con ancora il velo addosso, camminava verso il grande trono in marmo bianco su cui sedeva Zeus. In mano aveva uno dei doni che doveva offrire al potente dio e vicino a lui, giaceva la vasca nella quale si sarebbero dovuti immergere per unirsi nel sacro vincolo del matrimonio sotto gli occhi di tutti gli invitati e dèi.

Mentre camminava, si sforzò di sorridere, ma qualsiasi tentativo risultava un'espressione di dolore mista a sacrificio. Mancavano pochi passi a dividere lei e il suo futuro sposo dalla vasca quando le pesanti porte dorate si aprirono con un cigolio glaciale e un seguitante tonfo macabro. Una voce acuta ma affannata si fece largo per la sala, accompagnata da brusii fastidiosi della gente allibita tanto da sembrare uno sciame di insetti.

Che tu sia per me il filo di AriannaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora